BEPPE GRILLO E LA PAGINA SULL'HERALD TRIBUNE

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INES TABUSSO
00domenica 27 novembre 2005 21:50
www.beppegrillo.it/2005/11/stand_up_clean.html


CORRIERE DELLA SERA
23 novembre 2005
Grillo, pagina sull'Herald: «Pulizia in Parlamento»
Mario Porqueddu

MILANO — Ha scelto uno dei giornali in inglese più letti al mondo, l'International Herald Tribune. La trattativa per pubblicare l'inserzione a pagamento è durata un mese, perché Beppe Grillo voleva che comparissero i nomi di 23 parlamentari italiani che sono stati condannati (lui ha inserito anche chi ha patteggiato) e siedono alla Camera, al Senato o a Bruxelles. Tre giorni fa l'Herald
Tribune ha detto che non avrebbe messo i nomi. Ieri è uscita l'inserzione e Grillo ha rimandato al suo blog,
www.beppegrillo.it, per la lista dei 23.
È lì, su internet, che mesi fa è nata l'iniziativa «Parlamento pulito». Ieri il sito diceva: «Nessuna testata internazionale ha voluto pubblicare i nomi. La verità non passa più dai media convenzionali ma dalla Rete, e questo nostro blog è un esempio. Questa pagina sarà letta in tutto il mondo grazie a voi. Coraggio».
Il testo dell'inserzione: «Questa pagina è stata finanziata da migliaia di italiani per scoprire se c'è un altro Paese al mondo dove 23 membri del Parlamento sono stati condannati per crimini di vario genere e sono ancora autorizzati a sedere in Parlamento e rappresentare i cittadini. Se esiste, vorremmo proporre un gemellaggio...». E ancora: «Chiediamo a questi parlamentari, che lavorano come nostri impiegati, di autosospendersi». Firmato, Beppe Grillo e migliaia di cittadini italiani. Quelli che hanno pagato chi 5, chi 10 euro, magari di più, per finanziare l'acquisto di pagina 7 del Tribune. Costo: 48.275 euro, più il 19,60% di imposte. In tutto, oltre 57.000 euro.
Antonio Di Pietro sottoscrive: «Bella provocazione. Ora la politica deve fare chiarezza sulla questione, altrimenti un'iniziativa utile finirà solo per dare una pessima immagine del nostro Paese. Persone condannate per reati dolosi non possono essere candidate alle assemblee elettive. Anche se bisogna distinguere tra reato e reato». Gianni De Michelis, uno dei 23, replica: «Ero in condizione di ricandidarmi, la gente mi ha votato, sono stato rieletto, il parere di Grillo non mi interessa». Paolo Cirino Pomicino, altro condannato: «Grillo mi è simpatico e mi fa ridere, ma nello stato di diritto non sono ammesse comiche. Se qualcuno non è stato privato per legge dell'elettorato passivo, il solo giudice naturale sono gli elettori. Mi hanno votato in 45 mila». Enzo Carra: «La Corte non mi ha interdetto dai pubblici uffici, ho gli stessi diritti degli altri cittadini. Non riconosco Grillo come giuria».
Lui, Grillo, non accetta di passare per forcaiolo e soprattutto spiega che non è solo. «Questa è un'idea collettiva — dice — nata dal blog al quale ho dato il mio nome, dove scrivono migliaia di persone. Vogliamo segnalare il distacco, la distanza che c'è fra noi cittadini e questi politici che sono bolliti, e vivono solo sui giornali e nelle tv». Annuncia altre iniziative: «Potremmo comprare un minuto di spot in tv, o presentarci davanti al Parlamento, che è dei cittadini italiani, con un dischetto pesante pochi grammi e dentro le firme di qualche milione di persone per licenziare questi onorevoli che non sono onorevoli, sono nostri dipendenti, sono dei co.co.co».


