[Bettola] Nuovi giunti, veterani e mezzi (OK)

Shariziah
00giovedì 5 novembre 2015 11:17
Ascer, Rowan, Shariziah

Riassunto: Una sera come tante la bettola offre lo scenario per incontri casuali. Tra veterani della città e nuovi arrivati, tre individui si ritrovano così a parlare più o meno del più e del meno.

Commento: Giocata scorrevole e piacevole. Grazie ad entrambi i partecipanti.

Per il master: Chiedo che questa role valga come riposo per il ripristino punteggi a seguito di questa

Mi sono arrugginita con queste cose, spero di non aver sbagliato nulla. Grazie!


Registrazione



ROWAN  {Esterno} E' notte e fa freddo. Lei una dimora ce l'ha, un letto ce l'ha e forse ha persino uno sparuto gruppo di persone che potrebbe definire amiche. Eppure è lì, è fuori dalle calde mura della dimora dei mestieri, se ne allontana con passo affrettato, stringendosi nel mantello nero, aggrappandosi come meglio può al calore che esso può trattenere. Perché è uscita? Semplice, la birra è finita la birra. E' l'unico motivo per il quale deciderebbe di rischiare qualche incontro. Lo sguardo color smeraldo è sulla strada appena illuminata dalle finestre che vi si affacciano. Il volto è scoperto e le guance sono appena arrossate sugli zigomi, così come la punta del naso. Ha con sé un'ascia ornata con giada e intarsi che le spunta da dietro la schiena possente e ben impostata. Non è per niente tranquilla, ha bisogno di bere e stare in giro di notte proprio non le piace. Sul volto tuttavia sarebbe adagiato il gelido velo che il sangue di nordica le concede. E' seria, labbra strette e sguardo fermo, deciso. {Skill sangue freddo liv 3}

SHARIZIAH [Tavolo 4] Ci sono tantissime cose da fare, congreghe da sistemare, persone con cui parlare. Sembra comunque che la notte sia un momento in cui la parte attiva della città si ferma e allora non rimane molto da fare, se non cercare di riposarsi. La bettola non è il posto migliore per una ramina indifesa, ma stasera sembra particolarmente calma. Non c’è nessuno in giro. E poi, diciamolo, tu non hai proprio l’aspetto di una damina. Anzi, tutt’altro! Il tuo abbigliamento maschile, il tuo taglio di capelli, tutto di te suggerisce che sicuramente non sei sbucata fuori da uno dei romanzetti che le ragazzine usano leggere. Te ne stai però seduta estremamente composta al tavolo: schiena dritta e caviglie intrecciate. Davanti a te, sul tavolo, c’è un calice di vino che continui a rigirarti tra le mani. Guardi le onde formarsi al centro del liquido, che espandendosi si infrangono sul bordo. Le verdi iridi sono completamente rapite da quel movimento e la testa sembra troppo stanca per formulare progetti e pensare a qualcosa di sensato. Vuoi solo crogiolarti nella pace e nel calore che quel locale, stranamente, stanotte sembra posseder. L’effige arcana svetta fiera sulla camicia, all’altezza del cuore.

ASCER  [esterno>>bettola] Quasi completamente avvolto nel tuo mantello color della terra ti aggiri per i vicoli di Barrington. Sei giunto da poco in quelle mistiche lande, non conosci nessuno e nessuno conosce te ma come non soddisfare i bisogni primari di ogni creatura. Sai che qualcosa di indefinito ti ha condotto in quel luogo ma non è tempo di pensarci la fame chiama, e il freddo di quella sera non fa che intensificare il tuo bisogno. La mancina fa capolino dall' ampio mantello per tirar giù il lembo che ti copre il viso, mentre i passi ti conducono rapidamente presso la porta in legno che costituisce l' ingresso di quella che ha tutta l' aria di essere una locanda. Un pò sudicia certo, ma tu non ti lasci di certo impressionare da luoghi simili. Il vagabondare è stata la tua vita negli ultimi vent anni e non hai mai badato alle apparenze esteriori, nè dei luoghi, nè delle persone. Varcata quindi la soglia, richiudi lesto la porta dietro di te e con un' occhiatacatturi subito una figura ad un tavolo ma non ci fai troppo caso, dirigendoti invece verso un altro.

