Combattere con i carri armati in città: il caso di Sadr City.

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Pierantonio
00domenica 16 gennaio 2005 13:23
Combattere con i carri armati in città: il caso di Sadr City.

Del Cap. (cr) John C. Moore. Pubblicato in ARMOR novembre-dicembre 2004

Traduzione di Pierantonio Farina per Ferrea Mole - tutti i diritti riservati - 2005

Quest'articolo è dedicato alla memoria di tre eroici Crusader: lo Staff Sergent Mike Mitchell, lo Specialist Nick Zimmer ed il First Lieutenant Ken Ballard.

Introduzione

I carristi della Compagnia C del 2° Battaglione Carri del 37° Reggimento Corazzato (2-37 AR, denominato Crusader), aggregati al 2° Reggimento di Cavalleria Corazzata (ACR), hanno iniziato ad operare a Sadr City fin dall'ottobre 2003 quando, durante un'imboscata in città, vennero uccisi alcuni soldati del 2° Squadrone del 2° Reggimento di Cavalleria Corazzata (2/2 ACR). Da qual momento all'aprile 2004 il 2° Battaglione Carri ha preso familiarità con il terreno attraverso continue operazioni in zona e tale familiarizzazione si è rivelata decisiva durante il combattimento. Il 2/2 ACR rientrò in marzo a Fort Polk ed i Crusaders vennero aggregati al 2° Squadrone del 5° Reggimento di Cavalleria Corazzata 2-5 CAV (noti come Lancer) che aveva rilevato il controllo di Sadr City. I Crusaders hanno sostenuto i maggiori sforzo nel combattimento per le operazioni di recupero di Comanche Red (circa venti soldati) che portò ad uno scontro a Sadr City per evacuare l'intero plotone ed suoi feriti.

L'attacco iniziale da parte del plotone BLUE dei Crusaders

Il terzo plotone dei Crusaders (plotone BLUE), equipaggiato con quattro carri M1A1 ABRAMS, denominati da BLUE 1 (il comandante di plotone) a BLUE 4 , era stato designato come QFR (Quick Reaction Force, forza di reazione rapida) da parte del comandante del 2-5 CAV causa la percezione di una montante tensione in città.
Circa alle 16.30, a seguito del contatto decisivo tra i Lancer ed il nemico, il comandante dei Lancer chiamò quello dei Crusaders avvertendolo di mettere immediatamente la QFR in allarme ed inviarla a nord est delle rotabili DELTA e COPPER per recuperare il plotone Comanche Red che risultava isolato e che aveva subito alcune perdite. BLUE lasciò la propria base posta nei pressi del monumento ai Martiri dieci minuti dopo la messa in stato d'allerta, iniziando la sua avanzata verso nord est prima lungo la rotabile AEROS e quindi FLORIDA per poi iniziare il suo attacco lungo DELTA. BLUE girò a nord est lungo DELTA e ebbe il suo primo contatto con il nemico subito a nord del Consiglio Distrettuale locale (DCA).
BLUE combatté per parecchi minuti mentre si spostava attraverso DELTA verso la rotabile GOLD e ricevette numerosi razzi controcarro provenienti dagli edifici posti sul lato est di DELTA ma nessuno di essi colpì i carri. Il fuoco di armi leggere era assai intenso e proveniva da entrambi i lati della strada. Tutti e quattro i carri iniziarono ad ingaggiare il nemico su entrambi i lati della strada con le mitragliatrici da 0.50, le M240 dei serventi, i fucili M4 e le pistole M9. Molti degli attaccanti vestivano l'uniforme della polizia irachena. Il terzo plotone riuscì ad eliminare un sostanziale numero di nemici.
BLUE 1 ordinò al plotone di continuare il proprio attacco verso nord. Anche dopo aver superato la rotabile GOLD gli attacchi con RPG e armi leggere continuarono e, circa 500 metri a nord est di GOLD sulla rotabile DELTA, BLUE ebbe a soffrire le prime tre perdite (un morto e due feriti).
BLUE 2 decise allora di muovere attraverso DELTA e prendere posizione dove poteva dare assistenza ai feriti. Girò a sud ovest di DELTA tra GOLD ed il Sadr Bureau per poi spostarsi a sud est verso la rotabile CHARLIE. Tutto il plotone BLUE seguì la stessa strada mentre BLUE 1 ordinava al suo plotone di seguirlo nel suo movimento verso DELTA e di continuare l'attacco. Nello stesso momento Crusader 5 informava BLUE che dovevano trasportare morti e feriti verso un centro di raccolta (CASuality EVACuation site, CASEVAC) più sicuro posto all'intersezione tra AEROS e COPPER. BLUE 1 portò il proprio carro indietro verso DELTA e girò a nord est ma il resto del plotone continuò a procedere verso il centro di raccolta. Il servente avvertì il comandante che il resto del plotone non li stava seguendo e questo ordinò immediatamente al plotone di raggrupparsi presso il DCA per proseguire l'attacco.
I tre carri del plotone si mossero verso il centro di raccolta. Dopo aver scaricato i feriti ed aver ricevuto parecchie centinaia di proiettili da 7,62 da parte di un plotone basato su HMMWV, ritornarono verso il DCA per raggrupparsi.
Al momento, in qualità di comandante della compagnia C, mi trovavo presso Camp Cuervo, il comando di battaglione, e durante questa parte dell'operazione tornai immediatamente verso il monumento ai Martiri per recuperare i tre carri restanti in modo da aggregarmi a BLUE e costituire una formazione più ampia e condurre l'attacco.

L'attacco.

La mio arrivo al monumento dei Martiri, salii sul mio carro con il mio equipaggio e mi mossi verso il DCA percorrendo la stessa strada di BLUE. Una sezione di due carri del plotone RED si unì a noi portando la forza a sette carri. Entrambe le radio del mio carro erano fuori uso così dovetti passare sul carro BLUE 1 che era in grado di comunicare sia con il battaglione che con le varie compagnie. Il comandante di BLUE (capocarro di BLUE 1) divenne il mio servente ed il suo passò sul mio carro. Sapevo che Comanche RED era rimasto isolato per almeno un'ora e volevo iniziare l'attacco immediatamente. Dopo che il comandante di BLUE mi ebbe messo al corrente della situazione, la compagnia venne riorganizzata in una colonna a due file parallele delle quali io comandavo quella di sinistra e RED 1 quella di destra. Ordinai ai sergenti di plotone di seguire con i loro carri la colonna in modo da poterla proteggere da dietro. BLUE 3 rimase al DCA per assicurarsi del possesso della zona presso il quale c'erano alcuni soldati del 2-5 CAV con un HMMWV distrutto. Chiamai Lancer 6 per il rapporto circa la mia situazione quanto a veicoli, armamento e munizioni e chiedendogli l'autorizzazione all'attacco. Lancer 6 diede l'ordine di attaccare a nord est lungo la rotabile DELTA.
A questo punto attaccai senza indugio.
Fummo sottoposti ad un violento fuoco di armi leggere circa 300 metri a nord del DAC da entrambi i lati della strada proprio come era poco prima capitato a BLUE. Sparammo con le mitragliatrici coassiali e con le calibro 0.50 per eliminare i nemici e poter continuare a muoverci. Due o trecento metri a sud di GOLD ricevemmo dei colpi di RPG e subito dopo un intenso e preciso fuoco di armi leggere iniziò a colpire i nostri carri. RED 1 rispose sparando con il cannone alcuni colpi HEAT verso le posizioni controcarro sul lato sud est di DELTA, cinquecento metri avanti la nostra posizione.

