Storie da non raccontare a nessuno

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Ruggin3
00martedì 12 marzo 2013 00:27
-Porta da inchiodare-
Comprai una grossa chiave un giorno in primavera, si erano rotte alcune porte. Dopo vent'anni di uso e abuso di solito le porte sono vittime di usura fraudolenta. Sarà forse colpa dei miei fidanzati che ogni volta che mi lasciano le sbattono sempre forte. Molte volte sono stato lasciato è vero, ma non basta mica questo per dovermi giudicare male. Conosco persone che stanno sole un'intera vita e puzzano da impestare un ambiente vasto come una sala da ballo. Una porta però ho visto che è rimasta in piedi nonostante i miei incessanti flirt andati a male. Solo lei è rimasta, quindi ho deciso di premiarla con una chiave che possa inchiodarla per bene a queste pareti. Per me equivale a dire che anche lei potrà farsi una storia coi muri caldi di questa palazzina con il riscaldamento centralizzato.


-Scambio equo e sicuro-
La graziosissima Salli tiene in casa due cuccioli di dobermann, sei cani bastardi e qualche castoro chiuso nell'armadio. Gli proposi in cambio della sua ricca provvigione animale, un giovanissimo alligatore da me personalmente educato per stare in appartamenti italiani, con norme civili italiane. Proveniva dal profondo Cile quell'animale selvatico, impiegai dodici mesi solo per educarlo e sapevo che lo avrei venduto prima o poi a qualcuno. Salli fu ben lieta di prendersi la mia creatura celestiale, però dopo la prima notte con lei il giorno dopo la casa di Salli era vuota. Non rispondeva nessuno né al citofono e né al telefono. Ero in apprensione profonda lo ammetto a malincuore. Temevo il peggio. Successe che ritrovarono l'alligatore con una pancia enorme, aveva ingoiato Salli per intero. Sul letto si fece trovare quel pagliaccio, ricco di orgoglio e con aria soddisfatta. Non si addestrano animali del genere, ho imparato la lezione. E' stata una dura lotta cercare di riprendere il quotidiano quando sai di aver causato la morte di una ragazza giovane. Non mi capita più di andare nelle foreste, e ogni occasione è sempre bene accetta per insultare da casa quelle bestie immonde che continuano a scorrazzare infischiandosene dei nostri sentimenti. Mi basta notare che ci sia una sfumatura diversa di colore su un'arancia, o un lieve errore di stampa su un pacco di pasta, e subito me la prendo con loro.


-C'è posta per te-
Di solito ero io a portare in giro i miei amici, ma quella volta andò diversamente, furono loro a portarmi fuori. Ci trovavamo al parchetto giochi da poco installato nella zona dei parcheggi di piazza cesara battisti. Quei cazzo di giochi elettrici non mi hanno mai ispirato fiducia, li odiavo tutti. Anche chi passava sorridendo odiavo, perchè in quei volti vedevo la gioia di chi si diverte con cose stupide. I carrellini simili a seggiovie piccole che portano in alto le persone, in realtà stanno sempre allo stesso punto, si spostano di poco. Hanno una grossa base piantata a terra. In passato ne ho sentite di storie assurde; giovani catapultati in mare dopo voli di cinquanta metri. Alla gente piace provare certe ebbrezze incomprensibili. Quella sera avevo indossato una mutandina da donna, non fu però un idea che portò le stimolazioni sperate. Mi dissero di tenermi ben stretto al poggiamano lungo la salita di una sottospecie di otto volante. Non ci avevo messo molta forza ma troppa. Talmente tanto forte lo strinsi quel dannato corrimano che diedi una spinta a un signore che stava con la nipotina piccola. Avevo le mani sudate e quindi non potevo tenere a lungo i due sventurati che nel frattempo li andavo perdendo dall'alto di quel sistema del diavolo. Provate a tenere due persone a dieci metri di altezza con le mani sudate e poi venitemi a raccontare che emozioni si provano. Andò peggio di quanto si potesse sperare perché i due si ruppero la schiena entrambi, e mi pare che forse erano pure morti. Io me ne tornai a casa illeso. Anni dopo la gente ancora vuole che gli racconti questo fatto perché gli manca quel tipo di esperienza e in qualche modo mi considerano un guru, uno che ha vissuto cose inaudite da cui attingere. Con il tempo loro non stanno più a vagliare il mio sbaglio quanto il fatto che loro non erano presenti. Comincio a sospettare che stia emergendo uno strano zoppo che cammina. Quella maledetta sera invece che guardare C'è posta per te avrebbero voluto venire alle giostre a godersi lo spettacolo, con la speranza di raccogliere sui dolori altrui una qualche tipo di crescita interiore.



