Premessa: a quanto ne so, è l'uso del maiuscolo, e non del grassetto, che, nel contesto dei forum e del social network, corrisponde a gridare, il grassetto serve esclusivamente a sottolineare un concetto.
Quindi continuerò ad usarlo, proprio nell'ottica di cui sopra.
Entrando nel merito: io non credo in un futuribile sviluppo della rete tranviaria a Genova, ed anzi ho la vaga impressione che la realizzazione di una rete potrebbe incontrare, fatte le debite proporzioni sul piano operativo, le stesse difficoltà che ha incontrato lo sviluppo della metro. Non è solo questione di scelte tecniche, ma di volontà politica, di efficace o mancata pianificazione, di ontologia professionale di chi opera.
Va detto che la scelta delle opzioni tecniche non è indifferente: secondo pareri consolidati, la metro classica non è giustificata in realtà urbane inferiori al milione di abitanti. Le rare e riuscite eccezioni sono attribuibili ad intuizioni accorte, ad una meditata pianificazione,ad un uso intelligente delle risorse disponibili, ad una visione preliminare e complessiva del sistema. Come è avvenuto appunto a Bilbao, e in situazioni similari, che ho voluto citare proprio perchè io non sono un "trammista da gradinata" ma parteggio semplicemente per i sistemi che si mostrano efficienti. A Bilbao come prima cosa si sono coordinati tutti i soggetti trasportistici per stabilire chi poteva cedere un tratto di ferrovia dismessa, un sedime inutilizzato, un'area vacante. Qui, vale la pena ricordarlo, non si sono ancora chiariti le idee su come, dove e quando realizzare il prolungamento da Brin a Canepari, le cui modalità esecutive sono ancora nella notte delle opzioni progettuali.
Io non faccio considerazioni qualunquistico-disfattiste (quelle che tu chiami "maniman da Mercntile") ma attingo a dati e ad elementi concreti.
Se vivessi a Bilbao (o a Valencia, a Porto, in altre situazioni che vedremo)
sarei un aperto sostenitore di quella metro. Se vivessi a Sassari o a Messina, sosterrei che la scelta tranviaria si è conclusa in un buco nell'acqua, ed è servita sopratutto a ramazzare finanziamenti.
Perchè un sistema di trasporto ha vinto la sua sfida quando funziona, quando movimenta una grande quantità di passeggeri, quando costituisce una reale alternativa alla mobilità privata.
Ostinarsi a difendere qualcosa che assurge al valore di simbolo pretenzioso di non si sa bene quale modernità è ottusamente ideologico: perchè per poter obiettivamente valutare tali aspetti bisogna sapere come gira il mondo al di fuori del nostro orizzonte quotidiano, bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione e di accettare le proprie sconfitte, e soprattutto bisogna essere utenti quotidiani e consapevoli del trasporto pubblico. Toccare con mano ciò di cui si parla, a volte a sproposito.
Giova anche ricordare che, nella congiuntura finanziaria in cui ci troviamo, per qualche anno non si parlerà certo di estensioni della metro, ma semmai di conservare faticosamente il già risicato livello di TPL di cui la città ha così drammaticamente bisogno: l'idea di ritrovarmi con ulteriori devastanti sforbiciate (ad esempio il trasporto serale soppresso del tutto e quello festivo ridotto al lumicino) per permetterci il lusso di provare l'orgasmo della metro canonicamente sotterranea in Valbisagno mi sembra un insulto alla logica e al buonsenso.
Per Giambo: l'idea che, in una città con una tendenza preoccupante all'invecchiamento, l'utenza debba fare in salti mortali per passare da un mezzo all'altro e giustificare disperatamente le madornali cazzate fatte a suo tempo mi sembra un ottimo esempio di come anteporre la logica dell' "utilizzo coattivo" all'interesse generale, o, in altri termini, a occultare gli errori danneggiando tutti.
Coprire la merda usando la farina destinata a fare il pane, come metafora rende l'idea?