A quel punto la valvola servoidraulica del mio carro si ruppe e questo mi costrinse a passare sui comandi d'emergenza per poter continuare il combattimento in quanto il guasto comporta la completa perdita della stabilizzazione del cannone e della mitragliatrice coassiale. Dopo aver oltrepassato GOLD il fuoco nemico aumentò e la compagnia ricevette più di una dozzina di colpi di RPG, nessuno dei quali però colpì i carri. Tutti i colpi sembravano troppo corti, la maggior parte di essi provenivano dal livello del terreno. Ci fu anche un tentativo di attacco dall'alto contro il mio carro che però fallì.

Il nemico concentrava il fuoco principalmente dalle finestre e dagli ingressi posti al piano terra od al primo piano ed era assai deciso e difficile da eliminare. Molti di essi riuscivano ad aspettare il momento migliore per far fuoco e sparavano da circa 150 metri. Il loro fuoco era piuttosto efficace ma data la breve distanza di ingaggio difficilmente facevano a tempo a fuggire attraverso gli edifici prima che noi li attaccassimo con le nostre mitragliatrici. Durante questa parte del combattimento sparammo tre proiettili HEAT. Quasi sempre il nemico attaccava sulla parte frontale dal lato dove il terreno era più libero.

Questa situazione mutò non appena ci avvicinammo al mercato Meredi ed alla grande rotonda a nord del Sadr Bureau. In questa area sono presenti in gran numero chioschi e bancarelle che occupano la strada offrendo ottima copertura al nemico. Ho combattuto con i portelli aperti lungo tutta la strada ed ho ordinato a RED 1 di fare la stessa cosa dato che mentre percorrevamo la strada eravamo scoperti sui fianchi e non potevamo ruotare le torrette a nostro piacimento. Anche BLUE 2 aprì i portelli perché gli ordinai di oltrepassarci a sinistra e di stabilire un punto di fuoco (SBF) a supporto della compagnia sul fianco sinistro mentre noi cominciavamo a muoverci a destra lungo DELTA verso il grande muro che si trova in prossimità della rotatoria.

La densità della bancarelle ci obbligò a mettere i carri in fila sul lato nord est di DELTA mentre procedevamo. La zona del mercato fu teatro di un intenso combattimento con le mitragliatrici coassiali, le 0.50, i fucili M4 impiegati dalle torrette, le M240 dei serventi e le pistole. Ricevemmo un pesante fuoco di armi leggere ed attaccammo, eliminandolo, il nemico giunto fino a soli 20 metri sul nostro fianco non appena uscimmo dall'area del mercato. L'SBF costituito da BLUE 2 permise a RED 1 di avanzare a destra e quindi lo seguii lungo questa via sgombra.

Mentre avveniva ciò ricevetti conferma della posizione di Comanche Red che si trovava in un edificio a nord ovest di DELTA e quindi coordinai con Comanche Red 1 attraverso la maglia radio di battaglione il momento del nostro arrivo e mi informai sulla situazione. In particolare ci coordinammo per l'evacuazione dei feriti più difficili da evacuare che sarebbero stati trasportate sulle torrette dei carri. Continuammo l'avanzata verso la posizione di Comanche Red sotto un violentissimo fuoco nemico. Mentre combattevamo al mercato il sole cominciò a tramontare ed arrivammo alla posizione di Comanche Red ormai al crepuscolo. Il combattimento attraverso il mercato nei pressi della stazione della polizia era stato veramente intensissimo ed assai ravvicinato data anche la presenza di molte barricate ed ostacoli dati alle fiamme.

L'attacco dal DAC fino alla posizione di Comanche Red si era sviluppato per circa 4,5 chilometri ed aveva richiesto più di un'ora e mezza. La mia principale preoccupazione era quella di mantenere le forze concentrandole nella distruzione del nemico per mantenere libera la strada in modo da consentire l'evacuazione di eventuali perdite ed ogni operazione di recupero di carri che si fossero guastati. Comanche Red mi confermò che nessuno dei suoi quattro feriti era grave. Intanto le condizioni di percorribilità di DELTA erano peggiorate terribilmente a causa delle decine di ostacoli dati alle fiamme e delle barricate costituite da grandi apparati quali i condizionatori e gli impianti frigoriferi. Tutti questi ostacoli mi costrinsero a stabilire più volte degli SBF lungo la strada per permettere sia a RED 1 che a me di manovrare in modo da distruggere questi ostacoli stritolandoli con i cingoli dei nostri carri. La strada principale e le stradine secondarie venivano ripulite dai nostri cannonieri prima che la colonna avanzasse perché avevamo intuito che la minaccia principale veniva dagli RPG sparati dai lati.

All'arrivo nella zona tenuta da Comanche Red per prima cosa ho provveduto a costituire una cintura difensiva posizionando quattro carri in avanti, uno al centro del settore ed un altro dietro. Il fuoco su questa posizione rimase intenso per molti minuti con il nemico che sparava dalle finestre e dai tetti degli edifici. Le armi più efficaci che avevamo contro questi attacchi erano i fucili e le mitragliatrici dei serventi. Saltai giù dal carro e corsi verso la posizione tenuta da Comanche Red.

Mi informai della situazione e comunicai a Comanche Red 1 di raggruppare i suoi, tutto l'equipaggiamento e che avrei caricato i feriti sul mio carro armato per poi aprire la strada verso le nostre posizioni. Il mio carro era tra l'altro il più vicino ad una stradina dove era stato stabilito un punto difensivo del plotone. Il contatto con il nemico rimase costante ed assai intenso a nord est. Dopo che ero sceso dal carro per coordinarmi con Comache Red, BLUE 1 riposizionò la nostra difesa spostando BLEU 4 per coprire una strada che attraversava DELTA e che portava alla strada nella quale Comanche Red si stava difendendo. BLUE 4 uccise in questa strada numerosi nemici che stavano sparando verso Comanche Red e me.

I cannonieri dei primi quattro carri uccisero almeno quindici nemici nel raggio di un centinaio di metri. BLUE 1 ed io attaccammo i nemici a sud con i fucili ad una distanza tra i venti ed i trenta metri mentre il plotone di fanteria iniziava a salire sui nostri carri. DUKE 6 giunse con il suo carro e cominciò a distribuire le munizioni ai nostri carri dato che stavamo per esaurire i proiettili da 7,62 e da 0.50. Rimasi a terra e tornai indietro verso il plotone di fanteria controllando che i feriti venissero caricati sul mio carro. Comanche Red aveva quattro HMMWV, una delle quali era stata distrutta.

Il nemico continuò ad attaccare mentre noi eravamo fermi. Attaccò tre volte di seguito utilizzando automobili o camioncini che vennero distrutti con l'uccisione di tutti i nemici. Tentarono anche di attaccare a fari spenti ma, dato che procedevano piuttosto lentamente, divennero dei facili bersagli per le nostre mitragliatrici coassiali. Alcuni veicoli civili bloccavano la strada di Comanche Red e per questo ci volle parecchio tempo prima che riuscissero a spostarle utilizzando le loro HMMWV. In tutto ci vollero circa trenta minuti per portare a termine il tutto dal momento del nostro arrivo fino a quando le HMMWV liberarono la strada e per tutto il tempo fummo sotto il fuoco nemico.