-Perfettamente in forma-
Ne ho viste un po' di tutti i colori, donne sole, donne in compagnia ma mai qualcosa di diverso. Cercavo l'attimo in cui si recide una spina, quando si spezza la rosa e la si tronca del tutto dal vaso per metterci al suo posto foglie d'acanto. Una volta mi soffermai su una coppia piuttosto insolita. Che poi ste cose se ci fate caso quando le vedete non è mai all'albeggiare, si va sempre verso il tramonto. Lei era molto robusta, forse sproporzionata. Le gambe erano enormi e i suoi seni non c'erano. Lui pareva rinsecchito, drenato, disidratato, un aspetto morto insomma. Gli occhi spenti sono un difetto di alcune persone. Camminavano in discesa, lei portava dei tacchi che mettevano in evidenza ancor di più quel suo incedere, quel taccheggiare da pollo appena fuggito dal recinto. Scivolò quel donnone, lui fece per andare a raccoglierla, altro povero disgraziato, e finirono entrambi a terra. Poi ruzzolarono per diversi metri attaccati come se fossero attraversati da uno bagno di cementite rapida. Vai a raccogliere la balena quando hai le gambe da tacchino mi venne da pensare, e così conclusi la giornata. In breve mi incamminai su un viale che pareva rimandare la gente che lo frequentava ai luoghi dove vengono mandati a riposare i corpi dismessi dalle anime perennemente in viaggio.


-Solchi-
Dovevamo andare un periodo di quattro giorni in Siria a cercare delle dune da portare a casa. Mio cognato si era fatto l'idea che le dune sono pezzi smontabili che possono esser caricati su dei tir e a sua volta poi trasportati in aereo. Ci ho dovuto credere a sta storia tragica, anche perchè il viaggio era molto lungo e quando stai vicino a qualcuno che parla sempre, potenzialmente può convincerti di ogni cosa. E' come quando sei costretto a letto per una pungente piaga da decubito e ti iniettano piatti di riso per endovena. Avevo tutte le labbra screpolate in italia, in Siria invece ero bellissimo, alto, moro capelli ricci. L'iride mi era diventato verde e non volevo saperne di tornare in italia. Chi me lo fa fare, qui sto bene, la gente mi accoglie dovunque vado. Una sera bevemmo così tanto che ci dimenticammo di chiudere skype in camera di mio cognato. Nel frattempo lui si era portato a letto una grassona francese inguardabile. Lo frustava tutto il tempo, forse nel tentativo di provocargli una grossa eccitazione. In verità poi lui fece anche cilecca perchè aveva troppa sambuca e vermut in circolo. Io me ne stavo in un'altra stanza poco distante da loro. La moglie assistette a tutto lo spettacolo in collegamento diretto dalla loro casa a Belluno. Fummo costretti a tornare a casa il lunedì successivo. Oramai era finito il suo matrimonio e lui non fece una parola per tutto il viaggio. Io mi permisi di dire che fine avrebbero fatto le dune che aveva sognato di prelevare e non ebbi alcuna risposta. Mi ricordo che dalla tromba delle scale sentii lei dire ad alta voce “manco ti funziona!”. Era stato il nostro ultimo viaggio quello.


-Poteva anche smettere di uscire dal bagno-
I momenti che peppe ha vissuto con lei erano molto più di quello che avrebbe mai creduto. Le pause nei momenti in cui tardavano ad incontrarsi, erano riposte al contrario dentro di loro. Di domenica avrebbe voluto andarla ad abbracciare, ma non è mai successo perchè a lei questo dava enormemente fastidio. Capitava di sentirlo urlare peppe il di lei nome in quelle freddi stanze, in una casa che non meritava di avere. Reclamava di poterla adornare di qualunque cosa pesante che potesse migliorargli il collo. Non si investe energia quando non si trova nelle vicinanze il diretto interessato. Poi ci fu un momento di crisi, la perse di vista per causa sua. Era troppo impegnato a scrutarsi dentro in quel periodo. Si riteneva una pessima persona peppe, un uomo vissuto al peggio. Poi andò in bagno a iniziare una rasatura che sembrava non trovare mai fine. Voleva che quella depilazione del viso persistesse nel tempo. Aveva ignorato che qualcuno prima o poi avrebbe interrotto quell'operazione delicata. Sarebbero venute un giorno delle persone a togliergli il rasoio dalla mano destra.


