La festa si sant'Agata
Alcuni interessanti aspetti di questa "festa".
LA PROCESSIONE
Ogni anno Catania offre alla sua patrona una festa che è un'orgia di colori, di fuochi, di costumi e di tradizioni pagane. È paragonata alla settimana santa di Siviglia o al Corpus Domini di Cuzco, in Perù. In questi giorni la città dimentica ogni cosa per concentrarsi sulla festa, misto di devozione, paganesimo e di folklore, che attira ogni anno sino a un milione di persone, tra devoti e curiosi.
Nel profondo inconscio dei catanesi rivive la tradizione che da dieci secoli prima del cristianesimo era in voga a Catania, come in tutto il mondo mediterraneo, in onore della vergine-madre Iside egiziana
Il terzo giorno è riservato all’offerta delle candele. Un' usanza popolare vuole che i ceri donati siano
alti o pesanti quanto la persona che chiede la protezione. Alla processione per la raccolta della cera, un breve giro dalla fornace alla cattedrale, partecipano le maggiori autorità religiose, civili e militari. Due carrozze settecentesche, che un tempo appartenevano al senato che governava la città, e undici "candelore", (deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: "Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima" (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava a febbraio)
o simulacri di enormi falli in erezione che costituirono i simboli religiosi dei primi culti pagani.
Questi simulacri sono affidati a gruppi di portatori (due corporazioni, sempre in "guerra" hanno la gestione di questi fercoli).
Il compito precipuo di questi portatori è quello di ballare davanti alle botteghe dei munifici cittadini.
Questa prima giornata di festa si conclude in serata con un grandioso spettacolo di giochi pirotecnici in piazza Duomo. I fuochi artificiali e la sontuosità delle luminarie durante la festa di sant’Agata, riportano alla mente le tradizioni di Iside!
Uno dei caratteri salienti di questa festa era la grande illuminazione notturna; la gente attaccava un'infinità di lampade ad olio fuori delle case e le lampade bruciavano tutta la notte. Questa usanza si osservava in tutto l'Egitto.
Per la cittadinanza, invece, assume un significato particolare, perché ricorda che la patrona, secondo quel che si racconta, martirizzata sulla brace, vigila sempre sul fuoco dell’Etna e di tutti gli incendi.
FINE PRIMA PARTE
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