ricordi d'infanzia

(gatta2)
00martedì 19 gennaio 2010 13:56
da bambini è tutto facile.....voglio=sono...
voglio un gelato,sono un gelato.....voglio una palla,sono una palla....
poi crescendo ,direttamente proporzionale alla crescita,la facoltà di "essere" si annacqua,quasi sbiadisce....
troppi insegnamenti distorti,pesi,dubbi..
da piccola ero un portento..non conoscevo la noia,anche adesso però è così...osservavo molto,animali,natura..i volti delle persone,ogni faccia era una storia....ogni espressione un racconto fantastico..ero"docile",non facevo bizze,non rispondevo male ,salutavo sempre,non mangiavo come un porcello:a tavola mi annoiavo,ma stavo composta..insomma una "brava"bambinetta bionda con due occhioni verdi...ma dentro avevo un mondo intero e fantastico,un'inquietudine,che poi è rimasta a farmi compagnia,ma che all'epoca era quasi dolorosa da sostenere....
ricordo bene quando accadde che capii di essere parte di un tutt'uno!
ero in camera,sei anni circa,ma ancora non andavo a scuola...ero lì seduta sul tappeto che giocavo con la mia barbie...ne avevo almeno 3,più il ken...mobiletti,alcuni artigianali fatti da nonno,abitini,anche quelli artigianali fatti da mamma...
giochi di bimba,normali giochi..maneggiavo la bambola,la vestivo,la facevo muovere nel suo mondo..e...boum!arrivò l'ILLUMINAZIONE !
in un attimo capii che anche io ero una bambola..mi spiego meglio...io ero colei che osservava la bambola,ma ero anche osservata da qualcun'altro,che come me con la mia,giocava con me ....e se guardavo meglio anche la mia bambola aveva un'altra bamboletta che io le avevo dato per giocare..insomma il tutto connesso a tutto..mondi paralleli diversi eppure connessi l'un l'altro come un perfetto incastro....piansi,perchè a sei anni non si sostiene tutto questo...non lo potevo spiegare,lo capivo e lo sapevo e basta...chi mi avrebbe creduto?..stessa esperienza guardando la pulce sulla pancia del mio cane..il suo mondo era il cane,a me neanche mi vedeva,il cane era il mio mondo,io ero il mondo..eppure anche se a strati che quasi non si addicevano ,tutto era il mondo..e magari a sua volta anche il mondo una parte di..... [SM=g27991]

riesco a farmi capire?...
beh,adesso che sono un po' più grande,a parte gli occhi verdi e l'assenza di noia,sono certamente cambiata...o no? [SM=g27988]


tocca al 50% adesso! [SM=g27990]

JABANS
00martedì 22 giugno 2010 22:55
Una costante della mia infanzia erano le indigestioni!
In realtà avevo sempre fame, forse mi portavo dietro memorie di ataviche fami, miriadi di Jab-avi che si sono agirati su questo pianeta in preda ad una fame della madonna!
Il mio ritornello preferito era: "Ma' i' teng' fam'!"
E mia madre mi rispondeva sempre: "Tira la coda al cane!"
Ed io insistevo: "I' teng' fam' 'overamente!"
E lei: "Se il cane si rivolta gliela tiri un'altra volta!"
Eppure ero magro da far paura! Mi piacevano un sacco le cose dolci, e le cose dolci più facili da trovare in casa erano i frutti.
Così quando ero al paese natio, dove la frutta, ai miei occhi, si sprecava, non mi trattenevo, ma a farmi male più che la quantità spesso era la maturazione di quello che mangiavo, gironzolavo sempre e quando trovavo un albero con i frutti mi arrampicavo e cominciavo a mangiare come un koala, senza badare molto se i frutti erano maturi.
Poi pagavo l'ardire con terribili mal di pancia, era in quei momenti che capivo perchè al mio paese i frutti acerbi si chiamavano carogne, mi ripromettevo ogni volta di lasciar stare, di fare il bravo.
Ma un paio di giorni dopo ero di nuovo... all'opera su un altro albero, ero un frutto-dipendente inguaribile!
Ed anche se ci avessi provato a starmene tranquillo c'era sempre qualche cuginetto che dall'alto dell'albero mi gridava: "Marò', comm'è ddoce!"
E chi poteva resistere? Si sa la carne è debole e la mia era proprio una schifezza, debole, debole!