-Gelati destinati a cadere-
Non capisco come faccia lei a volermi bene. Mi ci vorranno delle super lenti forse per capire, o un udito diverso, sensibile alle radiazioni che vengono dal cuore delle persone che affronto durante le giornate. Feci male forse un giorno ad andarglielo a chiedere di persona. Prima però mi venne da dirgli una frase di quelle buttate li tanto per scaldare l'ambiente, gli chiesi se gli era appena caduta una pallina di limone dal cono gelato. Mi disse che ero un cretino perchè nemmeno sapevo che lei invece aveva preso un gusto diverso da quello che ricordavo. Se mi avesse detto che aveva intenzione di prendere in affitto due maiali per farsi pulire i pavimenti di casa, sarebbe stata una cosa gradita. Mi guardai bene dall'incoraggiare alcuni tipi di pensieri. Mi mantenevo su un livello raso terra, tutto mi vedevo passare sopra ma non osavo cavalcare alcuna onda. Avevo in mente solo il punto in cui potevano trovarsi le lancette che segnavano l'ora. Mi ci vedevo a spingerle incitando il tempo ad affrettare il passo. Troppi discorsi complessi faceva quella, e le palline del suo gelato seguitavano a non cadere.


-Non è fuggita con nessuno-
Eravamo in ansia per l'arrivo di nonna all'aereoporto di Ancona, non si presentava nessuno però. Provammo anche a chiamarla al cellulare ma niente. C'è qualcosa che non va. Chiesi a un tassista che anche lui sembrava aver appena perso qualcuno. Evidentemente ci trovavamo nel luogo sbagliato, ma la scartai quest'ultima ipotesi brutta. Era meglio pensare a qualche congettura più gradita e affascinante, come per esempio immaginarla in compagnia di qualche sceicco, o magari a casa di un banchiere cinese. Avevo appena finito di costruire questi pensieri robustissimi, quando ci raggiunse sulla rampa che trasportava valigie il corpo smembrato e spezzettato di nostra nonna. Ogni genere di dubbio fu dissipato all'istante e noi, a testimonianza di un forte amore per lei, ci allontanammo frettolosamente verso il bar con un fare di gelida voluttuosità. Avevamo creato in pochi istanti una finta fame che non esisteva, per scappare da quella brutta visione che voleva costringerci ad accettare che nonna non era scappata con nessuno in particolare.



-Quartieri poco ortodossi-
Avevo fondato un piccolo movimento di quartiere sulla falsa riga del gruppo di Grillo. Le mie intenzioni erano bellicose, ce l'avevo a morte con i cattolici. Un tale faceva pervenire per il condominio copie su copie di famiglia cristiana. Io andavo li quatto quatto, e facevo sparire le riviste. Quanti fuochi ho potuto accendere in quel periodo con quelle cartacce. Fui malmenato una sera di natale perchè venni trovato a fare le feci su un numero aperto di famiglia cristiana. A quel punto scoprirono tutto, ero stato messo alla berlina. Mi presero così com'ero, fecero venir giù mezza palazzina. Ero nudo davanti agli occhi spietati di molti cattolici praticanti. A nulla di peggiore può puntare di poter avere esperienza l'uomo moderno. Mi diedero due calci a testa la signora Teti e l'avvocatessa Mastropasqua proprio li dove sono riposte le preziose palline. Le ho viste viola in quei momenti. Vedevo viola per quanto male fanno i calci e vi dico che la visuale si appanna, per alcuni minuti non vedete bene. In ogni caso era destinata a continuare ancora per anni la mia lotta contro i cattolici, quelli che fanno parte di quello zoccolo duro destinato a rimanere ben saldo al suolo.