Dopo aver recuperato tutti i nostri soldati e l'equipaggiamento continuammo ad attaccare a nordest lungo DELTA per poi girare a sudest lungo SILVER per far ritorno con i feriti a Camp War Eagle. SILVER è una strada molto stretta così ordinai alla compagnia di assumere una formazione in fila indiana e seguirmi. Attaccai con BLUE 1, RED 1 e RED 4 dietro di me. Due HMMWV del 2-5 CAV seguivano il quarto carro. BLUE 4, il terzo HMMWV e poi Crusader 6G erano indietro. A nord est di SILVER (sinistra seguendo la linea d'attacco) c'è un canale con un'area dove generalmente il fuoco non trova ostacoli. Sul lato opposto avevamo una fila di case e negozi e da questi ricevemmo a tratti del fuoco intenso mentre dalle case ne ricevemmo assai di meno.

Il reparto B del 2-37 (denominato Battlecat) aveva disposto una posizione difensiva all'intersezione tra le strade SILVER ed AEROS che era davanti a noi così potemmo reagire solo con le mitragliatrici quando ci trovammo nelle sue vicinanze. Ingaggiare il nemico con i fucili dalla cupola dei capicarro si dimostrò una mossa particolarmente efficace tanto che i primi cinque carri e due HMMWV combatterono tutto il tempo così nel viaggio verso Camp War Eagle.

La fanteria combatté assai efficacemente pur avendo molte delle gomme dei loro HMMWV sgonfie a causa dei colpi nemici e d'altra parte avere dei fanti sopra le torrette dei carri dà un grandissimo aiuto in quanto essi sono in grado di attaccare con grande prontezza il nemico. Ad un certo punto l'ultimo HMMWV si ruppe e Crusader 6G fu costretto a spingere con il suo carro il veicolo per una distanza di circa due chilometri alla velocità di cinque chilometri all'ora verso la nostra base. Quasi due terzi di tale distanza era lungo SILVER dove il fuoco nemico era sempre presente. Crusader 6G attaccò il nemico sui tetti e dentro le stradine con tutte le armi leggere e le mitragliatrici di bordo mentre il capocarro dava istruzioni al pilota su come spingere l'HMMWV in modo appropriato. BLUE 4 ritornò indietro per fornire appoggio a Crusader 6G mentre DUKE 6 prese posizione dietro a noi per fornirci copertura nel settore posteriore.

Arrivati a Camp War Eagle scaricammo i feriti ed entrammo nel campo per rifornire immediatamente i carri di carburante e munizioni. Ricevemmo anche alcuni equipaggiamenti che WHITE 1 aveva trasportato per noi comprendenti ulteriori dispositivi di visone notturna ed una mitragliatrice da 0.50 in sostituzione di un'altra che era stata distrutta durante i combattimenti. Mi recai subito dopo al comando tattico per fare rapporto a Lancer 6 mentre i miei uomini procedevano nelle operazioni di rifornimento. Inizia poi a programmare con il plotone carri BLUE la successiva missione per muovere e rendere sicura la stazione della polizia. Iniziava così la sesta notte consecutiva di intensi combattimenti notturni per mantenere sicura quella posizione.

(segue)
Pierantonio
00domenica 16 gennaio 2005 13:26
ALCUNI INSEGNAMENTI UTILI A CHI SI TROVA A COMBATTERE IN CITTA' CON UN CARRO ARMATO.

La fase d'attacco, il recupero di Comanche Red ed il combattimento verso Camp War Eagle sono durati più di tre ore durante le quali fummo continuamente sotto il fuoco nemico. Ci sono quindi degli ammaestramenti assai importanti che possiamo ricevere da questa operazione.

Le operazioni di ricognizione sono assai efficaci contro un nemico appiedato ed agguerrito durante le operazioni in ambito urbano.

L'esercito del Mahdi ha combattuto con coraggio ed ha dimostrato di avere una buona capacità di attendere il momento più opportuno per attaccare in modo che noi fossimo a tiro delle loro armi. D'altra parte tale formazione si è dimostrata assai indisciplinata una volta che il combattimento iniziava. Raramente aspettavano di colpire con i loro RPG da lato mentre si posizionavano di solito sui lati della zona frontale in modo da assicurasi comunque una via di fuga. Le loro posizioni solitamente si danno poco o nessun appoggio reciproco ed hanno la tendenza a rompere il contatto ed a riposizionarsi quando conduciamo operazioni di rastrellamento. Questo fatto è stato particolarmente importante al mercato Meredi quando i nostri cannoni e le armi secondarie erano in grado di far uscire il nemico dalle zone nelle quali aveva trovato protezione e copertura. Il nemico tende di solito a fuggire attraverso le stradine laterali ma per far ciò deve molte volte correre dai punti dove è nascosto verso tali strade per cui diventa facile anticiparlo ed ucciderlo. I carri armati nelle posizioni più arretrate delle colonne possono attaccare queste vie d'esfiltrazione mentre i carri di testa attaccano i nascondigli.

Durante le operazioni in ambiente urbano (MOUT) i carri armati che non hanno il supporto della fanteria devono combattere a portelli aperti.

Naturalmente ci sono delle situazioni del terreno in Iraq che sconsigliano ciò ma, anche se attorniati da edifici di tre o quattro piani, questo modo di operare dimostra essere efficace dato che è possibile sparare dai portelli con i fucili senza che il capocarro ed il servente si espongano al fuoco nemico. Il nemico spara principalmente dal piano terra. Abbiamo ucciso un numero notevole di nemici che stavano sui tetti ed il nostro fuoco costante con le mitragliatrici coassiali e le 0.50 ha impedito loro di organizzare attacchi simultanei dai tetti di due o tre edifici diversi. L'apertura istantanea del fuoco da parte di capicarro e serventi con i loro fucili ha portato ad un notevole numero di perdite tra i nemici che sparavano dai tetti ad una distanza inferiore ai 50 metri. Durate questo e gli altri combattimenti il nemico sparava quasi costantemente da zone coperte in automatico e pareva non si preoccupasse di controllare i colpi a segno. I nostri serventi e capicarro sparavano mantenendosi esposti dalle spalle in su ma potevano condurre così un tiro assai accurato a breve distanza ed hanno sempre dimostrato la necessaria disciplina per far ciò.
La vicinanza di pali della luce, di insegne pubblicitarie e di edifici limita fortemente la possibilità di ruotare le torrette per cui l'unico modo di sorvegliare i fianchi in una situazione così congestionata è quello di sparare dai portelli aperti. I capicarri ed i serventi sono in qualche modo protetti dal fuoco proveniente dal livello del terreno, il quale costituisce la minaccia principale. I carri armati che nel combattimento urbano non sono supportati dalla fanteria devono accettare il rischio di essere attaccati da sistemi controcarro in terreni ostili al movimento. Infine i capicarro ed i serventi possono dalle torrette identificare e discriminare i nemici da chi non combatte limitando in questo modo le morti inutili.

Una volta che la battaglia è iniziata l'esercito del Mahdi ha dimostrato un'incredibile dedizione nel recupero dei propri soldati colpiti e dell'equipaggiamento.

Ogni volta che infliggevamo delle perdite al nemico la sorveglianza della posizione dove i loro soldati erano caduti si è rivelata decisiva. Infatti i soldati del Mahdi cercavano molto spesso di assistere i loro camerati e si esponevano essi stessi al nostro fuoco quando cercavano di recuperare loro o le armi. Questo accadeva particolarmente di notte perché il nemico operava spesso in squadre così che, quando un nostro equipaggio individuava alcuni nemici, quasi sicuramente nei dintorni ce ne erano assai di più, nascosti.

I soldati del Mahdi non hanno esperienza nell'uso degli RPG.