ROWAN  {Ingresso} Impossibile che a quest'ora il locale sia vuoto, l'artigiana non ci spera nemmeno. La mano destra, nuda e callosa, sguscerebbe dal riparo offertole dal manto scuro che indossa andando ad afferrare il pomello della porta d'ingresso. Inspira profondamente e poi eccola fare il suo ingesso in sala. Ad accoglierla, il calore della sala comune. Si chiude la porta alle spalle avanzando decisa verso il bancone, verso l'acol che tanto le solletica lo spirito, al punto di farla uscire dal suo porto deserto. Persone. Si blocca. Non ricordava che la sensazione di incontrarne fosse tanto disagiante. Il vantaggio di essere tornata dopo ben due anni è che ormai non la conosce quasi nessuno, ed infatti i due individui presenti non se li ricorda minimamente. Osserva prima l'una, poi volta appena il busto per lanciare un'occhiata all'altro. Esita qualche attimo sul saluto da rivolgere, sa che potrebbe ricevere qualche sgradita richiesta anche in un orario tanto lontano da quello deputato al lavoro. {Opus vobis.} Non ce la fa, l'orgoglio che la lega alla propria gilda ha la meglio. Serra di nuovo la bocca tornando a custodire il segreto della propria voce e va al   bancone. Osserva Richard con stupore. {Sei ancora vivo!} Il tono di voce questa volta è un po' più animato, c'è un pizzico d stupore.

SHARIZIAH [Tavolo 4] Ricard sistema i suoi boccali dietro il bancone. Lui si fa gli affari suoi, come sempre, tu i tuoi. Ci sono i soliti rumori di stoviglie. Niente di più viene captato da quelle orecchie a punta, leggermente nascoste dai capelli arruffati, specialmente nella parte corta. ma ad un tratto qualcosa arriva a rompere quell’equilibrio a fatica creato: la porta di apre e poi si richiude. Passi. Lentamente ti volti a guardare la figura appena entrata che si dirige verso un tavolo. La porta si riapre e si chiude. Un’altra volta. Volgi lo sguardo a cercare la nuova figura. Saluta. {Sapientia Vobis} Ricambi il saluto con quello distintivo della tua congrega. Un cenno del capo viene rivolto all’umana, prima di volgere lo sguardo nuovamente verso l’uomo. Anche a lui rivolgi un segno di saluto con il capo, ma su di lui lo sguardo indugia un attimo in più. Lo scruti incuriosita dal suo essere a metà tra un elfo e un umano. Non ti è capitato spesso di vedere esseri della tua stessa razza in giro. In realtà di quelli come te ne hai proprio visti pochi in tutta la tua vita. Lo studi, cercando di non risultare fastidiosa. Lo fai per qualche secondo, osservandone i movimenti, per poi tornare con lo sguardo sulla donna. {L’erba cattiva non muore mai}. Risponderesti alla sua battuta, sorridendo ironicamente all’oste.

ASCER  [tavolo1]Ti metti comodo presso il primo tavolo che trovi libero, sistemandoti il lungo mantello per assumere la posizione più comoda possibile. Le orecchie sensibili di cui sei dotato captano il rumore della porta che si apre nuovamente. Non ti voti a guardare di chi si tratta, invece il tuo sguardo è cattuarato dalla seconda persona, giunta prima di te. Ti senti gli occhi addosso e capisci che ti sta osservando ma cerchi in ogni modo di non incrociare i tuoi occhi con i suoi, mantenendo il tuo profilo diffidente. Come per far finta di nulla, richiami con un gesto della mano l' oste, il cui nome viene prontamente rivelato da una donna, avvolta come te in un mantello dal colore più scuro. Segue una battuta pronunciata dalla persona che hai di fronte, la voce è femminile e sfrutti quell' attimo di secondo per gettare un' occhiata su quella donna. L' esperienza e il tuo acuto spirito di osservazione ti fa notare quasi in un istante la non appartenenza alla razza umana; basta un semplice sguardo alle orecchie a punta per cogliere la differenza.

