Questa volta mi tocca dissentire, quasi interamente, dal caro Bert. Succede. Si vede che la Mefitusata (copyright Juan Galvez) mi ha causato degli effetti collaterali di cui ancora non è chiaramente individuabile la portata.🤣😋😎
Questo sembra un albo scritto non da Ruju o quantomeno non dal Ruju degli ultimi anni, non dal Ruju che ha sceneggiato il Color
“La gazza ladra”, in cui faceva bella mostra la sua versione di Kit-pirla, oppure le sue solite storie con Tex e Carson nelle vesti di ancelle del vero protagonista, invariabilmente tetro, pieno di turbamenti e dal passato tumultuoso.
Mi rendo conto che, tutto sommato, non sto certo facendo un complimento al soggettista/sceneggiatore di quest’albo, ma tant’è.
Qui Ruju mi ha ricordato il Boselli degli inizi - di quando il suo ego e la sua smania di correggere gli
“errori” di GLB non avevano ancora preso il sopravvento - con in più una spruzzatina di Nolitta, perlomeno in un paio di scene che, non lo nego, feci fatica a digerire all’epoca in cui le lessi la prima volta.
Testo nascosto - clicca qui
La scena di pag. 11-17 mi ricorda difatti, per certi versi, quella a pag.103-110 di “Missione a Great Falls”, storia disegnata da Fusco, così come la scena in flash-back di pag. 20-34 mi ricorda quella a pag. 76-83 dello stesso albo (“Il cowboy senza nome”, n. 203), disegnata però dal grandissimo Nicolò.
Su Tex ci sono, è vero, delle situazioni da evitare e queste prime 44 tavole forse non sono
“canoniche”, ma ci ho ritrovato un Carson così come me lo immagino io nel rapportarsi ad una signora:
Testo nascosto - clicca qui
Niente pacche sul sedere o scene comiche in cui il vecchio ranger scivola su una saponetta per cadere sul davanzale di una cicciona, bensì un Carson galante, gentiluomo, affascinante. Peccato per alcuni primi piani (in particolare pag. 15, 23, 25) in cui Mastantuono raffigura Carson come se fosse allupato; per dargli la giusta espressione ci sarebbe voluto un Frisenda, tanto per restare nell’ambito dei disegnatori “moderni”.
Oltre ad alcuni primi piani di Carson, diversi di Tex e quasi tutti quelli di Tiger, il viso di Kit è da rifare nella sua interezza: orribili i capelli tipo spaghetti che gli coprono gli occhi; inguardabile il cappello calato in quel modo; assolutamente fuori luogo il naso adunco (ma quando mai!); inaccettabili le labbra effeminate e certe espressioni da saputello.
Non si capisce inoltre perché, nelle scene in flash-back ambientate solamente “qualche anno prima”, Mastantuono cambi a Carson camicia, cappello e stivali. Non è comunque fondamentale saperlo, per cui teniamoci il mistero.
Riguardo ai dialoghi, avrei evitato lo scambio di battute padre-figlio di pag.12, visto che i due – appunto – si conoscono e si somigliano, ma evito di infierire troppo in virtù di quel certo “piccolo miglioramento” che anche Bert individuava nella gestione di Kit e Tiger. Alla fine, anche la tavola di pag. 107, che circolava in rete e che mi aveva maldisposto, inserita nel contesto della vicenda non richiama alla memoria il Kit-pirla della gestione rujesca (come nella recente e già citata “La gazza ladra”).
Non lo so, forse è il tempo che gioca certi scherzi o forse è la consapevolezza che - invecchiando e constatando cosa sta diventando e come stanno trasformando Tex - si arriva a rivalutare alcune scene/sequenze, certi tocchi di sceneggiatura, certe trovate che in passato mi erano apparse un tantino rivoluzionarie o comunque poco
“da Tex”.
È proprio il tono di questo primo albo ad essermi piaciuto; nemmeno tutto il nero e le ambientazioni scure e notturne disegnate da Mastantuono sono riuscite a soffocare la
solarità di queste pagine.
Ho trovato i pards quasi sempre in parte, affiatati, sicuri di sé senza il bisogno di fare gli sbruffoni. Ho ritrovato un po’ del calore che solo questo straordinario quartetto di personaggi riesce a sprigionare, ma solo quando lo sceneggiatore post-GLB si toglie dai piedi, si mette al servizio dei personaggi e lascia che i personaggi parlino e si comportino come sanno parlare e come sanno di essere.
Ho trovato i dialoghi quasi perfetti, secchi, divertenti; ho persino riso a qualche battuta, cosa che non mi accadeva da tempo.
Ho trovato validi anche i quattro coprotagonisti:
Testo nascosto - clicca qui
Finalmente un personaggio femminile che non mi va di traverso: una bella donna, in gamba, capace di cavarsela anche da sola, ma come se la sarebbe cavata una donna dell’Ottocento nell’Ovest americano; tutto il contrario delle femministe infilate a forza, stile quota rosa, come certe femmine boselliane o la rujesca “gazza ladra” (sì, nei confronti di questa storia e di quel personaggio ho il dente avvelenato😡).
Mi sono piaciuti anche il poliziotto, già solo per il fatto di essere stato ispirato dalla figura e dalla guida di Tex, e la coppia di cercatori d’oro, che non dubito ritroveremo più avanti nel corso della vicenda.
Riguardo alla gestione dei personaggi c’è una cosa che proprio non mi va giù, anche se non si tratta certo di una novità: mi riferisco al fatto che i coprotagonisti, dopo poche vignette, chiamino Tex per nome e gli diano del tu.
“Mister Willer” è sparito e il “voi” anche; ne “Lo sceriffo di Durango”, tanto per fare un esempio, i pards salvano la pelle alla bella Linda, ma lei resta sempre “miss Linda” e nessuno di loro le dà del tu, né lei lo dà a loro.
Lo so, era una finezza di GLB, ma da personaggi che vivono in quell’epoca e in quel contesto mi aspetterei una certa forma di rispetto/distacco. Considero questo elemento molto più importante di tutte le puttanate storiche che tanto piacciono agli sceneggiatori e ai lettori “moderni” e che ammorbano le storie di Tex degli ultimi anni.
Infine, concordo con Bert sul fatto che gli avversari, fino a questo momento, non sono un granché; gli uomini di Warberg non sono certo tizi che possano impensierire i quattro pards, almeno per ora.
Se questa fosse stata una tripla del Boselli che fu, avremmo considerato il primo albo “introduttivo”; vedremo cosa saprà fare Ruju nei prossimi due albi, sperando che non si perda per strada e non sperperi quanto di buono fatto fin qui.