-Il patibolo-

-Il patibolo-

Non è vero!
La strada polverosa che porta dal mio ultimo domicilio all’ultima cosa che vedrò, oggi fa un caldo terribile e nonostante questo i miei accompagnatori sono vestiti di tutto punto e le loro fronti sono diventate ormai delle piccole piscine pensili, per mia somma fortuna sono vestito “comodamente”, avevo chiesto di far sì che per questo giorno arrivasse il mio stilista privato da Parigi ma mi hanno detto che non era proprio il caso e quindi sono vestito come uno straccione cencioso che chiede l’elemosina sulle pensiline della stazione, naturalmente i molteplici richiami verbali sul mio abbigliamento sono stati presi tutti sotto gamba… queste persone mancano del tutto del senso artistico del vestirsi!
Non è vero!
La “lunga” camminata nonostante tutto è anche abbastanza piacevole, soffia un venticello leggero, leggero tipico di queste lande sassose dimenticate da Dio, la Mancha dove mi trovo ora che era tanto amata da quel certo scrittore che ora come ora (me né perdonerete la dimenticanza ma un uomo in questi casi tende a dimenticare le cose futili e di poca importanza come queste per lasciar spazio alle domande fondamentali e terribilmente filosofiche che ogni uomo e donna dotati di un minimo d’intelligenza almeno un paio di volte nelle loro vite si pongono!) non mi ricordo affatto il nome, ma so che il romanzo in questione parlava di un vecchio pazzo (per quanto può essere pazzo un vecchio!) che si credeva un cavaliere e che era accompagnato da un altro uomo non propriamente magro e attaccava i mulini a vento e cose del genere, non mi ricordo molto bene su come cavolo sono arrivato in questa sassaiola in mezzo alla Spagna… l’ultima cosa che mi ricordo sono tre poliziotti che mi sono venuti a prelevare in uno squallido bar in una squallida via di una squallida cittadina bevendo squallidamente una bevanda che a sentir il sudato barista era altamente alcolica ma che per me era più semplicemente aceto allungato con della semplice acqua… questo venticello mi sta spettinando i miei già spettinati capelli!
Non è vero!
Ormai credo di essere quasi arrivato, mancano pochi metri e i miei due solerti accompagnatori di questo viaggio, per questo ultimo viaggio si stanno leggermente allontanando da me come se fossi un appestato o un malato terminale di una qualche malattia terribilmente infettiva, mi guardano in modo strano, devo salire tre o quattro gradini di legno, un omone grande e grosso vestito completamente di nero con indosso un buffo cappuccio anch’esso nero mi fa l’universale gesto che significa in ogni parte del mondo civile che mi devo sbrigare perché credo che dopo che ha finito con me abbia dell’altro da fare, molto probabilmente ha una moglie da soddisfare sessualmente o un’amante che molto probabilmente lo starà torturando mentalmente da anni e anni per far sì che lui lasciasse sua moglie che molto probabilmente (visto il luogo dove mi trovo!) era un fiore bellissimo nella sua giovinezza ma ora che ormai ha parecchie primavere sulle sue spalle più che un fiore primaverile assomiglia ad una pianta grassa e quindi lui può avere tutto il diritto di questo mondo per essere nervoso e alquanto agitato, probabilmente anch’io lo sarei nella sua situazione e in fin dei conti lo sono ora nella mia situazione ma perché farlo aspettare?
Salgo i gradini che scricchiolano sotto il mio ormai misero peso e m’avvicino lentamente al marito con amante vestito di nero, non mi fa la solita domanda dell’ultimo desiderio, tanto non saprei cosa chiedere, in fin dei conti non fumo neanche e se anche dovessi fumare sicuramente il marito con l’amante mi darebbe un mozzicone quasi finito… ha molta fretta quest’uomo… il cappio da largo diventa stretto in un secondo attorno al mio collo e in poco più di un attimo la botola collocata sotto i miei piedi si apre… non è assolutamente vero che nell’attimo precedente alla propria morte si rivive tutta la propria vita…