ROWAN  {Bancone} Si sfila l'ascia di dosso, poggiando un'estremità al bancone e l'altra per terra. Lo fa con la stessa cura con cui maneggerebbe un infante. Un sorriso indugia qualche attimo sulle sue labbra nello scrutare la sua stessa arma. Si tira poi su sfilandosi il mantello che verrà adagiato su uno degli scarnni liberi e mettendo così in mostra un paio di pantaloni neri, molto comodi, e una camiciola bianca un po' annerita sulle maniche. Deve aver lavorato mentre la teneva indosso. Al petto pendola il medaglione che la identifica come appartente ai Maestri dei Mestieri. Con un saltello raggiungerebbe la saduta dello sgabello che ha scelto, poi poggerebbe gli avambracci sul bancone. La voce femminile alle sue spalle la fa voltare. {Sapeste... Un tempo venivano giù come foglie in in autunno... Tanto per non allontanarci dalla vostra metafora.} E le fa un mezzo sorriso, soffermandosi solo adesso a guardarla un po' meglio. L'alcol tuttavia chiama la sua attenzione e lei si gira di nuovo verso Richard. {Una pinta della bionda più forte che hai.} Dio da quant'è che desiderava dirlo.

SHARIZIAH [Tavolo 4] La solitudine tanto agognata è volata via con un soffio di vento. Ma davvero eri convinta di poter cercare tranquillità in quel luogo? No, non succede mai. La donna leva il mantello e poggia una vistosa ascia per terra. Osservi l’oggetto e la cura con la quale la maneggia. Tu, studiosa di persone, prima che di libri, non ti perdi neanche uno solo di quei movimenti. L’uomo nel frattempo sembra indifferente o forse poco interessato a ciò che gli avviene intorno. Forse è meglio così. Risponde alla tua battuta. Sembra aver vissuto la città molto prima di te, ma non l’hai mai vista in giro. Alla sua battuta l’occhio scende nuovamente sull’arma. Inutile dire che ti stai chiedendo quanto ella abbia contribuito a “quell’autunno”. Ma non glielo chiedi direttamente. Piuttosto la mano destra adesso alza il calice, portandolo alla bocca. Bevi un sorso del liquido vermiglio. Poi lo riporti alla sua posizione di partenza e torni a rigirarlo tra le maniche. Lo sguardo scende di nuovo su quel piccolo cerchio rosso. Si sofferma lì un attimo, poi torna su. {Abitate qui da molto?} chiedi alla donna nell’intento di soddisfare la tua curiosità. Lo fai però con un tono basso, molto pacato, cercando di farle intendere di non volerla disturbare.

ASCER  [tavolo 1] Ascolti curioso l' iniziale scambio di battute che le due donne hanno, non ti sfugge però che la prima, quella al bancone, ha un fedele compagna, statica sì ma pensi che debbe essere solida nell' affiancare la sua ''amica''. Pur tuttavia, non ti limiti ad osservare ma, mentre l' oste ti viene incontro attirato dal tuo invito con la mano e dopo aver ordinato un piatto semplice a costituito da una zuppa con qualche tozzo di pane; decidi di sondare lievemente il terreno. ''A giudicare da ciò che vi accompagna...'' e lo sguardo si posa sull' imponente ascia a pochi metri da te ''... si direbbe che avete estirpato molta erba... O mi sbaglio?''. Avendo estrema cura di non caricare le parole di un tono di sfida, incroci le mani e le porti alla bocca soffiandoci dentro. Attendi ora una risposta e quanto al valutare lo fari in seguito.