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L'UNITA'
24 novembre 2005
Un po' di refrigerio
di Marco Travaglio

Beppe Grillo e mille aficionados del suo blog si sono autotassati per 48 mila euro più Iva e ieri hanno acquistato una pagina dell'International Herald Tribune per informare il mondo di un fatto piuttosto singolare, almeno per i non italiani: la presenza nel nostro Paese di 23 pregiudicati (per via di condanne o patteggiamenti definitivi) fra il Parlamento italiano e quello europeo. Grillo & C. domandano se esista sulla terra un altro paese con usanze analoghe, in vista di un eventuale gemellaggio. Né l'Herald Tribune né alcun'altra testata ha voluto pubblicare i nomi dei Magnifici Ventitrè, forse pensando a una provocazione satirica. Invece è tutto vero. I nomi sono comunque reperibili su www.beppegrillo.it Eccoli, in ordine alfabetico: Berruti (FI), Biondi (FI), Bonsignore (Udc), Bossi (Lega Nord), Cantoni (FI), Carra (Margherita), Cirino Pomicino (Dc), Dell'Utri (FI), Del Pennino (FI), De Michelis (Psi), De Rigo (FI), Frigerio (FI), Galvagno (FI), Jannuzzi (FI), La Malfa (Pri), Maroni (Lega Nord), Rollandin (Union Valdotaine-Ds), Sgarbi (ex-FI, passato all'Unione), Sodano (Udc), Sterpa (FI), Tomassini (FI), Visco (Ds), Alfredo Vito (FI). I reati sono i più vari, dalle corruzioni di Pomicino e De Michelisi all’abuso edilizio di Visco. Nella fretta Grillo ha dimenticato Rocco Salini (ex FI, ora Udeur) e ha volutamente omesso i condannati non definitivi e i miracolati dalla prescrizione: nel qual caso si toccherebbe quota 100. Strano che se ne occupino solo i comici. Parafrasando una fortunata pubblicità progresso sui cassonetti di Milano: «Il Parlamento è anche tuo, aiutaci a tenerlo pulito».
Conosciamo l'obiezione. Nessuna legge impedisce a quei 23+1 di sedere in Parlamento. Né ai partiti di candidare pregiudicati (anche se non è ancora obbligatorio). Infatti la legge impone la sospensione dei pubblici amministratori imputati e la radiazione dei condannati, ma solo per Comuni, Province e Regioni, non per il Parlamento e nemmeno per il governo: forse perché la legge l'ha fatta il Parlamento. Càpita però ogni tanto che il condannato sia pure interdetto dai pubblici uffici e dal diritto di voto attivo e passivo. È il caso del leggendario Gianstefano Frigerio da Cernusco sul Naviglio, l'ex segretario della Dc lombarda condannato tre volte in via definitiva per svariate mazzette (pagate fra l'altro da Paolo Berlusconi), dunque candidato ed eletto alla Camera per Forza Italia nel 2001, dunque promosso responsabile dei Dipartimenti di FI, della commissione Difesa e della delegazione parlamentare presso la Nato, nonché editorialista del Giornale di Paolo Berlusconi.
Come rivela l'Espresso, Frigerio è interdetto dal diritto elettorale fino al 3 agosto 2009: non può nemmeno avvicinarsi a un seggio. Il che non gl'impedisce di votare ogni giorno alla Camera. Tutte le leggi vergogna degli ultimi anni sono passate anche con il suo contributo. Un caso unico al mondo: un deputato interdetto dal voto che decide sulle più importanti leggi dello Stato. L'ha scoperto a maggio il Comune di Cernusco quando, in vista dei referendum sulla fecondazione, ha chiesto al Tribunale di Milano lo stato di esecuzione pena dell'illustre concittadino. Risposta: Frigerio è stato condannato a 6 anni e 5 mesi per concussione, corruzione, ricettazione, finanziamento illecito. Interdetto per 5 anni, non può votare al referendum pro o contro la legge sulla fecondazione che peraltro aveva votato alla Camera.
La sua è una storia strappalacrime. Nel 2001, visto che i milanesi si ricordavano ancora di lui, si candidò in Puglia, e per camuffarsi meglio si cambiò pure il nome sulla scheda: Carlo invece di Gianstefano. Se ne accorse Di Pietro, passando da quelle parti. Ma lo pseudo-Carlo non riuscì nemmeno a metter piede a Montecitorio per la foto di rito: il 31 maggio, mentre Casini inaugurava la nuova Camera, i carabinieri andavano ad arrestarlo. Prima agli arresti ospedalieri, per un presunto malore agli occhi, poi ai domiciliari grazie a un ricalcolo della pena, nel 2002 Frigerio veniva affidato in prova ai servizi sociali. Il giudice gli chiese dove intendesse rieducarsi. Lui rispose: «In Parlamento». Ottenne così il permesso di recarsi alla Camera, ma solo 4 giorni al mese. Vista la compagnia, la sua devianza rischiava di accentuarsi. Intanto, sul sito della Camera, il riquadro riservato al suo volto restava desolatamente vuoto. Metterci la foto segnaletica o le impronte digitali pareva brutto.
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