Quando si sorpassano i limiti - Il Burga

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francocoladarci
00sabato 18 settembre 2010 10:52
Con burqa porta figlia a scuola: rivolta mamme, spaventa bimbi

di Laura Pesino

ROMA - Per i bimbi è "la maestra nera". Nera come gli incubi dell'infanzia. In realtà è una mamma, di fede islamica, che accompagna una loro compagna in classe indossando il burqa. Una mamma contro la quale le altre mamme hanno scatenato una protesta davanti al direttrice scolastica della scuola materna di Sonnino, centro in provincia di Latina. "Se vuole il burqa lo indossi per strada, qui a scuola spaventa i nostri figli. Se lo deve togliere e mostrare la faccia", hanno obiettato davanti alla direttrice scolastica precisando a scanso di equivoci "il nostro non è razzismo". Insomma spiegano le mamme, che pure quella donna conoscono bene perché è la moglie dell'imam e vive nel centro di circa 7000 anime da un anno e mezzo senza mai avere avuto problemi, "fuori dalla scuola può indossare quello che vuole ma chiediamo che quando è dentro la scuola si scopra almeno gli occhi e la bocca così da permettere ai bambini di capire che sotto il vestito scuro c'é una signora". Insomma no 'la maestra nera', per via del colore del burqa, ma una mamma in carne ed ossa. Le donne hanno anche detto anche di volere parlare con la signora, "le vogliamo far capire, vogliamo confrontarci".

Il marito della donna, Moustafa Addi, imam della moschea di Priverno dunque uomo di fede e che segue i principi islamici, spiega cercando di abbassare i toni. "Non c'é proprio nulla da temere -dice fuori dalla sua casa ai giornalisti- si tratta solo dell'abito che indossano le donne del mio paese, appartiene a fede e tradizione. Non c'é da avere paura". Ma il caso nel piccolo centro è gia scoppiato e non si parla d'altro. La scuola cerca di correre ai ripari anche perché si tratta di tutelare i bimbi, tutti i bimbi. Per questo la direttrice scolastica Assuntina Natalini per lunedì ha convocato una riunione dove sono invitati tutti: mamme che protestano, mamma col burqa e il sindaco Gino Cesare Gasbarrone. Anche perché le genitrici -senza burqa- sollecitano una soluzione immediata e, in caso contrario, non escludono di arrivare ad una raccolta di firme a sostegno delle loro ragioni. Il sindaco Gasbarrone non esclude nulla, anche provvedimenti radicali tipo un'ordinanza anti-burqa.

"Per ora nessuna ordinanza ma a mali estremi estremi rimedi -dice Gasbarrone- Spero però di non arrivarci. Con il dialogo sono certo che si potrà far capire alla signora che, nel momento in cui i bambini risentono di questa cosa e manifestano un disagio, è necessario ragionare insieme e trovare una soluzioni condivisa, che rispetti le esigenze della signora e anche quelle dei bambini. Con il dialogo si potrà risolvere la vicenda. Spero non ci sia bisogno di altro". Il pastore evangelico della comunità di Sonnino, Claudio Zappalà, individua un'altra possibile strada: "Insegniamo ai nostri bambini la diversità. Se la legge italiana lo consente non capisco perché tanta paura, se le regole giuridiche consentono di girare con il viso coperto è giusto che la signora assecondi la sua religione e indossi il burqa, se crede. Ai bambini è possibile insegnare la diversità".

Il fatto è che la legge italiana NON consente di andare in giro con il volto coperto, si vogliono rispettare la loro tradizione c'è solo una possibilità, ritornare nel loro paese, e noi rispetteremo tale decisione.

Franco



Gabriella Prosperi..
00sabato 18 settembre 2010 11:29
Purtroppo in questo periodo i toni son destinati ad alzarsi sempre più.
Concordo con il religioso evangelico e suggerisco che, se si vuole rispetto, lo si deve dimostrare.
I bimbi si spaventano perchè sono a loro volta spaventati dai discorsi degli adulti, sarebbe così semplice allevarli, almeno loro, nel concetto di eguaglianza e del diritto di esprimere le proprie consuetudini.
Poi ci si scandalizza se una corte europea stigmatizza l'esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici, quando siamo i primi a stigmatizzare le altrui credenze con la scusa che siamo ''i padroni di casa''.
Gabriella
francocoladarci
00sabato 18 settembre 2010 12:18

Dabriella dice.

con la scusa che siamo ''i padroni di casa''.