ROWAN  {Bancone} Non può fare a meno di prendere a tamburellare i polastrelli sulla superficie del bancone, proprio non ci riesce. L'attesa è diventata snervante, specie ora che ha tutti quei boccali di birra davanti agli occhi. L'ordinazione comunque arriva nel giro di pochi istanti, in fin dei conti non ci sono molti avventori stasera, e di questo la nordica ne è sicuramente grata. Non si cura della domanda della sconosciuta almeno finché i primi tre lunghi sorsi della bevanda non saranno stati buttati giù. Con un leggero tonfo ecco che il boccale torna sul bancone. Inspira profondamente e butta il capo all'indietro lasciando che la nuca affondi nei folti capelli castani. Guarda il soffitto per un momento e poi torna a guardare la mezza. {Dieci anni.} Lo dice con lentezza e una certa solennità, poi sottrae nuovamente lo sguardo alla conoscitrice. {Ma sono stata per due anni lontano da qui... Ora già mi sembra di non conoscere più nessuno.} E fa spallucce. {Evolve in fretta questa città.} Si mette a fissare la schiuma che incerta si dirada a pelo della birra. Una voce maschile la sorprende alle spalle, quasi si era dimenticata di lui. Non le piace ciò che le viene detto e si volterebbe a guardarlo in silenzio. Tanto per esser chiari, lo guarda malissimo. Le sopracciglia si avvicinano fra loro formando una piccola rughetta al centro della fronte. {Mai. Nemmeno una volta.} Non distoglie lo sguardo dal viso dello sconosciuto con l'intento incontrollato di volerlo far sentire in soggezione. {Se aveste perso la quantità di amici e conoscenti che ho perso io in tutti questi anni, credetemi, vi creereste un arsenale pure voi.} E torna, decisamente contrariata, alla sua birra.

SHARIZIAH [Tavolo 4] Dieci anni sono un’infinità. Va bene, no. Per un mezzelfo dieci anni dovrebbero essere pochissimi, ma la verità è che, da che ti ricordi, hai sempre contato gli anni nella maniera umana e non nella maniera tipica della tua razza. E’ per questo che hai l’impressione di aver visto più vite di quante in realtà non te ne spettassero. Dieci anni a Barrington. Un tempo saresti scappata alla sola idea. Ma adesso qualcosa ti lega a queste terre e ti impedisce di fuggirne via. Lo sguardo torna nuovamente pensieroso al bicchiere. Quanto è cambiata la tua vita in questi ultimi mesi. Le ultime parole che la donna ti rivolge arrivano alle tue orecchie come “evolve in fretta la vita”. Silenziosamente annuisci. Ma mentre stai per cadere nell’oblio indotto dal vorticare dei tuoi pensieri, il nuovo botta e risposta richiama la tua attenzione. {Barrington non è una città tranquilla come sembra} diresti adesso rivolta al tuo parirazza, principalmente, ma comunque lasciando la frase venga accolta da entrambi. {In realtà niente è come sembra da queste parti}. Affermeresti cercando di stemperare la tensione che la domanda dell’uomo ha indubbiamente portato con se - empatia +2-. Torneresti poi a volgere le verdi iridi al bicchiere, per prendere un sorso di vino e poi tornare con lo sguardo al mezzo. {Voi non vivete qui da molto, vero?} chiederesti infine, dopo un attimo di riflessivo silenzio.

ASCER  [tavolo 1] Il terreno è stato sondato e faresti meglio a fare qualche passo indietro. Non che tu sia intimorito dal cupo sguardo dell' umana al bancone, nè dalle sue parole. Solo, la tua attenzione viene nuovamente attirata dalla donna dai tratti somatici simili ai tuoi; le sue parole rivelano l' intento di smorzare leggermente la tensione e non te lo fai ripetere due volte''Oh beh questo è chiaro, il mondo non è mai come sembra; e parlo da vagabondo. Comunque non intendevo affatto offendere, solo che ho visto spesso guerriero nel mio viaggiare e molti possessori di armi come quella'' Fai una pausa e il tuo volto si colora di un tocco di stupore prima di continuare la conversazione ''in verità, ho visto pochi di questi non vantarsi delle proprie gesta proprio come avete fatto Voi, e ciò vi fa onore...'' Un piccolo cenno del capo rivolato all' umana, come a voler simboleggiare un inchino di rispetto; prima di scostare il busto facendo aderire la schiena alla sedia per consentire a Ricard di servire la pietanza ordinata. Lo sguardo rispettoso e misto a scuse, indugia leggermente sulla donna al bancone per poi posarsi sulla mezza e risponderle ''No infatti, da cosa lo avete capito?''.

