David Gilmour: On An Island Tour 2006

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"Palantir"
00martedì 19 settembre 2006 17:17
- David Gilmour : On An Island Tour 2006 –

La prima tappa del mini tour estivo in Italia che ha toccato anche Venezia, è Firenze. In piazza Santa Croce, 8000 fan in delirio per le note fluttuanti del noto chitarrista e voce dei Pink Floyd.


…Ho avuto la fortuna di essere stata immaginata, probabilmente ascoltando il creato qualcuno ha desiderato imitarne le frequenze. Sono stata adattata e imbavagliata in strette partiture matematiche, percossa, pizzicata soffiata ed aspirata. Ho avuto la fortuna di essere pensata da menti geniali e prodotta da esecutori sopraffini e a volte ho temuto d’essere chiusa da chiavi e messa troppe volte in pausa. Ho centinaia di combinazioni che sfociano in altrettanti generi, ma in vita mia non avrei mai creduto che da 40 anni a questa parte qualcuno potesse mettermi a regime psichedelico, e sentirmi viva più che mai…

Signore e Signori David Gilmour nel suo tour mondiale del 2006 ha messo in scena ancora una volta la MUSICA, nella sua accezione più pura.

C’era indubbiamente molta curiosità di riascoltarlo dopo ben dodici anni di silenzio internazionale, e un po’ di timore che il tempo avesse lasciato gli strascichi indelebili di una maturità ormai acquisita da molto.
Il programma prevede un primo tempo dedicato interamente al nuovo album, ed un secondo incentrato sulla vasta produzione targata Pink Floyd.
Si spengono le luci che illuminavano il pubblico alle 21 in punto, e nell’oscurità si diffonde dagli altoparlanti del palco il battito cardiaco con il quale inizia l’album “The Dark Side of the Moon”, e in un attimo si dissolve ogni timore che qualcosa sia cambiato.
"Breathe", "Time" e “Breathe (reprise)” proiettano il pubblico nel clima pinkfloydiano di cui non si è persa mai memoria.



E’ solo un assaggio, memorabile, di una qualità senza tempo, eseguito con grinta e affiatamento che lascia letteralmente a bocca aperta gli astanti. Come da programma è giunta l’ora dell’intera esecuzione di "On an Island", che è un album ricco di ballate ed atmosfere meditative e di tensione che sa fondere malinconia e serenità allo stesso tempo, nel quale è innegabile che si affacci a più riprese lo stile dei Pink Floyd, e che ha il pregio di restituire Gilmour ai suoi ascoltatori con la consapevolezza di un suo nuovo amore per la ricerca musicale e le modulazioni sonore legate non esclusivamente alle chitarre.
Il secondo tempo dello show è esclusivamente Pink Floyd, ed è una combinazione di autentico rock psichedelico che sembra essere un grido pronto a squarciare l’oscurità di dodici anni di silenzio, come i laser sul palco lacerano la calda notte fiorentina nella stupenda cornice di piazza Santa Croce.



Gilmour si avvicina al microfono e in un italiano più che discreto ci rende partecipi della sua necessità di avere un ottimo Chianti, alcuni bicchieri e soprattutto molto silenzio: inizia così “Shine on you crazy diamond”, e il tappeto avvolgente di note che caratterizza l’intro è sostituito da una melodia derivata dà bicchieri di cristallo colmi d’acqua leggermente sfiorati, che a seconda della quantità del liquido hanno tonalità differenti. E’un’autentica atmosfera tra la magia e il surreale che accompagna l’assolo del chitarrista di Cambridge, e strega il pubblico lasciandolo piacevolmente colpito innanzi ad un’incredibile nuova soluzione su un brano che ormai conta ben 31 anni di vita.