C'è stato un altissimo rateo di colpi a vuoto contro i nostri carri ed anche molta parte di quelli caduti vicino non sono esplosi. Un colpo inesploso di RPG ha colpito la base dell'anello di rotazione del mio carro ma non è accaduto nulla. Non si sa se si tratta di incapacità nell'armare i razzi o di munizionamento difettoso. Ho visto tre colpi di RPG lanciato contro il mio carro ma nessuno di loro mi ha raggiunto: uno è caduto troppo presto ed e passato sotto il carro, uno è esploso troppo presto ed il terzo non è esploso finendo nel cingolo sinistro e venendo deflesso di lato.

L'esercito del Mahdi ha disposto molti ostacoli poi dati alle fiamme i quali devono essere distrutti immediatamente.

Dopo il contatto i soldati del Mahdi continuavano ad accatastare gomme ed oggetti infiammabili in blocchi stradali per poi dargli fuoco. Il cannoniere di BLUE 1 ha ucciso almeno un nemico mentre stava sistemando un blocco stradale a soli 400 metri a nord del DAC al momento dell'inizio del nostro attacco. La costruzione e la manutenzione di tali blocchi durante le operazioni di combattimento in un ambiente ostile devono essere considerate un intento ostile del nemico. Dopo l'iniziale scarica di RPG provenienti da dietro una barricata incendiata che creava una mimetizzazione ai visori termici, ho ordinato alla mia compagnia di uccidere qualunque nemico che stesse costruendo un ostacolo o lo stesse rinforzando e ciò anche se questo portava o meno in modo visibile armi. Il controllo di questi luoghi è vitale.

I soldati dell'esercito del Mahdi sono terrorizzati dai colpi dei nostri cannoni da 120 mm.

Non appena abbiamo iniziato ad attaccare il nemico con i cannoni da 120 mm questo si è dato alla fuga precipitosa. Questi attacchi avvengono spesso a distanza ravvicinata dove l'effetto connesso all'uso del cannone è letale anche se il nemico non è colpito direttamente. Questo è accaduto ad esempio nella notte durante la quale abbiamo difeso la stazione di polizia.

La munizione HEAT da 120 mm è preferibile a quella da 0.50 per limitare i danni collaterali. (1)

I comandanti a tutti i livelli devono rendersi conto di tal cosa!
Quando i carri ingaggiavano con le mitragliatrici 0.50 i tiratori scelti che sparavano dalle finestre, accadeva che la polvere volasse fuori dalle finestre. Solo che ciò avveniva dalle finestre di sei edifici più a lato del punto d'impatto!
Questo avveniva particolarmente se i carri sparavano munizioni traccianti (API).
I proiettili traccianti sono indispensabili ma le API penetrano troppo in profondità e ciò causa un rischio enorme di uccidere degli innocenti.
La munizione HEAT causa danni strutturali più gravi ma la sua energia si dissipa nello spazio di una o due stanze uccidendo tutti coloro si trovano nelle vicinanze del punto d'impatto.
Dobbiamo pensare ai danni collaterali più in termini di civili innocenti uccisi piuttosto che danni agli edifici utilizzati dai nemici, per cui l'utilizzo del cannone da 120 mm, oltre a dare un indiscusso vantaggio tattico, limita di fatto la possibilità di uccidere inutilmente.

Tutti i carri armati devono essere dotati di due radio.

I comandanti devono essere messi in grado di combattere da qualunque carro con capacità di trasmettere su due maglie radio distinte.
Durante il nostro impiego in Iraq abbiamo percorso con i nostri carri oltre 4.000 chilometri, ovvero una distanza che è pari a circa otto volte quella normalmente effettuata, per cui la percentuale di avarie è cresciuta di pari passo. Quindi i carri si guastavano con una rapidità assai più elvata del solito comprese la loro radio.
La natura decentralizzata del combattimento urbano richiede che svariate unità distinte operino sulla maglia radio di battaglione e quindi tutti i carri devono avere la possibilità di avere una radio costantemente sintonizzata sulla maglia principale ed un'altra da utilizzarsi per le comunicazioni all'interno dell'unità. Questa non è una cosa costosa da realizzare e faciliterebbe non poco le operazioni di comando e controllo.

L'integrazione con gli osservatori aerei è fondamentale durante un attacco a livello di compagnia.

Il battaglione Lancer (in particolare Lancer 3B) ha fatto un ottimo lavoro nella cooperazione aeroterrestre. Mentre Comanche Red era isolato ed aveva subito alcune perdite con insufficienti veicoli per esfiltrare, le informazioni ricevute dagli osservatori aerei sulla maglia di battaglione sono state fondamentali per indirizzare le nostre forze nel nostro attacco lungo la rotabile DELTA. Se dall'osservazione fosse apparso che Comanche Red correva il rischio di essere sopraffatto allora avremmo dovuto, con grande rischio da parte nostra, oltrepassare tutte le resistenze del nemico per recuperare il reparto. Al contrario, anche se Comanche Red non era in grado di muoversi dalla sua posizione, peraltro difendibile, gli osservatori mi tennero informato che non c'erano pericoli imminenti nonostante i continui attacchi ravvicinati.

La rete di comunicazioni nelle operazioni di combattimento urbano deve rimanere flessibile.

Abbiamo combattuto l'intera battaglia operando sulla maglia radio di compagnia dato che il terreno fortemente compartimentato ci costringeva a cambiare formazione frequentemente rendendo impossibile mantenere i plotoni nelle formazioni standard senza con questo perdere l'impeto dell'attacco. Oltre a questo la vicinanza di nemici armati con RPG rendeva necessario ascoltare tutti gli equipaggi in modo da sentire i loro allarmi. Non c'era materialmente il tempo per riportare le informazioni dalla maglia di plotone a quella di compagnia.
Gli ufficiali esecutivi della compagnia rimanevano in ascolto su di una sola maglia e potevano così capire di cosa avevamo bisogno per continuare il combattimento. Questo mi dava anche la possibilità di ricevere rapporti dettagliati sui danni e nello stesso tempo di fare le necessarie richieste senza interrompere il combattimento. Gli equipaggi non dovevano saturare la maglia radio limitandosi a combattere e fare rapporto ma tenendo al maglia il più libera possibile in modo che io potessi sempre trasmettere in caso di necessità. L'evolversi del combattimento urbano è troppo rapido per permettere di riportare il traffico radio che viene dai carri dei subalterni al comandante di plotone e poi al comandante di compagnia od agli ufficiali di battaglione.

Il personale dello staff di battaglione deve costantemente informare il comandante della formazione in attacco della situazione delle truppe amiche la quale è sempre in evoluzione durante un combattimento urbano.

Lo staff del battaglione Lancer ci diede sempre avviso col necessario anticipo tutte e tre le volte che stavamo per avere un contatto con forze amiche. Lancer 3B mi avvertì quando un Bradley della QFR sarebbe stato visibile in prossimità della rotabile GOLD il che mi mise in grado di avvertire la mia unità che avevamo veicoli amici e forse della fanteria amica a terra sul fianco destro mentre attaccavamo a nord est lungo DELTA. Lancer mi indicò con precisione dove Comanche RED era rimasto isolato così potemmo regolare il nostro fuoco in modo da ridurre il rischio di perdite da fuoco amico. Non causammo od avemmo alcuna perdita a causa di fuoco amico nonostante avessimo combattuto per più di tre ore.

I comandanti devono costantemente aggiornare i propri uomini sulle regole d'ingaggio (ROE) mentre il combattimento evolve.

Molte delle situazioni che ci trovammo ad affrontare richiedevano l'immediata decisione se sparare o no. C'era un grandissimo numero di civili sul campo di battaglia dato che quella è una zona densamente popolata per cui non era affatto intuitivo quando si doveva sparare oppure no e quindi il comandante doveva assumersi la responsabilità di ordinare quali bersagli dovevano essere attaccati e quali no.