ROWAN  {Bettola} Beve ancora un po' e, per quanto non voglia, la mente riattraversa in velocità i volti di chi ha perso. Serra le labbra cercando di coprire la rabbia di candida neve, per ghiacciarla e lasciar entrare il gelo, l'assenza di emozioni che la caratterizza in momenti come questo, quando non val la pena stare tanto male. {Skill sangue freddo liv 3} Inspira profondamente e butta giù un'altra sorsata di birra. Ecco, ora va meglio. Ecco, ora non sente più nulla. Dio benedica il sangue nordico che le scorre nelle vene. Fa cenno di sì col capo in risposta ai racconti del mezzo che fa subito marcia indietro. Non lo guarda, resta rivolta al bancone. {Sì beh... Io sono un'artigiana, tendo a vantarmi di ciò che creo, non ciò che distruggo.} La voce questa volta dovrebbe sembrare po' più distaccata di prima e anche molto più calma. Alle successive parole che l'uomo spende in proposito dell'onore farebbe un blando gesto con la mano destra, come a voler scacciare un mosca. {Sì, va bene, va bene...} Non porta rancore, non nei confronti di un forestiero. Sarebbe uno spreco di energie e sarebbe anche molto stupido. {Perché avete stuzzicato una donna armata?} Azzarderebbe infine in risposta all'uomo e a una domanda che sa non essere stata rivolta a lei. Il tutto annaffiato con abbondante ironia.

SHARIZIAH [Tavolo 4] Da cosa l’avete capito? Chiede lui. Ed ecco che arriva pronta la risposta ironica della donna. A lei rivolgi un gesto di assenso e un sorriso accennato sulle labbra appena arricciate verso il centro. In realtà che stai sorridendo alla sua ironia sono gli occhi a rivelarlo. {Diciamo che, a prescindere dalla città, non mi sembra un’idea saggia quella di stuzzicare una persona armata, uomo o donna che sia}. Torneresti a volgere lo sguardo verso l’uomo. {In realtà bastano un paio di giorni in questa città per capire che quasi tutti girano con un minimo di equipaggiamento, tra l’altro ho l’impressione che dopo il grande buio la gente sia più guardinga del solito}. Lo sguardo adesso si rifarebbe serio. Arricceresti poi le labbra verso il lato desto, stringendole, per poi alzare entrambe le spalle contemporaneamente. Lo sguardo si soffermerebbe ancora un attimo sul mezzelfo per studiarne ancora una volta i tratti. Si, decisamente non ti capita spesso-. Torneresti poi a voltare lo sguardo verso la donna. {Siete un’artigiana quindi} diresti ripetendo la sua presentazione. {Posso chiedervi se vi occupate solamente di armi o anche di altri oggetti?} C’è un’idea che ti frulla un po’ per la testa, forse questo potrebbe essere un buon segno per dare inizio alla sua attuazione.

ASCER  [tavolo1] Artigiana?! Solo ora inizi a consapevolizzare l' identità della donna. Non una guerriera, dunque e non è la prima volta che incontri persone di tale mestiere. Il volto è inizialmente basso, sul piatto, per assumere la brodaglia più o meno densa che l' oste ti ha appena servito. Hai appena iniziato a gustartela, sebbene il pane sia più duro di quanto ti aspettassi ma in fondo hai mangiato di peggio e sei stato in posti ben peggiori. Anche se, non ti sfugge il velato avvertimento gentilmente fornito dalla mezza sul tavolo dinanzi al tuo e quasi in contemporanea dall' artigiana. Ti appresti quindi a rispondere con tono tranquillo e continuando ad assecondare la tua fame ''Beh io non lo chiamerei stuzzicare, piuttosto un conoscere le persone che ho intorno e certo, avrei potuto starmene zitto, ma chi mi avrebbe assicurato che voi non avreste comunque brandito quell' ascia contro di me? Troppe volte mi è capitato di starmene tranquillo a mangiare per i fatti miei per poi ritrovarmi con una spada conficcata nel legno del mio tavolo, senza alcun motivo. Per questo ho l' abitudine di accertarmi in anticipo sull' identità di chi ho di fronte’' porti alla bocca un altro boccone sostanzioso dopo averlo mandato giù prosegui ''In fondo ho soltanto chiesto se eravate una guerriera oppure no, e l' ho fatto sulla sica di quella stessa metafora che voi avevate usato come battuta'' Gli occhi ora si incrociano con quelli della mezzelfa, stavolta volontariamente ''Credetemi, non è stata la mancanza di saggezza a farmi agire in quel modo’' concludi quindi la tua spiegazione dedicandoti nuovamente al tuo piatto, pur mantenendoti sensibile a quello che ti accade intorno e udendo l' incipit della conversazione tra le due, circa i dettagli del mestiere di artigiana.

