I commenti dei genitori

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Vulcha
00venerdì 17 febbraio 2006 14:58
..Vorrei sapere le opinioni che i vostri genitori ebbero quando entraste in polizia. Io personalmente ci rimasi molto male, nel vedere l'idea contorta che la maggior parte delle persone hanno nei nostri, miei, confronti.
Mio padre mi disse, e mi vergogno di questo. "..Certo! l'unico lavoro che potevi fare era il poliziotto, analfabeta. Siete solo carne da macello!"
Mia madre, diciamo che è una donna molto più aperta, mi diede ragione, mi disse questo. "..Hai fatto la tua scelta e la rispetto.".
Questo è successo parecchi anni fa, ma alle volte ancora ci penso, cercando di capire il perché di quelle parole. Credo di essere abbastanza adulto e maturo per prendere le mie decisioni, valutando i rischi che corro.
Raccontate la vostra
dago113
00venerdì 17 febbraio 2006 23:25
Beh...mio padre e mia madre mi chiese " Sicuro di quello che fai?" e quando risposi di sì conclusero " allora siamo contenti" ...balle [SM=x165041] i miei primi 2-3 anni pretendevano che li chiamassi due volte alla settimana ( era l'epoca pre-cellulare) perchè erano molto spaventati ma hanno sempre rispettato la mia scelta.
postman78
00sabato 18 febbraio 2006 04:04
non hanno mai accettato la scelta della prima linea, essere un poliziotto da strada era il problema non essere un dipendente della polizia di stato.
Per ora la accettano giorno per giorno, doppo qualche sonora discussione si sono rassegnati al fatto che se lo faccio è perchè è questo che mi piace...ovvio che alle volte la battuta sul fatto di rinunciare alla strada a fronte di una bella scrivania ci scappa ma fanno anche presto a vedersela glissare.

Non sempre ciò che conviene fare è la cosa giusta, quando mi stuferò della prima linea ne ridiscuterò con me stesso per ora va così.

Mi spiace, Vulcha, che i tuoi siano stati così duri, specie tuo padre, ma se questa è la tua scelta persevera senza esitare, meglio un solo pentimento che mille rimpianti.
pacotom
00sabato 18 febbraio 2006 08:32
Mah, finchè studiavo per il concorso, neanche una parola, in fondo non facevo nulla di diverso da quanto mi avevano sempre visto fare fino a quel momento. Quando telefonai da Roma per dire che avevo passato anche gli orali, mio padre fu felicissimo, mia madre assai freddina. Tornato a casa, stessa cosa, mio padre mi chiese del corso e sembrava entusiasta come se dovesse andarci lui. Mia madre (che mi voleva notaio) sbottò: "Ma secondo te ti abbiamo fatto studiare una vita per andarti ad arruolare nella pubblica sicurezza? Come Xxxx?" (Un suo parente che nel dopoguerra non trovò di meglio da fare, per sfruttare la sua 3^ media!). Ho avuto il mio da fare per spiegarle la figura del funzionario di polizia, la sua funzione sociale, di filtro fra l'istituzione e i diritti civili dei cittadini e l'elevato livello di professionalità ecc. "E allora che c'entra che il corso lo fate in divisa? E' inutile che me la giri, stai andando a fare il poliziotto, a farti sparare in mezzo alla strada..." [SM=x165065] Inutile dire che per anni le ho raccontato che stavo sempre chiuso in ufficio a firmare passaporti e porti di fucile e fare lunghissime anticamere dal questore, mai una parola su servizi notturni, arresti, ordine pubblico, bottigliate sul casco, colloqui edificanti con mafiosi e avvocati e magistrati... Il massimo fu quando le dissero che mi ero sfracellato in una scarpata dell'Aspromonte.
leone17
00sabato 18 febbraio 2006 19:23
dunque io sono ex ausiliario (eh la spina dorsale della Polizia si diceva una volta), faccio il primo anno, i miei contenti perché è servizio militare,
firmo per il secondo anno, il sorriso dei miei si spegne un po', firmo forever, mio padre rispetta la scelta (senza sorriso), mia madre se non ricordo male non mi ha parlato per circa 8 mesi, poi figuratevi a 20 anni sulle volanti.....
dinosesto
00domenica 19 febbraio 2006 12:24
Mio padre ne fu felice, in fondo era stato tredici anni in A.M. e suo padre, mio nonno, c'era stato tutta la vita, quindi per lui una divisa in casa non era una novità. Mia madre, come ogni mamma che si rispetti, non fu subito contenta, la paura era più forte. Poi con il passare del tempo anche lei ha capito questa mia grande passione, anche se la paura è sempre lì.
Dinosesto.
[SM=x165074]