Il comandante deve sempre aggiornare gli ordini a far fuoco durante il combattimento urbano.

I frequenti cambiamenti di formazione, sia da parte nostra che del nemico, obbligano il comandante ad adeguare molto spesso il fuoco alla necessità di garantire la sicurezza del reparto. I carri armati sul fronte della colonna devono concentrare il proprio fuoco in avanti ma la minaccia proveniente dalle stradine laterali costringe i carri a prestare attenzione quando le oltrepassano per assicurarsi che il nemico non li attacchi dai fianchi. Da queste postazioni nascoste il nemico controllava il nostro passaggio ma solitamente non attaccava i carri di testa. Il nemico si muoveva per attaccare dopo che i nostri elementi di testa erano passati e questo significava che i carri rischiavano di essere attaccati dai fianchi. D'altra parte il nemico rimaneva focalizzato sull'avvicinamento ai carri e per questo non si rendeva conto del pericolo dato dai carri che erano già passati. I serventi ed i capicarro sui carri che erano già passati sparavano al nemico quando esso esponeva al fuoco il proprio fianco.

I comandanti dovrebbero condurre la battaglia dalla testa della formazione anche se disposta in fila od in colonna.

La dottrina corrente pone i comandanti al centro della formazione per facilitare il comando ed il controllo. Questo va bene in molti casi ma nel combattimento urbano, quando tutto è vicino e solo i carri dei comandanti sono in grado di comunicare con i comandi di livello più alto, la scelta logica è quella di piazzare i carri comando in avanti. Questo modo d'agire ispira anche fiducia negli uomini. Questa procedura è particolarmente valida durante le operazioni non pianificate, ad esempio durante le missioni QFR, durante le quali i subordinati hanno una limitata conoscenza della situazione e del suo evolversi.
Durante i sei giorni di combattimento a Kut e An Najaf questo ha anche facilitato un miglior coordinamento tra le compagnie carri e con la fanteria dato che i comandanti dotati di carri con due radio potevano inserirsi nella maglia radio adiacente o contattare l'unità vicina sulla maglia radio di battaglione non appena avevano raggiunto il contatto visivo o radio con loro durante i combattimenti.

Conclusioni

Il combattimento urbano si evolve molto rapidamente e d'altra parte il nemico si sposta altrettanto velocemente per cui non è sempre possibile combattere in accordo con un piano prestabilito. Un'unità può portare a compimento qualunque missione una volta che è stato chiaramente inteso il compito, lo scopo e l'obbiettivo finale da raggiungere.
Quindi la chiave del successo sta nella flessibilità.
I comandanti devono curare un clima all'interno della compagnia in base al quale il personale più giovane sia abituato a far rapporto sulla maglia radio di compagnia. Dato il rapido evolversi del combattimento urbano i comandanti devono addestrare ed incoraggiare i soldati ad agire secondo gli indirizzi del comandante anche prima che essi riportino allo stesso quali azioni stanno per intraprendere. Una sfida per i comandanti nel combattimento urbano è quella di sviluppare nuove tecniche di combattimento ed assicurarsi che i soldati le abbiano apprese. I comandanti devono spiegare ai subordinati la necessità di adattarsi in modo che essi capiscano perfettamente come il comandante intende condurre la battaglia.




(1) Nota del traduttore: a questo proposito è interessante riportare quanto scritto nella medesima rivista dal Ten. Col. (cr) Pat White (attualmente ufficiale G3 della 1^ Divisione Corazzata) in quanto il giudizio di questi due ufficiali sull'uso dell'armamento principale dei carri armati va in senso diametralmente opposto a quanto normalmente si pensa, ovvero che l'uso del cannone sia troppo pericoloso per i non combattenti e quindi da limitare al massimo. L'estratto proviene da un articolo nel quale si analizza una missione della Task Force "Iron Dukes" del 2-37 sempre a Sadr City in quel periodo.

... il carro armato ABRAMS è equipaggiato anche con l'arma più micidiale e precisa che sia disponibile, ovvero il cannone da 120 mm. I carristi hanno ben presto imparato che sparare una munizione anticarro multi-impiego (MPAT), una HEAT o una munizione per la distruzione degli ostacoli (OR) riduce immediatamente al silenzio un elevato numero di nemici a causa del tremendo effetto psicologico che l'impiego di tali proiettili provoca. Un carro armato può sparare un colpo attraverso una finestra e distruggere il nemico danneggiando una sola stanza e quindi minimizzando gli effetti collaterali. … La Task Force ha riconsiderato l'uso del cannone dopo aver constatato gli effetti della mitragliatrice da 0.50 in combattimenti urbani ravvicinati. I proiettili traccianti (API) da 0.50 hanno effetti tanto accurati quanto devastanti ma possono causare molti danni collaterali in quanto un proiettile API può attraversare vari edifici prima di ridurre al sua energia. Un tale proiettile demolisce strutture in calcestruzzo e dà fuoco a tutti i materiali infiammabili che incontra come, ad esempio, gli alberi.
giacomo415
00lunedì 17 gennaio 2005 20:03

Articolo davvero interessante.[SM=x75447]

Alcune considerazioni: [SM=x75465]

Gli scontri avvengono a distanze e con modalità tali da rendere inutile ogni orpello tecnologico nei sistemi di condotta del tiro, anche i più semplici visori notturni sono messi in difficoltà dalla presenza di barricate date alle fiamme. [SM=x75460]

Con la bdf da 120 si è costretti a sparare munizionamento HEAT quando una bdf rigata avrebbe avuto a disposizione una varietà di munizioni più vasta ed efficace. [SM=x75459]

Le valutazioni sull’impiego della .50 sono davvero sorprendenti, alla fine il calibro 7.62 delle M240 è quello che salva la situazione. Per inciso l’M1 trasporta la bellezza di 11.400 [SM=x75480] (uè dico undicimilaquattrocento) colpi da 7.62 per le due (o tre quando la M2 del capocarro è sostituita) M240 di bordo. Dobbiamo tornare indietro all’M47 per avere una dotazione di colpi a bordo così cospicua (altro inciso: l’equipaggio dell’M47 a cinque uomini in quei tempi era addestrato ad operare come lightMG team con tanto di treppiede, e con il servente lasciato a bordo per badare ai contatti radio). [SM=x75479]

Consola sempre sapere che anche le radio del nostro potente alleato smettono di funzionare sul più bello. [SM=x75466]

Proporrei di chiedere ai carristi reduci dallo scontro descritto di sostituire il loro armamento individuale in calibro 5.56 con altro in calibro 9 (sapete per questioni di ingombro e maneggevolezza dentro il carro) naturalmente non voglio essere presente al momento della risposta. [SM=x75478]

Morale: i carri possono fare molto ma necessitano, comunque, di fanteria appiedata che protegga i fianchi. L’avversario era, a detta dell’autore agguerrito e numeroso ma disorganizzato e frettoloso, diciamo che dai loro RPG non hanno tratto il massimo. Spero per chi si troverà ancora a fronteggiare situazioni simili che i cattivi di turno non migliorino la loro mira.