ROWAN  {Bancone -> Uscita} Ascolta i due parlare e ascolta le spiegazioni della conoscitrice. Si stupisce di non essere stata subito classificata dal saluto che le ha rivolto entrando in sala. Forse, chissà, quella è la prima volta un artigiano va un po' in giro. {Mi occupo primariamente di oggettistica, ma ultimamente la mandopera scarseggia... Molto. Quindi faccio un po' tutto.} Ha l’esperienza necessaria affinché possa occuparsi d'ogni cosa nei laboratori. In fin dei conti è stata anche a capo di quella congrega. Fa un balzo giù dallo sgabello. {Potete scrivermi, mi chiamo Rowan.} Mette così subito in chiaro di non avere la minima intenzione di mettersi a pensare adesso al lavoro, per quanto lo ami. Indosserebbe il mantello. {Massì, massì... State tranquillo che qui nessuno vuol farvi a fette senza un valido motivo, signor Viaggiatore. Però immagino ci sia gente più suscettibile di me.} Si mette dritta sulla schiena e guarda il vuoto per un istante. {Beh sì insomma ci dovrà pur essere... Ecco, siate solo prudente.} E si riprende la sua ascia. {Buonanotte a tutti.} Lancia un mezzo sorriso a tutti, Richard compreso, e s'avvia alla porta. Ascolterà le eventuali   repliche dei due ma poi se ne andrà, in ogni caso, alla sua dolce dimora.

SHARIZIAH [Tavolo 4] Ascolti molto attentamente la spiegazione della donna. Solo alla fine annuisci, quando ti da il suo nome. No, non si sono visti molti artigiani in giro ultimamente. O perlomeno, tu non ne hai visti. Le sorridi rivolgendole un cenno di gratitudine con la testa, annotando il suo nome tra i tuoi ricordi. {Il mio nome è Shariziah} ti presenti di rimando, non perché ti sia stato chiesto, ma perché si ricordi del tuo volto quando riceverà la tua missiva. {Vi ringrazio, lo farò}. Torneresti quindi all’uomo, seguendo le battute successive tra i due. Annuisci nuovamente alle parole: sicuramente esisterà qualcuno più suscettibile di lei. {Se posso darvi un consiglio, messere, pesate meglio le parole che usate la prossima volta. Capisco il vostro intento e il vostro cercar di prendere precauzioni, ma non sapendo come possa reagire chi avete innanzi, cercate di evitare frasi che possano procurare fastidio}. Diresti a lui rivolta. {Insomma, se volete essere prudente, cercate di esserlo completamente}. Un suggerimento, niente di più, pronunciato verso l’uomo a cui rivolgerai anche un sorriso. {Buonanotte a voi madama}. Diresti infine rivolta alla donna che si accinge ad andare via. Torneresti infine sul tuo calice per prendere un altro sorso di vino. Strano aver incontrato un altro mezzelfo e di aver trovato contemporaneamente un altro viaggiatore.

ASCER  [tavolo 1] Lo stomaco è sufficientemente pieno e puoi quindi rilassarti nel prestare attenzione alle ultime parole dette dall' artigiana, la quale rivela di chiamarsi Rowan, prima di andarsene. Saluti con cortesia per poi interessarti in toto ai consigli della mezzelfa dai capelli rossi. ''Lo terrò presente in futuro, grazie'' le dici sorridendo. ''In effetti la prudenza non è mai troppa; soprattutto per individui della nostra razza''. Le rivolgi uno sguardo di intesa e comprensione.

