Rosso pompeiano

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vanni-merlin
00martedì 26 febbraio 2008 13:10
Rosso pompeiano

Di Alessandra Caravale

Il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo a Roma ospita una interessante mostra promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta e dalla Soprintendenza Archeologica di Roma. Protagonista la decorazione pittorica di età romana, con esempi dall’area vesuviana e da Roma.

La pittura romana e gli stili pompeiani
Le pareti, … una volta intonacate, devono essere adeguatamente ornate con quel decoro funzionale alla dignità che, a seconda dei casi e delle funzioni, ogni ambiente deve avere. Vitruvio, De Architectura, VII.IV, 4.
Le pareti delle case romane erano ornate da affreschi ornamentali, vari per immagini decorative e colori. Le testimonianze maggiori di queste pitture provengono dall’area vesuviana, da Pompei e da Ercolano, città nelle quali la vita si interruppe bruscamente nell’anno 79 d.C. a causa della violenta eruzione del Vesuvio e nelle quali non ci fu una successiva rinascita. A Roma, dove certamente il livello artistico era superiore, gli esempi conservati sono naturalmente minori, perché la continuità di vita ha determinato la sovrapposizione successiva di fasi edilizie e ha quindi impedito la conservazione delle decorazioni più antiche. Come in altre manifestazioni artistiche, anche nella pittura sono evidenti gli influssi derivati dall’arte greca. Dovevano circolare dei veri e propri cartoni con le riproduzioni delle opere più importanti che venivano poi copiati dagli artisti romani, all’interno dei vari schemi decorativi.
Nel 1882 il tedesco A. Mau ha elaborato, sulla base delle numerose testimonianze di affreschi pompeiani, una classificazione della pittura romana in quattro cosiddetti “stili”. Il primo stile (dal 200 a.C. circa al 90-80 a.C.) si caratterizza per l’imitazione in stucco e colore dei rivestimenti di marmo che ornavano i palazzi dei re ellenistici. Il secondo stile (90-80 a.C. – fine I sec. a.C.) introduce le prospettive architettoniche nell’ornamentazione parietale, dando l’effetto illusorio che i volumi degli ambienti siano più ampi e movimentati. Il terzo stile (fine I sec. a.C. – metà I sec. d.C.) prevede poi una decorazione che diventa prevalentemente ornamentale e generalmente di grande finezza di esecuzione. Il quarto stile, infine, (35/45 d.C. – fine I sec. d.C.) riprende il gusto per le prospettive architettoniche, ma in tono fantastico con grande abbondanza di ornamenti.
Il “rosso pompeiano”, che dà il titolo alla mostra, è il colore più tipico delle pitture della città vesuviana. Si otteneva con il cinabro, una terra ricca di vari ossidi di ferro.

La mostra di Roma
Il visitatore si trova di fronte ad una panoramica della pittura romana nel suo periodo più alto, tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.
In mostra si trovano esposti un centinaio di dipinti parietali conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e provenienti da Pompei, Stabia, Boscotrecase ed Ercolano. Si tratta di splendidi “quadretti” staccati dalle pareti delle case pompeiane, senza alcuna attenzione al contesto di provenienza, durante i primi scavi del XVIII secolo, destinati per lo più a far parte della collezione di Carlo III di Borbone. Pezzi di affreschi, porzioni di scene, figure singole, che come, scriveva lo storico e archeologo R. Venuti nel 1739 erano tagliati per farne “tanti bei quadri per la Galleria del Re”. Le sezioni in cui questi riquadri sono suddivisi sono quelle del mito e del culto, del paesaggio e della natura morta, del ritratto, delle scene di genere a teatro e della pura decorazione architettonica.
Di singolare bellezza sono poi le grandi pareti a sfondo nero e rosso (IV stile) di due triclini (le sale da banchetto), trovate recentemente nella zona del porto di Pompei, sul fiume Sarno, in località Moregine. Il lussuoso edificio di appartenenza, detto dei “Triclini”, era probabilmente una delle diversoriae tavernae, edificate da Nerone, come luoghi di riposo, ristoro e divertimento per i suoi spostamenti lungo le coste del Lazio e della Campania
E ancora di qualità elevatissima sono gli affreschi provenienti della Casa del Bracciale d’Oro a Pompei, così denominata dal rinvenimento di una donna che portava un elegante bracciale d’oro. L’ambiente di appartenenza doveva essere verosimilmente uno “studiolo”, una sorta di “rifugio segreto in cui il dominus poteva dedicarsi, con la dovuta concentrazione e lontano da occhi indiscreti, ai propri interessi culturali.. e ritrovare.. la serenità dell’anima” (da un saggio del catalogo della mostra). Gli affreschi rappresentano, infatti, un giardino pieno di piante, arbusti e fiori, uccelli, piccole fontane, erme, maschere teatrali, ambiente ideale per distaccarsi dalla realtà quotidiana.
Queste opere provenienti dall’area vesuviana si affiancano a quelle che sono esposte in modo permanente all’interno del Museo Nazionale Romano, che ospita la mostra. Si tratta degli affreschi provenienti dalla Villa di Livia a Prima Porta, dalla Villa della Farnesina e dalla Villa di Castel di Guido. Il primo complesso, che si trova lungo la via Flaminia, apparteneva a Livia Drusilla, moglie di Augusto. Le pitture, staccate nel 1951, conservano una rappresentazione illusionistica di un giardino, con piante di numerose specie e uccelli: si tratta del più antico esempio di giardino dipinto a noi noto. La villa detta della Franesina è una nobile residenza di età augustea rinvenuta durante i lavori per la costruzione degli argini del Tevere nel 1879 nel giardino della villa Chigi, poi Farnese. Le pitture che la decoravano, di alta qualità, presentano elementi tipici dell’età augustea. Gli affreschi da Castel di Guido ornavano uno degli ambienti di un settore di rappresentanza di una villa e appartengono al cosiddetto III stile.


Rosso Pompeiano
La decorazione pittorica nelle collezioni del Museo di Napoli e a Pompei
Roma, Museo Nazionale Romano
Di Palazzo Massimo alle Terme
Largo di Villa Peretti 1
20 dicembre 2007 – 30 marzo 2008
Dalle 9 alle 19.45
Biglietti: intero 10 euro; ridotto 6,50 euro.



da: www.treccani.it/site/www/Arte/archivio/percorsi_archeo2...


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