17.05.2006
Studi clinici: differenze fra profit e no profit
Sui risultati influiscono i differenti end points assunti nelle ricerche
I trial clinici in campo cardiovascolare i cui risultati sono stati pubblicati fra il 2000 e il 2005 hanno dato maggiori risultati positivi quando sono stati condotti presso enti con scopo di lucro che non quando sono stati svolti presso enti no profit. È questo il risultato di uno studio condotto da Paul M. Ridker, del Brigham and Women's Hospital, e da Jose Torres, della Harvard Medical School di Boston, e pubblicato sul numero odierno di JAMA (“Journal of the American Medical Association”), che conferma precedenti ricerche randomizzate sulle pubblicazioni avvenute fra il 1990 e il 2000. I due ricercatori hanno analizzato i risultati di 324 trial clinici cardiovascolari pubblicati su “JAMA”, “The Lancet” e “New England Journal of Medicine”. In generale, il 58,6% dei trial riportava evidenze molto favorevoli a nuovi trattamenti, il 34,6% non rilevava differenze e il 6,8% favoriva il trattamento standard. Nei trial condotti da enti no profit, il tasso di quelli favorevoli ai nuovi trattamenti era del 49%, e il 51% non rilevava differenze significative. Fra quelli condotti da enti con fini di lucro, a dare risultato positivo per i nuovi trattamenti era il 67,2% mentre solo il 32,8% non indicava differenze rilevanti.
Il risultato dello studio ripropone vecchie questioni e preoccupazioni di carattere etico sulla progettazione delle ricerche, tuttavia secondo gli autori va tenuto presente che almeno parte della discrepanza sembra derivare dalla differenza fra i tipi di end point che prevalgono nei due tipi di struttura, da una parte quelli puramente clinici, dall’altra quelli strumentali, quali per esempio ecografia intravascolare, biomarker plasmatici, e altre misurazioni funzionali che in genere danno risultati maggiormente positivi (67%) rispetto agli altri (51,4%).
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