MAGRA FIGURA DI GRASSO

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INES TABUSSO
00sabato 2 giugno 2007 16:33

CORRIERE DELLA SERA
02 giugno 2007
Elogio di Fisichella Monsignor Coraggio
Aldo Grasso

Oportet ut scandala eveniant recita una celebre frase del Vangelo, per dire che in certe circostanze gli scandali sono necessari per muovere le acque putride dello stagno. Con il documentario «Sex Crimes and the Vatican» Michele Santoro le ha mosse ma forse non immaginava che a muoverle più di tutti sarebbe stato il prete in studio, Rino Fisichella. Che è stato il vero protagonista della serata: sia nel confessare il profondo senso di tristezza per le vittime innocenti, sia nella composta fermezza con cui ha difeso la Chiesa. Ruolo difficile quello di monsignor Fisichella perché, in quanto rappresentante illustre della Santa Sede, era di fatto l'imputato numero uno. Doveva difendere le posizioni del Vaticano e respingere le accuse rivolte all'allora cardinale Ratzinger, dipinto nell'inchiesta come colui che impose il silenzio sui casi di pedofilia. Di fronte alle denunce di Colm O'Gorman (presente in studio con un traduttore che urlava più di lui), di fronte a testimonianze drammatiche, di fronte a una platea di certo non benevola (per scaldare il «suo» pubblico Santoro aveva iniziato spiegando che la cultura cattolica in tv produce solo pacchi e grandi fratelli), monsignor Fisichella ha prima di tutto espresso la sua tristezza per le vittime innocenti. Non ha negato i fatti, non si è trincerato dietro qualche alibi: «Chiunque sa, denunci quel che è successo, purché questo sia vero». Poi ha rincarato la dose, scagliandosi contro «le persone che non avrebbero mai dovuto diventare preti». «Queste persone — ha detto il vescovo — hanno gettato discredito sulla grande maggioranza di preti onesti, che tutto fanno pur di dimostrare la correttezza della loro vocazione. Hanno creato una situazione di scandalo e mancanza di credibilità che è un danno incolmabile».
Con altrettanta fermezza, però, ha parlato di atto d'accusa senza contraddittorio e ha spiegato che la direttiva «Crimen Sollicitationis» del 1962 parlava solo di un segreto processuale che equivaleva al silenzio che il magistrato chiede quando è in atto un'inchiesta. È bene che il documentario «Sex Crimes and the Vatican» sia andato in onda e visto da un vasto pubblico (con una media del 21% di share), anche se era un lavoro di parte, spesso pieno di risentimento: uno degli autori, O'Gorman, è stato vittima da ragazzo della violenza di un prete pedofilo e ora dirige un'associazione irlandese «One in Four» che si occupa delle vittime di abusi e combatte «l'omertà della Chiesa di Roma». Nel Vangelo di Matteo (18,7) la corretta traduzione della frase citata all'inizio suona così: «È inevitabile che gli scandali avvengano» ma prosegue con una tremenda minaccia: «Guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!». Per lui, se offende un bambino, è riservata una macina al collo e il fondo degli abissi. La pedofilia, gli abusi sessuali esistono, sono un male vergognoso e terribile che spesso si annida fra gli educatori (di tutto il mondo, di tutti gli orientamenti, di tutte le confessioni). Il documentario pareva piuttosto un rancoroso regolamento di conti e, per fortuna, è stato bilanciato dalla presenza in studio del monsignor Fisichella. I cui compiti non si sono però esauriti: con la sua forte presenza televisiva, simbolicamente si è caricato sulle spalle la croce del garante. Ora toccherà a lui far sì che la giustizia per i preti pedofili non sia così lenta come pare essere, toccherà a lui spazzar via l'impressione di silenzio complice che da più parti viene denunciato.



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