E di questa chicca che mi dite? [SM=x75444]

“Ad un certo punto l'ultimo HMMWV si ruppe e Crusader 6G fu costretto a spingere con il suo carro il veicolo per una distanza di circa due chilometri alla velocità di cinque chilometri all'ora verso la nostra base. Quasi due terzi di tale distanza era lungo SILVER dove il fuoco nemico era sempre presente. Crusader 6G attaccò il nemico sui tetti e dentro le stradine con tutte le armi leggere e le mitragliatrici di bordo mentre il capocarro dava istruzioni al pilota su come spingere l'HMMWV in modo appropriato.” [SM=x75481]

È proprio vero ci sono cose che nemmeno la Mastercard è in grado di pagare. [SM=x75484]

Saluti [SM=x75448]
Federico65
00martedì 18 gennaio 2005 12:04
Anche io ho trovato interessantissimo l'articolo.

Secondo me, comunque, ne esce che l'MBT non è adatto al 100% ad operare in ambiente urbano. Dalla sua ha tre GROSSI "plus", due tecnici ed uno psicologico.

Ha i cingoli ed è pesante: difficile, se non impossibile, bloccarlo con barricate e barriere varie. Se ne fa un baffo ed al limite può sempre provare a passare attraverso le case.

E' molto ben protetto contro le armi tipicamente usate dal nemico.

Ha un bel cannone bello grosso, che fa un bel botto. Quando lo usa, specie alle distanze tipicamente brevi di uno scontro in ambiente urbano, chi sta dalla parte sbagliata della canna, ben comprensibilmente, se la fa letteralmente addosso.

Contro, però, l'MBT ha: il cannone è molto lungo, cosa che spesso impedisce il brandeggio della torretta, obbligando di conseguenza il personale a sporgersi dalle botole per poter tenere sotto controllo i lati. Giungendo, poi, spesso le minacce da diversi settori, una torretta di MBT non è il massimo essendo stata concepita per scopi del tutto differenti.

Quindi le soluzioni "casalinghe" messe in campo dagli Israeliani trovo che siano molto più adatte allo scopo. Pure la nostra proposta Rinoceronte potrebbe andare bene. Forse queste, però, mancano del "pugno" che il pezzo principale di un MBT è in grado di sferrare. Noi però, in Italia, dovremmo essere pieni di obici da 105/14 inutilizzati... magari gli si potrebbe trovare posto da qualche parte... è corto, pesa poco, può sparare un bel po' di tipi di munizioni diverse, il botto lo fa pure lui. Potrebbe davvero trovare una seconda giovinezza in un ipotetico MUT (nuovo acronimo, credo, starebbe per Main Urban Tank).

Ciao
LucaJJ
00martedì 18 gennaio 2005 13:19
AFV MOUT
In effetti due versione dell'Ariete con protezione alterale e psoteriore rinforzzata andrebbero benissimo:
1. tipo 'rhino' colla lama apripista, casamatta per fanti/genieri, e torretta 40-50.

2. Senza casamatta e torretta normale ma con visori piu' semplici e BdF mortaio rigato a retorcarica da 120mm.

Tra l'altro tali mezzi sarebbero utilissimi non solo in MOUT, ma anche in altri terreni 'chiusi'.

Si potrebbe fare un rgt. cosi di 'X' Cp. miste (7 HAPC e 7 'MUT'). Il solo noleggio agli USa in un anno ci paghiamo il costo d'acquisto....
Federico65
00mercoledì 19 gennaio 2005 11:46
E' questo che intendevo e abbiamo già tutto in casa.

I Leo fanno la base. I 105/14 (o, volendo spendere dei mortai da 120 a retrocarica) pure. Progettare la versione con casamatta e torrettina da 40-50 non dovrebbe essere una cosa da incubo, e nemmeno la sua realizzazione e instalazione sullo scafo.

La versione con torretta invece potrebbe anche essere più facile da fare: cambi il pezzo alle torrette dei Leo e ci metti quello che vuoi il 105/14 o il mortaio da 120. credo che la FCS la si possa riprogrammare.

Volendo, di cose se ne potrebbero fare davvero tante ed anche abbastanza in fretta.

E a qualcuno forse picerebbero davvero, specie se invece dei Leo queste modifiche fossero proposte, poniamo, per degli M60.

Ciao
drago3
00mercoledì 19 gennaio 2005 12:34
Concordo...
Bravo Federico, hai perfettamente ragione, sono le stesse cose cui anch'io penso da un sacco di tempo.
2 sole precisazioni:
- "riprogrammare la FCS": purtroppo la FCS del Leo1 (parlo del "vecchio" A1-A2 in deposito a Lenta) consta di un telemetro ottico e nulla più, lo stabilizzatore non c'è mai stato, la visione notturna è con faro IR attivo e il periscopio c'è solo per il capocarro;
- modificare gli M60; i carri in questione credo siano stati tutti demoliti o comunque resi inservibili in quanto così previsto dal trattato CFE sulla riduzione degli armamenti convenzionali.
Ci sono comunque un migliaio o quasi di Leo1 in deposito a Lenta, sui quali, spendendo POCO, si potrebbe fare MOLTO.
Il Rhino, una versione sminatore, un HIFV, mezzi per il genio e via discorrendo, non ci vuole la NASA per la tecnologia e il bilancio del Pentagono, tutte cose che si potrebbero fare quasi nel garage di casa...
Ah, che rabbia...[SM=x75473] [SM=x75473] [SM=x75473]
Federico65
00mercoledì 19 gennaio 2005 12:44
Re: Concordo...

Scritto da: drago3 19/01/2005 12.34
Bravo Federico, hai perfettamente ragione, sono le stesse cose cui anch'io penso da un sacco di tempo.
2 sole precisazioni:
- "riprogrammare la FCS": purtroppo la FCS del Leo1 (parlo del "vecchio" A1-A2 in deposito a Lenta) consta di un telemetro ottico e nulla più, lo stabilizzatore non c'è mai stato, la visione notturna è con faro IR attivo e il periscopio c'è solo per il capocarro;
- modificare gli M60; i carri in questione credo siano stati tutti demoliti o comunque resi inservibili in quanto così previsto dal trattato CFE sulla riduzione degli armamenti convenzionali.
Ci sono comunque un migliaio o quasi di Leo1 in deposito a Lenta, sui quali, spendendo POCO, si potrebbe fare MOLTO.
Il Rhino, una versione sminatore, un HIFV, mezzi per il genio e via discorrendo, non ci vuole la NASA per la tecnologia e il bilancio del Pentagono, tutte cose che si potrebbero fare quasi nel garage di casa...
Ah, che rabbia...[SM=x75473] [SM=x75473] [SM=x75473]



Sapevo che il tuo spirito da "bullonista" non avrebbe resistito molto a questa discussione [SM=x75446] [SM=x75446]

Per gli M60 io mi riferivo a quelli USA,... che i nostri fossero passati tutti nel "Paradiso di Guderian", purtroppo, lo sapevo.

Ciao
drago3
00mercoledì 19 gennaio 2005 13:30
Vedo che mi conosci...
...caro il mio Federico... [SM=x75476] [SM=x75476] [SM=x75476]
In effetti la mia fantasia si sbizzarrisce in mille idee su come si potrebbero modificare quei carri...
Una speciale?
Togliere la bdf e montare sulla torretta un bel lanciarazzi multiplo, da usare ad "alzo zero" stile il TOS-1 "Buratin" russo...
Peccato sia molto poco "politically correct"...[SM=x75476] [SM=x75476] [SM=x75476]
Che poi l'idea non è mia perchè una cosa del genere venne studiata in ambito NATO a fine anni '60, se fosse entrata in servizio avremmo avuto una specie di MLRS su scafo Leopard con 20 anni di anticipo....
Guaido
00mercoledì 19 gennaio 2005 16:16
I Leo con torrettina e obice da 105 sarebbero la soluzione più economica e ideale, purché muniti di abbondanti corazze reattive e protezioni varie, anche sulle superfici orizzontali. A chi lo assegnamo poi? Non so se l'argomento sia già stato sviscerato in passato nel Forum, ma così a occhio una cosa logica, anche tenendo conto delle esperienze del passato, mi sembrerebbe essere l'assegnazione di una compagnia "pesante" dotata dei Leo così modificati a ogni reggimento/battaglione di fanteria meccanizzata/bersaglieri; ciò potrebbe comportare però un appesantimento della catena logistica e quindi forse sarebbe meglio creare un'unità di livello battaglione/reggimento le cui compagnie possano operare autonomamente ed essere rischierate in supporto alle unità di fanteria anche in teatri operativi esteri (leggi Iraq...). Che ne pensate?

