mr.si
00sabato 1 aprile 2006 10:03
Erano le 6:30 del mattino
quando Michele stringeva forte il pugno verso Venere
per tenerla ancora attaccata all’orizzonte che si spegneva dietro il sole
ormai dietro casa sua.
Sembrava turbato
forse intimorito
dalle frecce d’oro che spaccavano la sua finestra in un gran rumore interiore:
nel silenzio esterno, l’uomo è confusione e il suo pensiero comincia a sgranocchiare dalla testa.
Poca vita attendeva il suo sguardo
qualche battibecco di dispettosi uccelli
e le serenate delle foglie sugli alberi che, si scuotevano per poi tornare sulle proprie ombre.
Era tutto un concerto là fuori, con le casse dalla membrana dura che pompavano una tesa armonia.
La solita boccata d’aria
poi la claustrofobia del cielo
ancora addormentato sotto le tegole dei tetti.