[Modificato da dinosesto 19/02/2006 12.24]

bluewall
00domenica 19 febbraio 2006 20:08
Non hanno fatto una grinza. "La vita è tua, fanne ciò che vuoi, ma con coscienza". La prima parte l'ho seguita, la seconda...non lo so se m'è venuta bene. [SM=g27766] [SM=x165034]
Però, aò, a me 'sta divisa blu me piace. Ce sò proprio innamorato. Anche se quarche vorta... [SM=x165041] [SM=x165041] [SM=x165041]
Ma che vvoi fà. L'amore è amore e al cuor non si comanda. [SM=g27766]
bluewall
00domenica 19 febbraio 2006 20:12
A proposito, Vulcha, ma perchè scrivi sempre in neretto ? [SM=x165050]
ispanicop
00lunedì 20 febbraio 2006 00:36
Anche i mie mi dissero: "Ma come puoi fare un lavoro che come fai fai sbagli. Come puoi fare un lavoro che quando fai bene ti danno una pacca sulle spalle che diventa un'evento da immortalare. Come puoi fare un lavoro dove il vigilare sulla democrazia ed il diritto viene visto come repressivo delle libertà. Come puoi fare un mestiere dove il 90% del lavoro va avanti per il tuo spirito di responsabilità ed iniziativa. Come fai a scegliere un lavoro che difende la Legge senza guardare al colore politico. Come fai a fare un lavoro..."
Li ho interrotti dicendo che se non lo facevo, tutto questo poteva finire. Mi hanno risposto "Bene, volevamo la certezza della tua scelta"
centauro74.
00lunedì 20 febbraio 2006 20:06
Essendo figlio "d'arte" , mio padre mi ha lasciato il testimone,peccato non abbia preso la medesima strada mio fratello [SM=x165064]
Vulcha
00mercoledì 22 febbraio 2006 16:21
Re:

Scritto da: bluewall 19/02/2006 20.12
A proposito, Vulcha, ma perchè scrivi sempre in neretto ? [SM=x165050]


Sono contentissimo di vedere che non sono l'unico i cui genitori non hanno preso bene la notizia[SM=g27758]. Perché scrivo in neretto? non lo so, però mi piace un casino, eh eh eh [SM=g27766]
pacotom
00giovedì 23 febbraio 2006 09:03
Torno sul topic per un'altra considerazione: i miei hanno accettato la mia scelta, che è stata solo mia. Ma ho visto tantissimi figli d'arte per i quali entrare in polizia era una strada già segnata e pianificata fin dalla culla, o comunque gente spinta da suggerimenti o addirittura condizionamenti familiari. Per quanto mi riguarda, non spenderò una sola parola coi miei figli, nè a favore nè contro: basterà loro aver visto e toccato con mano attraverso me che significa vita da poliziotto. Come li ho lasciati liberi di scegliere l'indirizzo scolastico, li lascerò liberi in tutte le altre loro scelte e, se decideranno di provarci, verificherò che sia una scelta autonoma e ponderata e solo allora sarò prodigo di consigli, l'unico aiuto che potrò e vorrò fornire. Diversamente, non potrei mai perdonarmi di aver influenzato o almeno appoggiato una scelta che, col senno di poi, dovesse rivelarsi sbagliata o peggio ancora drammatica. O, al contrario, di aver ostacolato una scelta destinata a rivelarsi felice. Credo che il compito di genitore consista nel mettere a disposizione dei figli esperienza, idee, valori ed esempio, cioè gli ingredienti per orientarsi, non nell'orientarli.
bluewall
00venerdì 24 febbraio 2006 17:53
Pacotom, te lo meriti proprio un [SM=x165053]
C'è da aggiungere, poi, che non tutti i figli d'arte hanno saputo dare il meglio di sè stessi e forse anche per i motivi che hai detto.
pacotom
00venerdì 24 febbraio 2006 19:10
Re:

Scritto da: bluewall 24/02/2006 17.53
Pacotom, te lo meriti proprio un


Grazie! Ma ti confesso che finchè non si è visualizzata la gif (che si è fatta anche aspettare) ho sudato freddo... [SM=x165041]
bluewall
00venerdì 24 febbraio 2006 20:24
Re: Re:

Scritto da: pacotom 24/02/2006 19.10

Grazie! Ma ti confesso che finchè non si è visualizzata la gif (che si è fatta anche aspettare) ho sudato freddo... [SM=x165041]