Ciao

Guido
drago3
00mercoledì 19 gennaio 2005 16:24
Torniamo seri
Torniamo un attimo seri, e precisamente all'argomento mezzi corazzati in ambiente urbano.
Mi permetto di inserire, come contraltare italiano all'esperienza USA gentilmente tradotta e postata da Pierantonio, l'esperienza dei carristi italiani in Somalia in occasione della "battaglia di Balad": il testo (che riporto integralmente) venne postato sul "vecchio" forum da Ascaro 231, al quale rivolgo un fraterno saluto, sperando venga ancora a leggerci ogni tanto e ancor più che ci porti nuovamente suoi contributi.
E' poi doveroso un pensiero commosso ai ragazzi che hanno partecipato a quei tragici fatti, e soprattutto a chi ha perso la vita in quel lontano paese africano.
Buona lettura.

La Battaglia di Balad

"Tra i tanti episodi drammatici che ricordo di quel periodo, posso dare la mia testimonianza diretta su uno in particolare, che "noi" del raggruppamento Alpha denominammo la "Battaglia di Balad"; ci furono alcuni feriti anche in modo grave ma soprattutto non potrò mai dimenticare il volto del Tenente Giulio Ruzzi che veniva trasportato con estrema rapidità verso il campo base. Corsa inutile...spirò appena vi giunse, aveva perso troppo sangue.
Era il 6 Febbraio del 1994, giornata particolarmente tranquilla in cui il mio plotone (il 3° della Seconda Compagnia Carri M60 ), era a riposo con la disponibilità di 2 M60A1 in prontezza operativa. Al mattino comandai i “miei” carristi alla manutenzione ordinaria dei mezzi e alla pulizia delle armi, dopo il pranzo stranamente c’erano poche cose da fare e decisi di lasciare il plotone in libertà, ossia ci si poteva sdraiare fuori dalla tenda per prendere il sole con tanto di creme abbronzanti!… Un’atmosfera da ferragosto che poche altre volte ci si era concessi.
Passano poche decine di minuti e cominciamo a sentire agitazione attorno a noi; elicotteri che decollano, i parà della Folgore in servizio di nuclei anti-sommossa che partono velocemente preceduti dagli incursori del Col Moschin . Una situazione abbastanza frequente che ci aveva coinvolto parecchie volte in precedenza, ma quel giorno per noi era di “festa”, e non ci facemmo caso più di tanto.
Dopo mezz’ora circa arriva il Comandante della nostra compagnia il Cap. Fabio Sandonnini che mi mette in pre allarme: “c’è un po di casino a Balad, stanno sparando, ma penso che si concluda presto, comunque tu preparati con due equipaggi….”. Io penso che sia uno dei tanti falsi allarme, e con calma vado a “recuperare” i due equipaggi…
Mi dispiace persino disturbare questi ragazzi che per giorni sotto il sole che picchia o durante la fredda notte africana hanno fatto servizi su servizi, check point , scorte e pattugliamenti senza sosta e che ora si godono una giornata di riposo, ma purtroppo se si vuol essere efficienti in ogni momento ci si deve preparare anche quando pensi che sia solo un falso allarme.
Ma non fu così; cominciarono presto a girare voci sempre più preoccupanti su quello che stava accadendo a Balad. A quel punto il mio compito di formare i due equipaggi in poco tempo fu facilitato; tutto il plotone era a disposizione, non mi restava che sceglierne i componenti. Ricevuto l’ordine, partimmo con due M60, sul primo c’ero io, (capo carro e capo pattuglia) con il mio solito equipaggio di cui ricordo solo il nome del pilota, il Carrista Fioravanzo, sul secondo il capocarro era il vice comandante del mio plotone il S.Ten. Gentile Loris, un servente ed un cannoniere, i cui nomi mi sfuggono, e come pilota quasi prepotentemente si era “intrufolato” un “veterano “ della nostra compagnia e della Somalia ( per due volte in missione in 12 mesi): il Sergente Maggiore Massimo Crispo.
Non appena fummo in contatto radio con “Venere” (la centrale operativa) e con il resto delle unità che stavano “fuori” capimmo che la situazione era precipitata. Uscimmo dal campo a tutto quello che andavano i nostri vecchi ma MASSICCI M60 e mentre imboccavamo la Via Imperiale in direzione Balad sentimmo via radio le urla ed i pianti di chi chiedeva aiuto ed in quel momento il nostro desiderio era quello di arrivare sul posto in una frazione di secondo ma mancavano 5 Km circa ed i nostri mezzi potevano viaggiare al massimo a 40 Km/h…..
Le invocazioni d’aiuto si sprecavano durante tutto il tragitto. Eravamo ormai in prossimità del check point “Torre” situato all’inizio del piccolo ponte sullo Uebi Scebeli a poche centinaia di metri dall’ingresso della cittadina di Balad, e presieduto quel giorno dai carri M60 della nostra compagnia (1° plotone), quando dobbiamo fermarci e spostarci per lasciar passare un Vm dei “Tuscania” con a bordo un ferito grave: scoprimmo poi che era il Tenente Ruzzi.
Riprendemmo subito la nostra corsa fino a “Torre” e li trovammo un caos totale: il passaggio era ostruito da un Acm crivellato di colpi dal quale scese il conduttore col volto insanguinato e barcollando si accasciò a terra; dietro si era formata una coda di mezzi vari tra Acm qualche vcc dei “Tuscania” e addirittura gli M60 che dal check point erano in primis intervenuti ma dovevano riprendere le posizioni ed erano rimasti senza munizionamento per l’MG e la 12,7 Springfield.
Mi venne raccontato che una colonna di mezzi ruotati, se non ricordo male di Bersaglieri, che proveniva da nord per dirigersi a Mogadiscio per fare ritorno in patria, era stata colta in un’imboscata nel centro di Balad e circa metà di essa era rimasta bloccata dalle improvvise barricate erette fulmineamente da decine e decine di somali accanitisi subito contro i militari italiani a colpi di Ak47. I nostri, colti di sorpresa riuscirono a rispondere abbastanza rapidamente ma altrettanto rapidamente finirono tutti i colpi a loro disposizione, la gran parte di essi si rifugiarono all’interno di una ex stazione di polizia in attesa di aiuto. Arrivarono per primi i carri M60 dal check point Torre per un primo disimpegno seguiti dai ”Tuscania” e poi dai “Col Moschin” e dai parà della “Folgore” in tenuta anti sommossa.
Quando entrammo noi i feriti erano già stati evacuati dal centro, non si sentivano spari tutto era calmo, non si vedeva nessuno. Appena oltrepassammo le barricate passammo letteralmente sopra alcune vetture che intralciavano il nostro cammino e la sparatoria riprese. Facemmo da scudo con i nostri carri ai “Col Moschin” e alle ultime truppe rimaste in trappola per scortarle fino a ” Torre”; utilizzammo tutti gli armamenti a nostra disposizione sul carro eccetto il cannone da 105; io “mitragliavo” con la mia Springfield 12,7 il mio cannoniere con l’MG coassiale il servente col FAL, sul carro del S.Ten. Gentile sparavano tutti compreso il S.M. Crispo con la sua Beretta, mentre pilotava il carro che macinava ogni cosa trovasse sul suo cammino!
Riuscimmo a scortare tutti fuori da Balad ed arrivati a Torre trovammo il Gen. Loi che ci elogiò tutti quanti per il lavoro svolto. Appena reintegrate le munizioni utilizzate (l’80% circa), venni informato sulla quantità e gravità dei feriti e purtroppo anche della morte del Ten. Giulio Ruzzi, e contemporaneamente mi venne ordinato di rientrare a Balad con gli M60 per controllare la situazione ed eventualmente localizzare i somali armati. Io chiesi al Generale di poter usare il 105 anche se sapevo che non si poteva, mi venne risposto che l’eventuale uso era solo se si veniva attaccati da armi controcarro al di fuori comunque dei centri abitati.
Il Ten. Ruzzi e i ragazzi feriti non li conoscevo, però avevo saputo che con la loro colonna di mezzi se ne stavano tornando “a casa” dopo mesi di fatiche e rischi corsi per il bene del popolo somalo; lo stesso popolo che li ha ingiustamente aggrediti!
Partimmo nuovamente in direzione di Balad. Il mio pensiero era di vendetta ma dovevo controllarmi, avrei potuto reagire veramente in maniera “pesante”…Mentre ripassavamo sul luogo della tragedia sentimmo di nuovo le raffiche di AK47 colpire le nostre corazze. Individuammo decine di somali che da dentro le case e dai terrazzi ci miravano e facevano fuoco a ripetizione per poi nascondersi. Non mi ricordo quante maglie di 12,7 scaricai su quelle case che si aprivano come cerniere e nemmeno tenni conto sul momento di quanti colpi di MG e di FAL avevano sparato il mio cannoniere ed il mio servente e tantomeno non sapevo quanto aveva sparato il carro del S.Ten. Gentile, oltretutto la mia radio si era rotta e poteva solo ricevere, comunicavo ed impartivo, per quello che potevo, gli ordini a gesti.
Mi ricordo Gentile che mi urlava di stare attento perché mi sporgevo troppo fuori dal carro per sbloccare la Springfield che si inceppava mentre ci piovevano addosso colpi da tutte le parti; io non potevo fare altrettanto con lui per via della radio…
Quando tutti i colpi in nostra dotazione ( parecchi ) finirono, non si udiva più “mezzo sparo” da parte dei somali; “…forse avranno preso paura e se ne sono scappati via” pensai… Purtroppo (per loro) non fu così.
Ascaro 231, nominativo in maglia radio del S. Ten. Eneo Giatti, comandante del 3° Plotone della 2^Compagnia Carri del 187°Rgt.Paracadutisti, Raggruppamento Alpha, Balad Somalia, Nov.1993-Mar.1994."
@sterix
00mercoledì 19 gennaio 2005 18:57
Re: Torniamo seri

