"Mentì per salvare Berlusconi"

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ti61no
00martedì 19 maggio 2009 19:45
"Mentì per salvare Berlusconi" dicono i giudici. In un paese normale il Presidente del Consiglio avrebbe subito rassegnato le dimissioni.

Secondo i giudici di Milano "Mills ha agito certamente da falso testimone. Da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data.
Dall'altro lato - sembrerebbe scontato - per perseguire il proprio vantaggio economico".
Così scrivono i giudici della decima sezione del Tribunale di Milano, nel motivare le ragioni della condanna a 4 anni e mezzo, decisa il 17 febbraio scorso di David Mills per corruzione in atti giudiziari, secondo loro quindi in concorso con Silvio Berlusconi.
Naturalmente il nostro Primo Ministro è tranquillo per ora, al riparo dalla legge e dalle accuse, protetto dal lodo Alfano, almeno fino a quando , sulla legittimità dello stesso, si pronuncerà la Corte Costituzionale.

David Mills "ha realizzato una delle sue più raffinate e criminali attività di riciclaggio" proprio per occultare la somma di 600 mila dollari, oggetto della corruzione".
Mills , dicono sempre i giudici, avrebbe ricevuto somme di denaro da Berlusconi per non dire il vero nell'ambito delle sue testimonianze in due processi celebrati a Milano che vedevano il Premier imputato.
"Il prezzo della corruzione di Mills - scrivono ancora i giudici - comprendeva anche «il "disturbo" per tutte le operazioni di riciclaggio che egli avrebbe dovuto compiere per nascondere, mascherare, trasformare, schermare la somma che gli veniva illecitamente corrisposta e tutta l'attività era già prevista, voluta e stabilita nell'accordo".
Se Mills è già condannato , come si vede dalle dichiarazioni della sentenza , Berlusconi lo è di riflesso .
Vere o false le accuse, vero o falso il giudizio e le conclusioni, in un paese normale, un Presidente del Consiglio che fosse stato oggetto di così pesanti accuse, avrebbe già sentito il dovere morale di rassegnare le proprie dimissioni.
Berlusconi rinunci alla tutela del lodo Alfano, si dimostri uomo di diritto al servizio del paese e difenda, in tribunale , non solo la sua reputazione, se gli è possibile, ma anche quella del suo paese. Se così non fosse se ne vada.
Non è pensabile di fare ricorso, come sembra pretendere il Premier , semplicemente ad un dibattito parlamentare.
In un Paese normale, qualsiasi politico e chiunque avesse a cuore il proprio onore e la propria reputazione , se anche non avesse alcun rispetto per il proprio paese, per i suoi cittadini o per i suoi elettori, si consegnerebbe spontaneamente alla giustizia. Non si metterebbe in alcun modo al riparo di una legge costruita per l'occasione, tra l'altro la legge prevede anche la possibiltà di rinunciare all'immunità.
Qualunque cosa possa dire il Presidente del Consiglio in parlamento è decisamente innifluente, non servono i grandi discorsi , serve solo quella giustizia che fino ad ora si è cercato in tutte le maniere di ostacolare, proprio e anche votando quel lodo Alfano, che siamone certi , Berlusconi , a dispetto e contro tutti , ergerà a proprio scudo.
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