[SM=x165041] [SM=g27766] [SM=g27760] [SM=x165034]
webcop
00venerdì 24 febbraio 2006 23:41
I miei genitori non si sono mai opposti. Anzi, diciamo che hanno "facilitato" la scelta, nel senso che mi hanno spronato a prendere una decisione visto che ormai il sogno del calcio era svanito, quello di finire il Liceo anche [SM=g27760] , la naja era andata dopo un anno in A.M. e...cazzeggiavo in attesa di prendere una decisione sul da farsi.
Riprendere il Liceo ? Nemmeno a parlarne, troppa fatica [SM=g27763]
Allora, che fare ? Riprendere il vecchio lavoro ? Naaaaa !!! Troppo poco gratificante. Fare il poliziotto come ultima spiaggia ? Nemmeno. Così, ho continuato a cazzeggiare per un anno e nel frattempo...ho riflettuto e pensato che tutto sommato il blu non mi stava poi così male addosso. E mi sono detto...massì, perchè non provare ? Vorrà dire che se non mi piace mollo tutto e ciao. Avrò comunque fatto un'esperienza in più. Era il 1984. Ad Aprile 1985 alla Castro Pretorio per le visite e i test psicoattitudinali (li ho fregati [SM=g27766] ) e a luglio 1985, proprio quando stavo per godermi le ferie estive in Terra Santa (leggi Sardegna [SM=g27760] )...mi chiamano e...via al 94 Corso A.A. ad Alessandria.
In che anno siamo, scusate ? 2006 ??? [SM=g27765] [SM=x165049]
Allora, si vede che tutto sommato il lavoro mi è piaciuto, l'ambiente ho imparato a digerirlo [SM=g27760] e mi sono anche tolto qualche piccola, modesta soddisfazione (e continuo a farlo finchè posso).
Ah, già, i miei ? Tutto sommato, pensavano peggio. Dato il carattere. [SM=g27766] [SM=g27761]
tevariot73
00sabato 25 febbraio 2006 00:34
Re:

Scritto da: webcop 24/02/2006 23.41
il sogno del calcio era svanito, quello di finire il Liceo anche [SM=g27760] ,



[SM=g27766] [SM=x165057]
|=Morpheus=|
00sabato 25 febbraio 2006 14:07
I MIEI GENITORI NON L'HANNO ANCORA ACCETTATO DOPO VENTI ANNI DI ONORATO SERVIZIO [SM=x165059] [SM=x165059] [SM=x165059] [SM=x165059] [SM=x165059]
VA DA SE' CHE NON MI HANNO MAI IMPOSTO ALTRIMENTI.
D'ALTRA PARTE NON SONO FIGLIO D'ARTE (CHE FA PURE RIMA)E QUINDI IN UN CERTO SENSO LO SEMPRE CAPITI.
TUTTAVIA I RISULTATI CHE HO PORTATO DIGNITOSAMENTE "A CASA" TALVOLTA CON RICONOSCIMENTI ANCHE NEL CAMPO SOCIALE LI HA INGORGLIOSITI.
RIMANE IL FATTO CHE NONOSTANTE GLI ANNI UNA TELEFONATINA ... A VOLTE CON LA SCUSA CHE HANNO PIGIATO PER SBAGLIO IL TASTO SBAGLIATO ... [SM=x165078]
pacotom
00sabato 25 febbraio 2006 15:05
Re:

Scritto da: webcop 24/02/2006 23.41
la naja era andata dopo un anno in A.M.


