-Capitolo quarantatreesimo-

-Capitolo quarantatreesimo-


-INFANZIA- e come se fosse un gioco di quando eri poco più di un bambino ti metti a contare tutti i salti che fa l’ambulanza che ti ha soccorso e portato via dall’erba bagnata di rugiada… ogni minimo e lieve scossone… ti hanno messo in faccia una mascherina d’ossigeno che puzza leggermente di disinfettante e sei obbligato per forza di cose a respirare l’ossigeno spurio… e respiri a pieni polmoni quella miscela che non sai e che non vuoi sapere cosa sia né di cosa è composta… e pensi che adesso il tuo piano avrà un terribile ed inesorabile ritardo!
E ti sembra che la strada non finisca mai, non riesci a sognare e pensi che sia a causa della miscela che stai respirando… non riesci definitivamente a dormire e in questo stato di sonnolenza chimica ti domandi chi fosse la donna vestita di bianco del delirio a occhi aperti dovuto alla caduta… la tua ex moglie?
Tua madre?
Una ragazza che ti piaceva e che pensavi d’amare ma che ora come ora non ti ricordi come si chiamasse né che aspetto avesse, ai tempi del liceo?
E stai lì disteso come una salma egizia sulla lettiga dentro l’ambulanza… e guardi la luce elettrica che tende al verde posta sopra la tua testa e collocata (almeno credi!) proprio sotto le sirene… la guardi e pensi e più pensi e più stai male… ti sembra che arrivati fino a questo punto un ritardo del genere rovinerà tutto… ogni tuo singolo progetto va in fumo… ed è allora che t’arriva un lampo di genio come un fulmine a ciel sereno… non ti possono trattenere contro la tua volontà… ok, il piano avrà un ritardo ma si compirà in tutta la sua diabolica potenza… e mentre stai ridacchiando dentro di te cadi come una pera cotta in un sonno profondo!