Recensioni disci Tiziano Ferro

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monique83
00giovedì 18 dicembre 2003 18:36
ROSSO RELATIVO

Questo ragazzo ci confonde. Si può a ventun'anni avere le idee tanto chiare? Aver trovato la chiave giusta per aprire con tanta facilità un portone che in molti hanno in precedenza addirittura forzato, ma senza esito? Dal r&b all'Italia con amore. Potrebbe suonare così il sottotitolo di "Rosso Relativo", primo album di Tiziano Ferro, perché è proprio dal seme della musica nera, da lui tanto amata (e si sente... ma si sente davvero), che hanno preso forma le dodici canzoni in scaletta. Quando ascoltammo "Xdono", primo singolo estratto, fummo molto colpiti, più che dalla orecchiabilità del pezzo, rimanemmo positivamente impressionati da quella voce così calda e sicura di sé. Una bella canzone, nuova nel suo genere, supportata da un nome (Tiziano Ferro appunto) non consumato e tanto sconosciuto da destare la curiosità di tutti: era tutta lì la formula di questa nuova scommessa. E questo mix di semplicità non ci ha messo molto a sortire i suoi buoni effetti. Poi ci fu la polemica per l'ipotesi di plagio del brano di R.Kelly, smentita in seguito dallo stesso Tiziano, che ha apportato le sue buone giustificazioni, la cui veridicità sinceramente poco ci tocca. Aristotele diceva che una rondine non fa primavera e noi aggiungiamo che un singolo non fa un cd. L'album é ora arrivato ed é più facile dimenticare quell'episodio, perché "Xdono" non ha niente da invidiare agli altri brani, e se per quei 3 minuti e 59 secondi, il giovane di Latina deve dire grazie ad R.Kelly (che tra l'altro in molti non conoscevano, ora sì però!), beh, per la restante ora d'ascolto può ringraziare se stesso. E semmai, una piccola riverenza può riservarla al Big Soul Mama Gospel Choir, per l'appoggio artistico del brano "Soul-dier", unico brano non italiano, ma soprattutto per quello che per lui può significare il gospel, fondamentale nel suo percorso formativo. Sfogliando il libretto del cd avremmo giurato di trovare altri nomi oltre il suo, per la realizzazione musicale o dei testi, insomma un ragazzo di ventuno anni non può rivoluzionare da solo l'idea che in troppi avevamo ormai ben radicata, ovvero che il r&b non poteva (purtroppo!) sbiadire al punto da diventare "bianco" e arrivare a competere con il signore della musica italiana: sua maesta il pop! Beh, ricrediamoci. Facciamolo adesso, perché Tiziano Ferro non sembra intenzionato a darci solo un assaggio di quanto gli frulla in testa. La voce c'é, le idee sono chiare, l'umiltà (chissà se é vera?) gli avanza, la simpatia la conferma la ghost track che chiude l'album, l'occhio furbo prorompe in ogni sua foto e soprattutto non sa fare tormentoni, ma belle canzoni. Ed é questo che ci fa dormire tranquilli

(Musica italiana)



111

Chiunque abbia un minimo d'amore per la musica italiana dovrebbe sorridere a Tiziano Ferro. Perché questo giovanotto, dalla voce bella e corposa, ha offerto al repertorio italiano ben due splendidi album, nel giro di soli due anni. "Centoundici" è, infatti, il seguito più introspettivo di quel "Rosso relativo" che ci ha fatto ballare, cantare, emozionare e gridare al miracolo, non più di due anni fa. Nel secondo atto della carriera di Tiziano ci sono tredici canzoni curate fino al minimo dettaglio nella musica e nei testi, tutti rigorosamente farina del suo sacco. Lo ammettiamo, sul finale il disco perde un po’di appeal, ma le prime dieci canzoni sono veramente numeri acrobatici di grande talento: delicate piroette ("Ti voglio bene", "Sere nere", "Non me lo spiegare") e tripli salti mortali ("Xverso", "In bagno in aeroporto", "Mia nonna"). Di quelle canzoni, insomma, che puoi anche non gradire, ma delle quali difficilmente puoi negare la bellezza e la profondità, prime tra tutte la carezzevole "Non me lo spiegare". Fedele al R&B 'italianizzato', Tiziano ha scelto di bissare anche in questo album l'incursione di una parentesi musicale d’oltreoceano: "Temple bar" prende, dunque, il posto che in "Rosso relativo" era affidato a "Soul-dier". Jazz invece del gospel. Con tanto di musicisti professionisti del livello di Michael Rosen (sax) e Dado Moroni (piano e arrangiamenti). A differenza del precedente disco, in "Centoundici" c'è un lavoro più intimo, i testi ci raccontano le delusioni umane ("Ti voglio bene") e sentimentali ("Sere nere") dello stesso Tiziano, ma anche la forza ("Centoundici") e le esperienze ("10 piegamenti") che lo hanno fatto crescere e diventare grande. Un disco, dunque, che ci aiuta a conoscere più da vicino il suo autore e a prendere coscienza di ciò che veramente ci ha attratto sin dalle prime canzoni ("L'Olimpiade" e "Imbranato”) di Xdono: la somiglianza a tutti noi.Sarà per quel 'grasso' passato (111 sono anche i chili che era arrivato a pesare da adolescente) o per una sensibilità congenita, non spetta a noi dirlo, ma è un fatto che la sua disarmante normalità lo rende grande senza farne un divo patinato. Tiziano è un ragazzo come tanti, che soffre per amore ("Sere nere"), per gli amici persi ("Ti voglio bene"), per le dure prove della vita ("Centoundici"), per l'intensa umanità ("13 anni"), e che sa riconoscere gli affetti più ricchi ("Mia nonna"), i passi più maturi ("10 piegamenti") e la forza del perdono ("Chi non ha talento insegna"). Tutto il resto è nelle 'mani' del talento, che lo rende altro da noi: più grande, più fascinoso, meno ragazzo della porta accanto. E se il primo singolo "Xverso" è stato leggermente incompreso e frettolosamente scavalcato dal secondo e splendido brano estratto, "Sere nere", ci auguriamo che nessun'altra incomprensione ostacoli la possibilità di apprezzamento di un disco così valido. Forse "Centoundici" non avrà la stessa fortunata sorte di "Rosso relativo", ma un tramonto è bello anche se nessuno lo guarda.


(Musica Italiana)



:smappl: :smappl: 2 ottimi cd!!!!! :smappl: :smappl:
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