SHARIZIAH [Tavolo 4] La donna infine esce, lasciando la sala a due mezzi e un umano che, però, sembra più interessato ai suoi affari che ai discorsi tra gli altri due. Poco male: era tranquillità quella che cercavi stasera. La nostra razza. Le parole del tuo parirazza arrivano strane alle tue orecchie. Effettivamente ti è capitato poche volte di discutere di ciò che quel corpo comporta con gente che, con alta probabilità, ha vissuto la tua stessa esperienza. Quello sguardo di intesa tu lo ricambi chiudendo leggermente le palpebre e inclinando la testa di lato, come a volerlo studiare da una nuova angolazione. Chissà qual è la sua storia e se ha vissuto tra gli elfi o tra gli umani. Ci sarebbe un modo facile per scoprirlo, ma a te quella lingua proprio non piace. {Perché per quelli della nostra razza?} chiedi infine, dopo un lungo momento di silenzio. Non siete tra le razze più amate, è vero, ma alla gente piace schernirvi, non di certo puntarvi una spada alla gola solo per un paio di orecchie a punta. Senza mollare il suo sguardo alzi il calice all’altezza della bocca. Poggi il vetro sulle labbra, ma non bevi, lo lasci lì ancora un po’, ad annusare il liquido, sebbene la qualità di quel vino non sia di certo la migliore che tu abbia mai assaporato.

ASCER  [tavolo1 >> uscita] Dallo sguardo che l' altra ti rivolge, comprendi che le parole sono arrivate a destinazione. Non sai nulla di leii, nè cosa abbia vissuto, nè come abbia vissuto l' essere un mezzelfo. Ma già il condividere lo stesso tipo di sangue, o per meglio dire mezzosangue, ti fa sentire come ben accolto. Mai avresti immaginato di incontrare, tra i primi abitanti di quelle lande, un membro così simile a te. Continui a sorriderle e a mostrare cordialità, poi, levandoti dalla sedia, ti appresti a risponderle ''Beh, perchè come Voi avete detto poco fa, madama... Sharia...'' pronunci a fatica quel nome e con poca convinzione, perciò richiedi un suggerimento con gli occhi ma nel frattempo non interrompi il tuo parlare ''Ci troviamo in una cittadina dove niente è quello che sembra e fidarsi è difficile. I pericoli sono sempre in agguato milady, soprattutto per gente che non può dimostrare un retaggio sicuro'' decidi di mantenerti sul vago, senza approfondire eccessivamente la conoscenza. Non senti più i morsi della fame, ragion per cui, dopo aver lasciato il dovuto corrispettivo sul tavolo, vicino a quanto ordinato, ti volteresti per lasciare quel luogo. Tutto questo però, non prima di esserti congedato coi dovuti modi. ''Dimenticavo milady, il mio nome è Ascer e spero di incrociare di nuovo la vostra piacevole compagnia, in questa lande per me nuove, ma pericolose per entrambi... e un pò per tutti direi''. Ascolteresti quindi la risposta prima di lasciare definitivamente la locanda.

SHARIZIAH [Tavolo 4-> Uscita] {Shariziah} lo correggi cercando, questa volta, di scandire bene il tuo nome affinché la prossima volta lo possa ripetere senza errori. lo pronunci senza nessuna sfumatura particolare nella voce, solo la volontà di sentir pronunciare il tuo nome correttamente. Storci solo leggermente la bocca nel sentirgli parlare di un retaggio sicuro. Come se poi fosse quello a stabilire chi si è nella vita. Come se un passato di quel tipo possa realmente definire chi, come voi, è destinato ad una vita decisamente più lunga rispetto alla media umana. Ti limiti ad alzare le spalle con aria indifferente, come a non volertene curare. Poi si presenta, aggiungendo anche un congedo. Ti limiti a salutarlo con il solito saluto di congrega, che mai come in questo momento fu più appropriato: Sapiantia Vobis. Con un debolissimo sorriso lo osservi infine andare via. Solo quando sarà scomparso dalla tua visuale finirai il tuo bicchiere di vino e, dopo aver lasciato qualche moneta per pagare la consumazione, ti alzerai e, salutando l’oste, ti incamminerai verso la tua vecchia, riconquistata, casa.


ALIAS.ALIAS
00giovedì 5 novembre 2015 11:44
Ruggine tolta, riposo approvato, pm da ripristinare.
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