Tu quoque? 132° SARAM potente potentissimo, ghereghereghez!
TRENTASETTESIMO
00sabato 25 febbraio 2006 16:16
Quando mi sono arruolato era il lontano 1974 ed il terrorismo BR [SM=x165044] era più che in auge. Mia madre era un continuo stress e cercava di dissuadermi: " Non lo vedi che ne muoiono tanti ". Mio padre, invece, che aveva svolto 4 anni di servizio militare durante la seconda guerra mondiale, era più che favorevole ed orgoglioso. Credo che in un certo senso era come si fosse arruolato anche lui con me. E' stato come avere un collega fedele al mio fianco per tutta la mia carriera. Lui, purtroppo, si congedò molto prima di me. [SM=x165025] Sono stato felice di aver fatto quella scelta, che non ho mai rimpianto nonostante molte difficoltà vissute. Sarò sempre grato alla nostra Amministrazione perchè mi ha dato delle opportunità di crescita umana e professionale. [SM=x165078]
-Lazzarus-
00sabato 25 febbraio 2006 21:27
Mia madre ha già perso un figlio (per altri motivi) e quindi non è entusiasta della strada che ho scelto, anche se ha sempre rispettato la mia decisione. A casa non racconto nulla del lavoro o se racconto qualcosa sono palle, ma è una bugia a fin di bene.
betaboy
00giovedì 4 maggio 2006 16:42
bè non si può essere cosi' tordi nei confronti di un figlio.. evviva noi figli delle stelle! [SM=x165075]
bitonale
00giovedì 4 maggio 2006 17:33
Mio padre accompagnandomi all'ereoporto mi disse < < Vedrai! Sei troppo idealista e ti caccerai nei guai presto" > >.
Mai frase piu' profetica.
Ancora continua a chiedermi perchè, dopo tutto quelo che mi è successo, non molli tutto e mi dedichi a quello < < Per cui hai studiato > >. Per qualche tempo ero convinto di non sapere fare altro ed invece la vita mi ha dimostrato non essere così.
Adesso è più che mai una scelta di vita. Un modo di vivere e non di essere.
Lungo la mia strada professionale non ricordo mai di aver avuto la possibilità di sfogarmi o confrontarmi con lui, con mio padre.
Mi dice sempre che ho scelto io ed avendo voluto la bicicletta devo pedalare. Ha ragione! Come dargli torto?
Mia madre invece nei primi anni di servizio palpitava. Aveva le smanie ed ero costretto a camminare, come ricordava qualcuno, con il sacchetto per i gettoni telefonici o con la scheda in tasca.
Quelle volte che sono tornato a casa emaciato o contuso, come tutte le madri, me la sono trovata accanto.
Ormai... anche lei ha fatto l'abitudine (non alle contusioni) a questo suo figlio strano che fa un lavoro strano.
Un lavoro di cui spesso si lamenta e per cui è malpagato. Un mestiere difficile che espone a rischi infiniti e spesso da risultati deludenti. Si rattrista quando le racconto che questo suo figlio, carne delle sue carni, dalla collettività non è visto come una "risorsa" ma come un antagonista.
Quando mi chiamano per "correre" in caserma mi tempesta di domande e la tranquillizzo con quel mio modo di apparire sempre sbruffone e spaccone sminuendo la cosa con < < Mamma! Ma cosa mai vuoi che sia? > > e magari nel frattempo c'e' la guerra fuori!
Ma quando mi vede tornare a casa con il sorrisone DURBANS per aver fatto qualche buona azione o qualcosa di utile allora... capisce!
Forse corro il rischio di passare per mammone (non lo sono mai stato) ma quando la scorgo stirarmi quella benedetta tuta da OP che io chiamo "ignifuga" e noto l'amore che ci mette... sono orgoglioso di lei quanto lei stessa può esserlo di suo figlio.
Spesso mi sono ritrovato ad odorare il profumo di ammorbidente che mi fa la giacca dell'uniforme ed assaporare contemporaneamente la dolce serenità di casa.
Adesso, dopo questi anni passati in modo professionalmente turbolento, sono convinto che abbiano compreso questa mia scelta che talvolta ha fatto loro perdere il sonno.

bumper73
00venerdì 5 maggio 2006 02:48
non ho gli anni di servizio che molti di voi portano sulle spalle..solo un baffo (sudato e meritati e pesanti arretrati!)

diciamo - per usare un leggero eufemismo - che non erano troppo lieti.. [SM=x165044]
diciamo che ho fatto lo stesso quello che dovevo fare.. [SM=x165034]
e ho lasciato pure qualche conto aperto. [SM=x165060]

quanto al non capire perchè sto per strada, perchè non mi basta mai etc. .. quello, purtroppo, forse non ci arriveranno mai [SM=x165065]
betaboy
00venerdì 5 maggio 2006 15:54
bè ora ke sei grandicello non credo ke il problema persista o erro? [SM=g27758]
pensionato(w)
00lunedì 8 maggio 2006 19:42
Re:

Scritto da: Vulcha 17/02/2006 14.58
..Vorrei sapere le opinioni che i vostri genitori ebbero quando entraste in polizia. Io personalmente ci rimasi molto male, nel vedere l'idea contorta che la maggior parte delle persone hanno nei nostri, miei, confronti.
Mio padre mi disse, e mi vergogno di questo. "..Certo! l'unico lavoro che potevi fare era il poliziotto, analfabeta. Siete solo carne da macello!"
Mia madre, diciamo che è una donna molto più aperta, mi diede ragione, mi disse questo. "..Hai fatto la tua scelta e la rispetto.".
Questo è successo parecchi anni fa, ma alle volte ancora ci penso, cercando di capire il perché di quelle parole. Credo di essere abbastanza adulto e maturo per prendere le mie decisioni, valutando i rischi che corro.
Raccontate la vostra



Non devi vergognarti di quello che ha detto tuo padre, sono più che convinto che fosse l'estremo tentativo di farti cambiare idea. Non è facile per un genitore vedere un figlio inserire un caricatore e un'altro metterselo in tasca, e non per andare al tiro a segno, ma anzi.... Te lo dico da genitore quale sono, anche se sarei orgoglioso di questa scelta, ma con un sacco di paure.
Fate bene a mentire ai vostri genitori sulla pericolosità del vostro lavoro, anche se sanno che non la raccontate giusta. Ogni ritardo di una telefonata, il cellulare spento troppo a lungo, il telefono che squilla, il campanello della porta di casa, non è facile conviverci, non ci si abitua mai.
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