-Col trattore in casa-
Voleva essere lasciato in pace Martino, almeno dopo natale. Diceva a tutti, mi sta bene che dovete darmi fastidio sotto le feste ma dopo basta eh, dopo sono cavoli amari se non mi mollate la giacca. Gli tiravano i piedi da sotto al tavolo, li ho visti io i bambini. Assistevo alle violenze da dietro la finestra. Non veniva mai lasciato in pace. L'ultima goccia di quello schifo la vidi cadere quando a Martino gli versarono per sbaglio una coppetta d'olio in testa. Era ancora frizzante quell'olio, si vedeva che era di prima fattura, mi arrivò una ventata di quel profumo sul viso. Non bisognava cercare motivi secondo cui o secondo la quale, la c'era solo da prendere con un trattore e entrargli nella casa di forza a quei balordi. Loro si trovavano al piano superiore ma io entrando di sotto e sfondando tutte le pareti avrei causato l'inevitabile cedimento del soffitto. Andai a fargli gli auguri di natale, avevano finito di importunare il mio Martino! Ci amavamo alla follia fin dalla culla. Ero un bimbo quando mi veniva a spingere dal sedere per farmi entrare nella macchinetta, dove poi con difficoltà riuscivo a venirne fuori perchè avevo i fianchi larghi. Facevamo pratica in quei giorni ricchi di luce, scoprivamo delle pulsioni riposte in noi ancora a uno stadio rude. Poco ci mancava che non ci rimanevo secco anchio in quell'orribile scherzo del trattore, ma l'amore si sa, conduce anche su ghigliottine abilmente occultate. Non dovevano provocarmi. Mi sono caduti tutti sopra con tanto di tavola apparecchiata annessa. Ricordo che presi quasi al volo un'ala di pollo che nel frattempo si era immediatamente ingrigita con i calcinacci sbriciolati. L'ho mangiata lo stesso, sapeva di qualcosa di buono come Martino.


-Quanto prosciutto ti faccio-
La signora stava li ferma e guardava Domenico, aspettava che gli dicesse qualcosa. Gli aveva chiesto del prosciutto ma poi era cominciata una pausa molto lunga. Io stavo dietro alcuni scomparti, nascosto quasi, camuffato dietro gli imballi delle acque minerali. Avevo il tempo di fare tante cose in quei tempi morti di Domenico. Morti spesso sono coloro che davanti a un bancone rimangono bloccati come rimbambiti perchè non sanno quanto prosciutto prendere. Ci si dovrebbe vestire tutti di nero quando si va nei supermercati pensai, altro che funerali! Che strano non vedo nessun carro funebre qua fuori. Avrei potuto scrivere una tesi di laurea in brutta copia con un piccolo portatile, correggerla e mandarla in stampa direttamente da dietro le casse dell'acqua. Mi ero anche accordato su un eventuale titolo che avrei poi comodamente sviluppato la dentro, seduto come stavo sui barattoli dei pelati. Verso sera sentìi Domenico dire con voce decisa:”circa quattro etti!”. Poi ci siamo diretti verso casa.


-Troppi di questi sono bianchi-
Quando sopraggiunge l'ora della merenda i ragazzi non guardano in faccia nessuno. Sono pronti a colpirti, aquistano il potere di rendersi brutti alla vista di chiunque. Un giorno per fregarli gli nascosi tutte le merendine perchè sapevo che ne andavano ghiotti. Lasciai allo scoperto una banana e due melette che si erano fatte vecchie da giorni. Li sentivo che si lamentavano e facevo lo gnorri fischiettando un motivetto che avevo sentito a sanremo. Poi però le cose presero una piega abbastanza disastrosa perchè quelle pesti siccome sono esseri estremamente primitivi, non avendo cibo da mandare giù si prendevano a calci e buttavano le sedie a terra. Sono andato a prendere due merendine, e mentre le reggevo in mano le guardavo anche con un espressione di profondo disgusto. Mi recai in sala dove c'era l'immancabile televisione accesa a fare da sfondo al loro trambusto, e gli ficcai in bocca di forza le merendine a tutti e due. E basta, non se ne può più di assistere a certe scene. Vedete gli dicevo indicando col dito la mia testa, troppi di questi sono bianchi.



