Epilogo
A Bordonato, in un kebap-bar, dall'esotico nome di Abu Simbel, un anziano Gennaro stava mangiando per la prima volta, in vita sua, un kebap, quando il suo amico Calogero gli disse che era pirotecnico, quella parola gli innescò una serie di ricordi, ricordi che non ricordava di aver mai ricordato, rivide il volto di una ragazza, sullo sfondo di un tramonto greco, il suo cuore ebbe un tuffo, ricordò i seni di quella ragazza, un sirtaki in un juke-box, ricordò di aver già mangiato un kebap, ma con carne di maiale e yogourt greco, ricordò un via-vai infernale fra tempo e spazio, un'azione di guerra in solitaria, lui e Calogero, che strano, erano soli, ma aveva sempre pensato che ci fossero altri con loro, ma no, era certo, ora, che erano soli ed avevano compiuto una grande impresa.
Da questa tempesta di ricordi, lo scosse Calogero, chiedendogli se si era inceppato.
Qualche mese dopo, in una casetta di Evaneggio, Calogero non riusciva a dormire, era in ansia, il giorno dopo avrebbe rivisto Alida, la donna che tanto amava, la ricordava allegra a 'giocare' con i suoi tarocchi, i suoi sassi colorati e ad ascoltare la voce dei defunti, ricordò di quando aveva pensato di essere morto, in quella città bloccata in un martedì, le aveva telefonato e aveva ascoltato la sua voce, l'unica cosa che veniva dal tempo che scorreva senza ripetizione.