Come è cambiato l'alpinismo......

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ClaudioTN
00martedì 20 marzo 2007 22:01
Bellissimo articolo su montagna.org [SM=g27811]


Negli anni '60, l’ambiente un pò stantio e conservatore degli "alpinismi" allora maggiormente in auge (tedesco,italiano, francese), incomincia ad essere agitato da venti di cambiamento provenienti dai paesi anglosassoni. Venti che portano nomi come free climbing o bouldering.


Complice il generale movimento di trasformazione della società che passa sotto il nome di "Sessantotto", le novità iniziano a cambiare anche l'alpinismo. Novità che comunque sorgo accanto ad un’attività degna del massimo rispetto, forse un pò appiattitta: ad esempio, pensiamo alle grandi artificiali di Loss e di Enrico Mauro e Mirko Minuzzo, o alle invernali dei fratelli Giovanni e Francesco Rusconi.

Come in tutta la società le nuove tendenze provenivano dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra, anche in montagna é l’alpinismo anglosassone a fungere da modello.

Gli alpinisti inglesi avevano già fatto la loro ricomparsa sulle Alpi, ai massimi livelli, alla fine degli anni 50. Basti pensare, nel gruppo del Monte Bianco, alla prima salita del pilastro centrale di Freney di Chris Bonnington e Don Whillans o alla via di Joe Brown e Don Whillans sull'Agiuille du Blatiere.

Quelli americani invece, avevano fatto una rapida - ma estremamente incisiva - apparizione, portando dalla lontana Yosemite una ventata di novità nel gruppo del Bianco, forse al tempo non appieno compresa nel su valore. Parliamo di Royal Robbins, che sul Petit Dru ha aperto la diretta americana con Gary Hemming nel 1962 e la direttissima americana con John Harlin nel 1965. Della prima salita alla Sud dell'Aiguille du Fou, di Tom Frost, Stewart Fulton, e ancora Harlin e Hemming, nel 1963 (nella foto).

Bisogna però attendere qualche tempo perchè il fenomeno si imponga definitivamente. Le caratteristiche principali di questo “rinascimento” dell’alpinismo, che comportò una vera rivoluzione tecnica, tecnologica, etica e linguistica, sono le seguenti:

Free Climbing: rifiuto, più o meno radicale, dell’arrampicata artificiale, tacciata come oltraggio alla montagna ed inganno, e sublimazione dell’arrampicata libera come mezzo espressivo.

Clean Climbing: rifiuto del chiodo ad espansione e notevole ridimensionamento dell’uso dei chiodi tradizionali a favore delle moderne protezioni veloci (stopper, eccentrici, poi friends, e così via), nella volontà dichiarata di lasciare intatta la parete.

Bouldering: rivalutazione delle strutture di bassa quota ed addirittura dei massi come attività fine a se stessa (sassismo o boulder). [SM=x948599] Flaviosky, Sittlieb ci siete? [SM=x948596]


Dagli Stati Uniti iniziava ad arrivare anche un estremo tecnicismo (artificiale estrema, micronut, chopperhead, cliff, rurp, etc), che in quel paese ben si sposavano con le altre tendenze, ma che in Europa faticarono a trovare una loro collocazione.

In generale, si tratta di una grande rivalutazione delle capacità fisiche e tecniche dell'alpinista, ma allo stesso tempo del rifiuto delle tradizionali componenti dell’alpinismo: fatica, paura, freddo. Inizia insomma a distinguersi, all'interno dell'alpinismo, il dualismo tra arrampicata e alta quota.


[SM=x948648]
Sittlieb
00mercoledì 21 marzo 2007 12:59
Guarda il mio parere da NON praticante è che, quando in una parete si cominciano a buttar dentro troppi chiodi e porcherie varie la salita perde il senso, se te in quanto umano non ce la fai che scopo ha il riuscir ad andar avanti basandosi SOLO su mezzi artificiali?



ClaudioTN
00mercoledì 21 marzo 2007 13:05
Re:

Scritto da: Sittlieb 21/03/2007 12.59
Guarda il mio parere da NON praticante è che, quando in una parete si cominciano a buttar dentro troppi chiodi e porcherie varie la salita perde il senso, se te in quanto umano non ce la fai che scopo ha il riuscir ad andar avanti basandosi SOLO su mezzi artificiali?






Quoto in toto....... se pensi agli alpinisti di una volta che hanno scalato vie incredibili con corde di paglia intorno alla vita e scarponi di pezza...... fenomenali! [SM=g27811]
fabri964
00mercoledì 21 marzo 2007 15:56
Re: Re:

Scritto da: ClaudioTN 21/03/2007 13.05


Quoto in toto....... se pensi agli alpinisti di una volta che hanno scalato vie incredibili con corde di paglia intorno alla vita e scarponi di pezza...... fenomenali! [SM=g27811]



Tempo fa, approfittando della mia lunga pausa-pranzo (90 minuti), mi sono messo a gironzolare per una delle tre grandi librerie che ci sono nella zona in cui lavoro e... chissà come mai [SM=g27833] mi sono fermato nel reparto "libri di montagna" [SM=g27833] [SM=g27836]

Tra i tanti libri ho notato un volume che parlava della vita di Emilio Comici e delle sue varie imprese alpinistiche. Vi giuro che leggendo alcuni passaggi, sono rimasto allucinato da ciò che riusciva a fare con l'uso di materiali a dir poco...fatti in casa! Altro che scarponi di pezza e corde di paglia! Da ammirare personaggi così...!!

Per me arrampicarsi su una parete usando mezzi super-tecnologici è quasi come salire in funivia. Come si fa a provare soddisfazione dopo un'impresa alpinistica in cui un buon 70% di riuscita lo si deve ai "mezzi artificiali"???

Evviva noi che usiamo soltanto le nostre gambe!!! [SM=x948596] [SM=x948596] [SM=x948596]
Sittlieb
00mercoledì 21 marzo 2007 20:17
Re: Re: Re:

Scritto da: fabri964 21/03/2007 15.56
Per me arrampicarsi su una parete usando mezzi super-tecnologici è quasi come salire in funivia. Come si fa a provare soddisfazione dopo un'impresa alpinistica in cui un buon 70% di riuscita lo si deve ai "mezzi artificiali"???



Sottoscrivo in toto, anche se non lo paragono ad una funivia, uno comunque deve aver un fisicaccio e una buona mente per far certe cose.

[Modificato da Sittlieb 21/03/2007 20.18]

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