-Fulvio e la sua saturazione-
Presso il ricovero anziani Santa Elisabetta Fulvio ha avuto modo di conoscere alcuni trafficanti molto seri di pezzi per le macchine. Attraverso quei contatti si procacciava motori, marmitte e accessori vari. Quanti affaroni ha fatto Fulvio. Il pomeriggio organizzavano partite a briscola per quei vecchi che stavano nella struttura. Mi ricordo che in un periodo molto vicino al culmine della sua insana follia, quando passavo sotto quelle finestre a volte lo vedevo che si affacciava per urlare. Diceva qualcosa, sembravano urli liberatori, in realtà non se la prendeva con nessuno. Aveva avuto talmente tanto dalla vita che era saturo di ogni possibile cosa esistente. Appendeva dei sacchi alla parete e li prendeva a pugni urlando come un ossesso. Nessuno li vedeva, ma in quella testa c'erano dei sacchi appesi quando urlava. Ogni urlo equivaleva a un pugno, questo almeno secondo le mie modeste osservazioni. Nei nostri dialoghi si parlava in terza persona, ed esisteva solo il voi. Lo trovarono morto due ore dopo il matrimonio di uno di quei tanti vecchi che erano stati per anni nella loro sede.



-Meglio non scendere nei dettagli-
Conoscevo un tizio che stava sempre a calcolare tutto, pensava di essere un sensitivo di quelli tecnici però. Non puoi fare così dicevo a Vincenzo, non tutti gli eventi che capitano sono messi li per causare determinate cose prestabilite. Io non credevo molto alle sue assurde teorie, lo consideravo un esaltato. Lui forse a me mi vedeva come una persona simpatica, nulla di più. Il suo modo di ragionare era quello, ogni cosa si legava a un'altra in modi che nemmeno lui sapeva spiegare bene. Smettila di fare il cretino gli dicevo io, ma non avevo alcun diritto di spegnere le sue inclinazioni. Gli cadeva una penna a terra a mezzogiorno in punto, per lui voleva dire che la sua anima gemella in quel momento stava avendo qualche difficoltà. Incontrava una donna e mi diceva, vedi quella?Mi piace, significa che in una dimensione sovrapposta a questa una delle mie tante individualità ha avuto a che fare con una donna molto simile a quella. Lo trovai una sera mentre tornavo a casa in una curva attaccato a un palo. Era morto li, con una corda che girando attorno al suo corpo un numero numeroso di volte, lo manteneva fissato bene. Si vedeva che era una cosa pianificata a quattro mani. Tanti giri faceva quella fune e non li ho contati io, chissà cosa avrebbe detto Vincenzo in merito a questo.



-Il tempo è un nessuno che per la ragione per cui non può amare, corrode le cose-
Eligio stava scrivendo una lettera per la sua vicina Sandra di cui era fortemente innamorato. Gli suonò alla porta un'anziana signora mai vista prima, cercava della cagliata che gli serviva per curare una malattia della pelle della sua bella nipote. Poi scomparve quella donna, con il cestino vuoto perchè Eligio non aveva nulla in casa. Al massimo poteva rifornire qualcuno di basilico, menta e qualche spezia. Ci mise molti giorni per scrivere quella benedetta lettera Eligio. La sua dolce metà si trovava li, a due passi dal suo davanzale. Non appena si presentava qualche difficoltà di scrittura suonava il campanello della porta, e c'era sempre un'anziana signora che chiedeva se poteva avere un po' di caglio per la sua giovane nipotina ammalata. Eligio finì per farsi vecchio e quella lettera non la consegnò mai a Sandrina. La abbandonò in qualche cassetto e un giorno venne a sapere che in una casa poco distante dal bosco era morta una donna per una malattia grave. Era cresciuta quella che era stata una bimba, si era fatta grande. E' venuta a mancare quando il tempo si era fatto troppo maturo per far crescere un amore. Bisogna stare belli arzilli che certe lettere non consegnate possono far diventare nessuno chi si è tanto amato. E si va a favorire quindi un tempo che invece, a differenza delle persone, non ha bisogno di corteggiamenti e letterine. Lui rosicchia e mangiucchia le pareti proprio perchè non ha nessuno da amare.
Londinese
00martedì 12 marzo 2013 11:06
sei un grande.
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