Ma è proprio questo il punto.

Se io sono “ospite” non posso pretendere di modificare le consuetudini del padrone di casa.
Ora,il rispetto verso gli altri deve essere riconosciuto, ma tale rispetto non può andare contro la cultura del posto, ora in merito ad esempio del crocefisso, esso è cultura cristiana vecchia di 2000 anni, il rispetto verso un musulmano non implica che si debba rimuovere tale simbolo perché turba tale persona, il musulmano DEVE accettare l’usanza del posto che lo ospita, come d’altra parte abbiamo fatto noi quando agli inizi del XX secolo ed anche prima siamo espatriati per altri luoghi.

In ultimo c’è da considerare le leggi che governano il paese, ad esempio è vietato circolare con il volto coperto, quando un motociclista usa il casco integrale per muoversi, lo deve subito togliere quando scende dalla moto e si reca in un luogo.

Attenzione a rispettare poi quelle che sono le “LORO TRADIZIONI”, poiché è nella loro tradizione ad esempio è cultura la pratica della “INFIBULAZIONE” genitale delle ragazze, cosa facciamo, rispettiamo tale loro tradizione calpestando ciò che è la nostra civiltà?, vi sono tradizioni che oggettivamente non sono compatibili con la “tradizione” “ cultura” e “civiltà” nostra, e una tradizione islamica non compatibile con l’occidente (anche perché non lo dice il corano) è quella dell’indossare il “Burga”, relegando la dignità della donna come persona ad un semplice oggetto.

Franco
Gabriella Prosperi..
00sabato 18 settembre 2010 13:43
Il mio paragone con lo scandalo sollevato dalla decisione della corte europea circa il crocefisso era solo per esprimere il fatto che non si può pretendere rispetto per il proprio credo religioso e per le proprie tradizioni per rigettare in toto quelle di altri.
Poi d'accordo nel condannare tutte le pratiche che violino l'integrità fisica e la dignità delle persone, ma....andiamoci piano, verifichiamo un caso per volta, senza fare di tutt'un erba un fascio.
Per esempio, se la signora con il burka ritiene giusto e onorevole per lei e la sua famiglia vestire in cotal modo, se accompagna alla scupla così vestita la sua bimba, non vedo che come un'alibi maldestro il fatto che, per stigmatizzare ciò, si dica che spaventa i bambini.
Il pensiero di questi piccoli rispecchia quello che noi pensiamo, sono portati, senza i freni inibitori (auspicabili) degli adulti a reagire alle paure che noi esprimiamo, al disprezzo che sentono nei nostri discorsi.
Saranno poi gli stessi che da adolescenti o adulti faranno atti di violenza contro i nomadi, i diversi, i senzatetto?
Chiediamocelo.
Non sono certo sostenitrice del ''buonismo''tout court, ma vivaddio, dobbiamo prendere atto che viviamo in una società multietnica e non è detto che siamo migliori di altri perchè abbiamo una cittadinanza.
Gabriella
francocoladarci
00sabato 18 settembre 2010 14:21

La mia cara Gabriella dice.

Poi d'accordo nel condannare tutte le pratiche che violino l'integrità fisica e la dignità delle persone, ma....andiamoci piano, verifichiamo un caso per volta, senza fare di tutt'un erba un fascio.



Infatti non si fa di tutta un’erba un fascio, stiamo esaminando se il Burga sia compatibile con la cultura europea, e, non lo è, come spiegato nel post precedente.


Per esempio, se la signora con il burka ritiene giusto e onorevole per lei e la sua famiglia vestire in cotal modo, se accompagna alla scupla così vestita la sua bimba, non vedo che come un'alibi maldestro il fatto che, per stigmatizzare ciò, si dica che spaventa i bambini.



Nessuno vieta alla signora d’indossare il Burga, purché non lo faccia in pubblico, nella sua vita privata lo può indossare tranquillamente.


Non sono certo sostenitrice del ''buonismo''tout court, ma vivaddio, dobbiamo prendere atto che viviamo in una società multietnica e non è detto che siamo migliori di altri perchè abbiamo una cittadinanza.



E' vero, potremmo forse non essere i migliori, ma noi siamo cittadini italiani con radici cultura e tradizione italica, e non mi pare poco.

