Disinformazione studiata? È sul «plasma» della farmacia

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vanni-merlin

00sabato 3 novembre 2007 11:25

INIZIATIVA DI UNA MULTINAZIONALE DEL SETTORE

Disinformazione studiata? È sul «plasma» della farmacia

DOMENICO DELLE FOGLIE

L a pubblicità è l’anima del commercio. Ma se si affaccia in farmacia, ecco il diavolo metterci lo zampino. Può capitare, infatti, di cercare solo un analgesico, e ritrovarsi dinanzi ad uno splendido schermo al plasma che rimanda le immagini di alcuni farmaci, con dovizie di particolari sulle loro proprietà, oltre ad alcune fantasiose definizioni. Incuriositi, ci soffermiamo ed ecco comparire la voce 'eutanasia'. La leggiamo di slancio e restiamo a dir poco allibiti: «Il malato è libero di curarsi e non curarsi fino alle estreme conseguenze. Nel caso in cui il paziente non sia capace di intendere e di volere a causa di stato vegetativo, l’autorità giudiziaria può autorizzare i medici a interrompere le cure. Sono queste le conclusioni della Corte di Cassazione che ha affrontato il caso di Eluana». E così la mitica casalinga di Voghera uscirà dalla farmacia con la convinzione che in Italia sia praticata l’eutanasia e che basti l’intervento di un giudice per staccare la spina. Nulla di più falso e disumano.
Superficialità? Imprecisione? Prezzo pagato alla sintesi estrema? Voglia di fare propaganda a tutti i costi? Malafede?
Tutte domande legittime dinanzi a un simile strafalcione, che pure ci aiuta a chiamare le cose con il proprio nome.
Intanto va detto che meglio sarebbe stato, per la nota casa farmaceutica tedesca che sponsorizza gli schermi al plasma donandoli ai farmacisti, utilizzare fonti più autorevoli. Infatti, la citazione viene attribuita al più noto quotidiano economico italiano. Giustamente, perché preoccuparsi di consultare un dizionario medico o di bioetica, magari spiegando la differenza fra eutanasia attiva e passiva? Più facile scorrere un qualunque articolo di giornale, ritagliarne qualche rigo e 'importarlo' automaticamente sullo schermo. Che tanto per il popolo (e per la pubblicità) basta e avanza.
Quella definizione, con la voglia di strizzare l’occhio all’attualità, è del tutto imprecisa. Non riporta, infatti, i 'presupposti' indicati dalla Cassazione e che potrebbero, qualora in Italia ci fosse una legge che disciplinasse il fine vita, spingere il giudice ad autorizzare la disattivazione del sondino nasogastrico, interrompendo così la nutrizione e l’idratazione. I presupposti, lo ricordiamo, sono l’accertamento dell’irreversibilità dello stato vegetativo permanente (circostanza impossibile da verificare, ci dicono i medici) e l’accertamento della volontà espressa dal paziente quando era in stato di coscienza. Ma va detto, in premessa, che nel mondo scientifico non c’è alcun accordo sulla stessa definizione di 'cura' attribuita all’idratazione e al nutrimento. Anzi, la maggior parte dei medici, così come larghissima parte dell’opinione pubblica ritiene che si tratti semplicemente del fornire acqua e cibo al corpo.
Dunque, assoluta normalità esistenziale, altro che 'cura'!
La definizione comparsa sullo schermo della farmacia è, quindi, lacunosa. Ma a pensarci bene, assolutamente rivelatrice dell’effettiva volontà di alcuni settori (politici, economici e mediatici) del nostro Paese, di ottenere l’eutanasia per via legale. Magari attraverso il grimaldello giuridico del testamento biologico. Che poi una grande casa farmaceutica, una vera multinazionale del settore, si presti a quest’operazione di disinformazione, è inquietante. Forse l’eutanasia ha trovato sponsor eccellenti, dotati di immense risorse economiche. Se invece si è trattato solo dello strafalcione e della forzatura di un redattore maldestro, c’è tempo per rimediare. Ma presto, per non portare fuori strada tanti cittadini in buona fede.

da: edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire&curDate=20071102&am...

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