L'EX MINISTRO CASTELLI: DI PIETRO HA BATTUTO MASTELLA

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INES TABUSSO
00sabato 14 luglio 2007 20:54


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IL MESSAGGERO
12 Luglio 2007
L’ex ministro Castelli: Di Pietro ha battuto Mastella
di CRISTIANA MANGANI

ROMA - Ha ribadito che le leggi deve farle il Parlamento e non la magistratura, e che quello che è successo ieri in aula, al Senato, è stata solo «una farsa, un’operazione di facciata». Una giornata sofferta per l’ex guardasigilli della Lega Nord, Roberto Castelli, durante il voto a Palazzo Madama per l’approvazione della riforma sulla giustizia varata dal suo successore, Clemente Mastella.
Senatore Castelli, è passato l’emendamento Brutti, cosa comporta riguardo alla separazione delle carriere?
«È un argomento sul quale, purtroppo, sono stati spesi fiumi di parole. Non è che io voglia insistere sulla separazione dei ruoli, ma è pur vero che così anche la piccola apertura che si era creata, cioè quella della necessità di cambiare regione, è stata vanificata. Si è arrivati ad approvare la soluzione secondo la quale se un giudice cambia funzione tra civile e penale o viceversa, non è obbligato a cambiare distretto, ma solo circondario, quindi provincia. Tutto ciò è una grave sconfitta per i cittadini. La magistratura diventa vittoriosa e i magistrati non saranno più soggetti alle leggi, ma “legibus soluti” (assolti dalla legge, immuni ndr)».
In che senso?
«Perché nella battaglia tra Di Pietro e Mastella, alla fine, ha avuto la meglio Di Pietro. Ha fatto proprio l’emendamento presentato da Brutti e ha messo all’angolo il ministro della Giustizia, ottenendo un unico risultato: che le leggi sull’ordinamento giudiziario, in Italia, non le fa il Parlamento ma la magistratura. È una loro vittoria e l’Idv, con Di Pietro in testa, l’ha sostenuta facendosi portavoce delle richieste dell’Associazione nazionale magistrati. Chi ha vinto è solo l’Anm».
Eppure è stata proprio l’Anm a dichiarare lo sciopero contro questa riforma.
«Tutto finto, sin dall’inizio. Erano tutti d’accordo, hanno concordato di dichiarare uno sciopero per mettere sotto pressione il Parlamento. Io l’ho detto dal primo momento. L’astensione verrà revocata, perché non si è mai voluto farla realmente, l’intenzione non c’è mai stata. Ieri, in aula si è scritta una bruttissima pagina. Dobbiamo chiederci, allora, se questa Camera rappresenta concretamente il voto popolare oppure se è illegittima, visto anche quello che emerge sui brogli delle circoscrizioni estere».
Alla fine, la maggioranza sembra aver trovato l’accordo.
«Anche questa volta si è salvata per miracolo. Se non ci fosse stato il voto del senatore a vita, Giulio Andreotti, il Governo sarebbe caduto. Per l’approvazione dell’articolo 1 della riforma, il voto è stato di 152 contro 151, uno scarto ridicolo. Ormai è la prassi, questa maggioranza si salva sempre più spesso per gli interventi dei senatori non eletti».
C’è stata polemica anche per la richiesta sul contingentamento dei tempi.
«Per noi, la risposta è un secco no. La proposta di contingentare i tempi è inaccettabile».
La riforma Mastella passerà?
«Con un unico risultato, che verrà scritta un capitolo bruttissimo per il Parlamento. Ha dimostrato di scrivere sotto dettatura dell'Associazione nazionale magistrati. Anzi, a questo punto, dopo quanto successo in aula, viene da chiedersi, veramente, quali armi di pressione ha l'Anm rispetto al centrosinistra».




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