Scritto da: drago3 19/01/2005 16.24
Mi venne raccontato che una colonna di mezzi ruotati, se non ricordo male di Bersaglieri, che proveniva da nord per dirigersi a Mogadiscio per fare ritorno in patria, era stata colta in un’imboscata nel centro di Balad e circa metà di essa era rimasta bloccata dalle improvvise barricate erette fulmineamente da decine e decine di somali accanitisi subito contro i militari italiani a colpi di Ak47. I nostri, colti di sorpresa riuscirono a rispondere abbastanza rapidamente ma altrettanto rapidamente finirono tutti i colpi a loro disposizione, la gran parte di essi si rifugiarono all’interno di una ex stazione di polizia in attesa di aiuto.



Sapete perchè finirono subito le munizioni?

Ho due versioni (attendibili entrambe), la prima riguarda il fatto che i Bersaglieri stavano ritornando a Mogadiscio per essere imbarcati per l'Italia e ... i "nostri" non ritennero di far viaggiare sino all'imbarco gli uomini in assetto di guerra (quindi, quattro caricatori da 30 colpi, bombe a mano, ecc.), ma con il solo armamento limitato alle munizioni per la sola scorta.

La seconda versione, più precisa, rammenta che i soldati avevano solo un caricatore a testa rifornito di munizioni ... ovvio che le finirono subito!
Claudio
@sterix
00mercoledì 19 gennaio 2005 19:08
Aggiungo che entrambi gli episodi citati da Pierantonio e Drago3, portano alla luce come senza i Carri Armati i caduti aumentano vertiginosamemente!

L'MBT è "centro di fuoco" con una mobilità estrema su ogni terreno e non tema la stragrande maggioranza degli armamenti diffusi nella guerriglia, salvo gli RPG dell'ultima generazione ...

A me piaceva "molto" l'M.60 perchè era un MBT che poteva - alla necessità - ingaggire diversi beragli contemporaneamente in più direzione, per esempio, mentre il Capocarro poteva sparare in direzione "ore 12" con l'MG coassiale al cannone, il Capocarro poteva a sua volte rispondere al fuco ad "ore 6" con la Springfield da 12,7mm ed ancora il servente usare il fucile d'assalto "ad ore 3"....

Claudio

PS. Peccato che sia stato ritirato dal servizio e "rottamato"!

Gli Israeliani - che di carri se ne intendono! - lo hanno debitamente aggiornato ed ammodernato, ma ... altra cultura ...altra gente!
Pierantonio
00mercoledì 19 gennaio 2005 22:41
Come già dissi a questo punto tanto varrebbe riesumare il concetto che a suo tempo portò al derivato dell'M60A1 denominato M728 CEV (Combat Engineer Vehicle), privato della gru e dotato di corazze aggiuntive, nuovo impianto motopropulsore ed ammeniccoli vari come sanno ben fare gli israeliani.
tanto più che il mortaio da demolizione è stato apposta progettato e dotato di un'ottica piuttosto semplice per sparare a brevi distanze.
Attualmente mi risulta che tutti gli M728 siano stati ritirati dal servizio e che non sia stato finanziato il suo successore basato sul carro M1 Abrams.

www.globalsecurity.org/military/systems/ground/m728.htm

In seconda ipotesi si potrebbe studiare l'applicazione sullo scafo Leopard od ARIETE di una torretta AMOS (Advanced MOrtar System) dotato di un doppio mortaio da 120 mm a retrocarica con portata utile da 14 [SM=x75461] [SM=x75460] a 13.000 metri. La torretta, progettata per essere installata su di un'infinità di veicoli senza molte modifiche, potrebbe forse essere installata anche sul DARDO (gli svedesi la montano sul CV90).

www.defense-update.com/products/a/amos.htm

AMOS (Advanced MOrtar System) is a twin barrelled 120 mm mortar turret, which can be mounted on a variety of vehicle chassis and fast combat boats. AMOS represents the latest technology in turret systems. It can operate autonomously with impressive firepower, including direct and indirect fire capability together with Multiple Rounds Simultaneous Impact (MRSI), up to a range of 10 km. The AMOS turret comprises two 120 mm mortars with automatic ammunition handling and electronic target engagement /firing systems.

Entrambi i veicoli, pur evitando le canne eccessivamente lunghe e di fatto non molto agevoli da usare sulle brevi e brevissime gittate, avrebbero comunque i vantaggi del veicolo cingolato.
Ciao

[Modificato da Pierantonio 19/01/2005 22.45]

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