La scaletta segue, giunti a questo punto, un’interessante coesione tra brani del recente passato e la produzione antecedente l’album “The Dark Side of the Moon“, ossia i primi anni ’70.
“Wearing The Inside Out”(’94) cantata da Richard Wright, storico tastierista ed organista dei Pink Floyd che accompagna Gilmour nel tour e nella registrazione del nuovo album; “Astronomy Domine”(’67) e “Fat Old Sun” (’70) quest’ultima suonata con una perfezione armonica da far impallidire ogni confronto, entrambe dedicate all’amico recentemente scomparso nonché fondatore dei Pink Floyd, Syd Barrett; “Coming Back To Life”(’94), “High Hopes”(’94) che vede addirittura l’utilizzo di ben 3 chitarre da parte di Gilmour e un assolo alla “slide guitar” da brividi. E si arriva ad “Echoes”(’71): un capolavoro! Oltre venti minuti di canzone eseguita con passione, affiatamento, e attenta cura di ogni piccolo particolare melodico che rimarrà viva nel ricordo di chi ha avuto la fortuna di vivere tre ore di concerto entusiasmante, dove i musicisti hanno davvero offerto del loro meglio.



Il bis concesso dalla band è composto da due grandi classici immancabili dei Pink Floyd: “Wish you were here” (’75) e “Comfortably Numb” (’79).
Il concerto nella sua totalità è molto curato, ed improntato su toni volutamente distesi rispetto all’impatto visivo che solitamente accompagna i Pink Floyd. Il perché di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti: è Gilmour che suona e canta i Pink Floyd oltre che se stesso. L’intento di un distacco dal suo passato riesce solo nell’impronta dello show, ma non nella scelta musicale, né nella sostanza e nemmeno nella composizione dei nuovi brani da solista che mantengono evidenti sfumature dal sapore pinkfloydiano. La scelta degli artisti e collaboratori che compongono la band è ancora una volta legata ai Pink Floyd: al già menzionato Richard Wright, si aggiungono Dick Parry - Saxofonista di “Dark Side of The Moon”, e tornato a suonare con i Pink Floyd nel tour di Division Bell (’94), Guy Pratt - il bassista dei Pink Floyd dal vivo fin dall'87, Jon Carin - altro tastierista che da tanto suona con i Pink Floyd, Phil Manzanera - chitarrista e già presente nell’ultimo disco del gruppo, Steve DiStanislao - batterista, risulta essere l’unico elemento non legato ai Pink Floyd. Il distacco è impossibile e tutti ne sono coscienti e consapevoli e lo stesso Gilmour si diverte a nascondersi per poi esplodere nell’apoteosi dello storico gruppo. E’ un gioco, ma con un suo costrutto: la scelta musicale non è casuale. I brani degli albori del gruppo e quelli dell’ultimo album sono simbolici: i primi testimoniano la dura strada verso il successo, mentre i secondi l’appagamento costruttivo dopo il suo raggiungimento. In una parola i pezzi proposti sono la sintesi dell’animo attuale di Gilmour, impegnato nella ricerca di una nuova strada ma cosciente della propria affermazione. I Pink Floyd sono Gilmour e Gilmour è l’anima dei Pink Floyd del nuovo corso, è forse questo il punto cardine che in questo momento è “Obscured by Clouds” .





- Scaletta del concerto tenutosi a Firenze in Piazza Santa Croce il 2 /8/ 2006 -

Prima parte:

Breathe, Time, Breathe (reprise), Castellorizon, On An Island, The Blue, Red Sky At Night, This Heaven, Then I Close My Eyes, Smile, Take A Breath, A Pocketful Of Stones, Where We Start

Seconda parte:
Shine On You Crazy Diamond, Wearing The Inside Out, Astronomy Domine, Fat Old Sun, Coming Back To Life, High Hopes, Echoes

Bis:
Wish You Were Here, Comfortably Numb




(Testo e foto di Svevo Ruggeri)

[Modificato da "Palantir" 19/09/2006 17.19]

Eadaoin
00mercoledì 20 settembre 2006 19:17
...splendido...

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