Prendere atto di vivere in una società multietnica non significa avvalorare “tutte” le loro tradizioni, perché allora dovremmo avvalorare l’usanza di un musulmano a prendersi due, tre o più mogli, ripeto, vi sono usanze le quali non sono e non possono essere compatibili con la nostra cultura.

Prova tu ad andare nei paesi arabi e far valere le tue tradizioni, quando addirittura nell’Arabia Saudita alle donne è vietato guidare, e non possono sedersi vicino al guidatore.

Al contrario ci sono diritti che sono legittimi, come per esempio l’avere una moschea per la preghiera, e molti altri diritti i quali non contrastano con il nostro diritto ed è giusto che ne beneficiano.

Franco
Gabriella Prosperi..
00sabato 18 settembre 2010 16:31
Mha, resto del parere che una società multietnica non abbia bisogno di dichiarare al mondo le proprie origini.
Ognuno pratichi ciò in cui crede, con l'unico limite che non debba provocare offesa al corpo e alla dignità.
L'accoglienza in senso cattolico e civile io la comprendo così.
Gabriella
francocoladarci
00sabato 18 settembre 2010 17:43

Gabriella


Ognuno pratichi ciò in cui crede, con l'unico limite che non debba provocare offesa al corpo e alla dignità.



Sono d’accordo con te, il rispetto della dignità non può essere unidirezionale, bensì bidirezionale, allora si che avremmo risolto tutti i problemi.
Ciao Gabry.
Franco

flabot
00sabato 18 settembre 2010 19:31
Re:
[SM=g7506] [SM=g7506] [SM=g7506]
Gabriella Prosperi.., 18/09/2010 16.31:

Mha, resto del parere che una società multietnica non abbia bisogno di dichiarare al mondo le proprie origini.
Ognuno pratichi ciò in cui crede, con l'unico limite che non debba provocare offesa al corpo e alla dignità.
L'accoglienza in senso cattolico e civile io la comprendo così.
Gabriella






Ma il tutto deve avvenire nel rispetto delle leggi vigenti, se è vietato girare con il volto coperto per ovvi motivi di ordine pubblico, non si deve poter fare per "motivi" religiosi.
Sennò i nudisti potrebbero rivendicare il diritto di poter girare nudi alla faccia degli atti osceni in luogo pubblico per esempio.


Personalmente la teoria che si possano plasmare i giovani e giovanissimi a piacere dei genitori in nome di una presunta idea divina io lo trovo rivoltante. [SM=g7506] [SM=g7506] [SM=g7506]

Gabriella Prosperi..
00domenica 19 settembre 2010 07:56
Re: Re:
flabot, 18/09/2010 19.31:

Personalmente la teoria che si possano plasmare i giovani e giovanissimi a piacere dei genitori in nome di una presunta idea divina io lo trovo rivoltante. [SM=g7506] [SM=g7506] [SM=g7506]




Dove lo hai letto?
Gabriella
flabot
00domenica 19 settembre 2010 10:46
Re: Re: Re:
Gabriella Prosperi.., 19/09/2010 7.56:



Dove lo hai letto?
Gabriella







Dove ho letto cosa?
Che i genitori plasmino a loro gusto e piacere i figli, o che questo è rivoltante?



Il fatto che sia rivoltante è una mia opinione personale, come dico ad inizio post, poi che i genitori plasmino la fede dei figli, quello lo si vede tutti i giorni guardandosi in giro. [SM=g6794] [SM=g6794] [SM=g6794] [SM=g6794] [SM=g6794]

Gabriella Prosperi..
00domenica 19 settembre 2010 17:14
Scusa, pensavo sbagliando che lo avessi ricavato dal 3D.
Bhe, che i genitori cerchino d'inculcare nei figli quello che è patrimonio della loro tradizione famigliare e culturale lo trovo normale e che cerchino anche d'insegnare i valori morali, pure.
Lo sbaglio, ma è tanto difficile essere saggi, è costringerli con ricatti morali a seguire gli insegnamenti se, a un certo punto, i figli decidono per altre vie.
Parlo di scelte libere e oneste, per quelle sbagliate, contro sè stessi o la società, temo, non vi sia purtroppo rimedio.
Dovrebbero crescere persone in grado di avere la maturità necessaria e l'autonomia atte a farli rimanere uomini, ma, a volte, la vita rema contro.
Ma questa è un'altra storia.
Gabriella
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