Me lo sono riletto tre volte questo tuo post.
Pensavo, tra me e me, che forse era meglio rispondere in pvt ma poi, visto che si parla di NOI, allora poteva essere utile farlo pubblicamente così come pubblicamente l verità non ha mai timore a venire a galla.
Delle tremende esperienze vissute tre sono le cose che mi porterò per sempre dentro e che non solo non è facile dimenticare ma anche NON VOGLIO dimenticare per l'importanza che hanno assunto nel mio vivere e nello stile con cui ho impostato esso:
1) Mio padre che piange per me... e non auguro a nessuno di vedere il proprio padre piangere sgomento e smarrito perchè non capisce cosa sta succedendo;
2) La donna di cui ero follemente innamorato che mi lascia perchè non aveva fiducia in me e mi diceva che non voleva più avere a che fare con me perchè... non sapeva chi ero veramente;
3) Quasi tutti gli amici o pseudo tali che scompaiono di colpo e che quando li incontri fanno finta di non vederti.
Tutto questo prima ancora che si possa sapere non solo cosa è successo ma aspettare che chi di competenza lo chiarisca.
Stritolato, attanagliato, squartato e distrutto da copie e copie di quotidiani che facevano a gara a chi la sparava più grossa. Fomentati ed alimentati proprio da chi aveva il dovere di mantenere il segreto istruttorio. Privo di quella naturale protezione che da una madre matrigna come la polizia ti saresti aspettato. Un una sola parola... SOLO. Contro eventi di cui non conoscevi l'esistenza e contro soggetti di cui sconoscevi la presenza sul pianeta.
Eccelsi investigatori che si prodigano per dimostrare la bontà delle loro... indagini. Pubblico Ministero che appende gli scalpi di tre poliziotti al suo bastone del comando.
E poi... il silenzio.
Quel silenzio così assordante da angosciare tutte le notti.
E tutte le notti il soffitto bianco della stanza che si trasforma nel telo di un cinema su di cui scorrono le immagini della tua vita, di quello che hai fatto e di quello che avresti voluto fare.
Capitava di incontrare qualcuno che ti chiedeva se eri ancora nella Polizia. O il pregiudicato che fino a qualche tempo prima perseguivi che ti guarda gongolante di soddisfazione.
O peggio ancora... trovarti nel mezzo di una conversazione e sntire che parlano di te, come se ti conoscessero da sempre, senza nemmeno spere che sei tu quello di cui parlano.
Tutte le tue verità, i tuoi princìpii, il tuo giuramento...
tutto a puttane (nel vero senso della parola).
Nulla ha più valore ed il passo tra la giustizia che aneli e quella che vuoi farti è breve e misura quanto la canna di una pistola che hai in cassaforte.
Poi... salta fuori che è tutto falso. Che sei una vittima. Che hanno sbagliato.
Rimani intontito, basito. Vorresti gridare ogni parola immonda in faccia a chi ti ha combinato questo bel casino ed invece resti composto... in silenzio... ed aspetti che il tempo faccia il suo lavoro.
Prendi la tua bella soddisfazione tra le braccia e corri subito a dividerla con chi ha creduto in te anche quando lo minacciavano di farsi i cazzi suoi (come Paco per esempio a cui devo la crescita della parte migliore di me) o corri a dividerla con quelle 4 (contate) persone che ti sono rimaste accanto anche quando ti avrebbero fatto un TSO.
Ti capita di ritrovarti cercato da chi diceva di... non avere voluto più a che fare con te e comportarti da gentlman, cordiale, educato ma... irremovibile.
Incontri di nuovo le stesse persone che ti evitavano e continui ad affrontarle armato del solito sorriso e della solita autorevolezza.
Poi... prendi la tua vita tra le mani, la spolveri un po'... e ricominci a fare il tuo lavoro come lo facevi prima, apprezzato come prima se non di più, con più maturità e più saggezza.
Capita un giorno di trovarti tra le mani un giornale in cui si parla di poliziotti arrestati, processati e condannati tutto in un'unica pagina e ti viene fuori rabbia. Quella rabbia che ti porti dentro da troppo e non puoi fare a meno di dubitare che siano tutte cazzate, tutte fandonie e ti auguri che tutto possa essere dimostrato e chiarito.
E pensi.... ricordi... cominci a rimestare tutta la merda che c'e' dentro quel tombino che non vuoi chiudere perchè ti fa andare avanti come monito, come pietra miliare...
e pensi... pensi... che nessuno ti ha difeso e che hai dovuto fare tutto da solo con un paio di spallucce piccole piccole di un ragazzo di 24 anni e che adesso a 39 le ha larghe da poter tenere grandi carichi.
Ma in tutto questo... pensi... sempre a quelle giornate in cui ti sedevi su di un armadietto a guardare fuori i passeri che volavano davanti la finestra della tua... CELLA.
Ecco come la penso io fratello.
Mi hanno ucciso senza dovermi per forza sparare ed alla faccia loro come un novello Lazzaro della Polizia io... sono risorto!
Lo stesso auguro anche a questi ragazzi se innocenti. Se rei o colpevoli... auguro loro un nuovo inizio diverso e migliore di quello che hanno tradito.
[Modificato da bitonale 23/01/2007 19.48]
[Modificato da bitonale 23/01/2007 19.48]