Come ormai sanno anche in Giappone avevo quattro sorelle, le quali facevano quasi a gara a preparare dolci, delle torte megagalattiche.
Poi iniziava la gara: loro a cercare di nasconderle ed io a cercarle, il 90% delle volte riuscivo a scovarle, ero meglio di Montalbano, un vero segugio!
I dolci arrivavano a tavola sempre menomati, sforacchiati e violati in modo orrendo.
Mio padre, con aria truce, mi chiedeva se ne sapevo niente, era inutile fare gli occhi da coniglietto innocente, il colpevole ero sempre io, venivo minacciato di rimanere senza, tanto mi ero già abbondantemente 'servito'. Ma poi finiva sempre che dietro promessa di non farlo mai più, ne mangiavo più di tutti.
Non ho mai mantenuto quella promessa, goloso e spergiuro!

[SM=g28006] Jab [SM=g27997]
(gatta2)
00mercoledì 23 giugno 2010 09:21
beato te che avevi sempre fame!per me ,lo stare seduta a tavola ,era una vera tortura!io avrei voluto mangiare a modo mio,quando volevo io,ma sopra tutto COSA volevo io!
con mia madre la spuntavo abbastanza facile,cedeva che un piacere ai miei lamenti..non ho fame [SM=g27992] ..ora non mi va [SM=g27992] ..era con i nonni che proprio non potevo [SM=g27994] ..mia nonna era stata sicuramente un generale ussaro in una vita precedente!le era rimasta questa reminescenza...sapeva trasformarsi da dolcissima e comprensiva cara nonna ..in un alto guerriero con la sciabola sguainata! [SM=g27996] ...per fortuna che al mio fianco c'era nonno..un pippo dei cartoni in carne ed ossa!quando ero a casa loro, per almeno tutto un giorno ,mi organizzava sempre qualcosa da fare...ma quello che preferivo era andare a "rubare"i fichi!...rubare,si fa per dire:la pianta era dei nonni!è che lui li rubava di nascosto a nonna,il generale,che aveva paura delle indigestioni... i fichi?! :sono calorosi!e con questa sentenza ci negava l'accesso all'albero! [SM=g27992] ..ma nonno mi prendeva,il mezzo toscano spento all'angolo della bocca ed il cappello in testa,faceva l'occhietto e diceva:vieni ad aiutarmi ad annaffiare l'orto!...oh si:l'acqua la aprivamo,ma era un trucchetto! [SM=g27988] ..lui saliva sulla vecchia scala di legno(mi sa che l'aveva costruita lui...era un po' sbilenca come nonno!),io sotto con un panierino..lui lanciava,io di corsa facevo il "canestro"mobile...bella partita!alla fine ,ci mettevamo nascosti dietro un muretto..e cominciava la mattanza!il frutto del paradiso..la bontà divina!altro che mela!
puntualmente nonna sgamava tutto..come avrà fatto poi?..il problema era che dopo mi attendeva una bicchierata di magnesia..oddio che straschifo!..si sa!che i fichi so' calorosi!bisogna pulirsi bene l'intestino!..allora perchè solo io?anche nonno li ha mangiati!..a nonno ci penso dopo!..e sono sicura che ci pensava veramente...il generale non perdonava e dimenticava mai! [SM=g27988]

(gatta2)
00venerdì 25 giugno 2010 09:04
questo ricordo non è mio,mi è stato raccontato tante volte..succedeva quando insieme a mia cugina,un anno più piccola di me,per le feste ci trovavamo insieme..lo stare insieme aveva un unico indirizzo:casa dei nonni!..nonno,che tipo!mi piacerebbe imprimervi bene la sua faccia nella vostra mente...aveva gli occhi più azzurri del mondo intero,mai visti occhi così!da giovane era anche biondo,sfrontato e ricco..all'epoca la ricchezza si misurava con la terra da coltivare,gli alberi da frutto,il raccolto dell'orto..la sua famiglia aveva tutto ciò..quindi,siccome era bello biondo e ricco..andò a scuola il minimo indispensabile..la scuola era noiosa,meglio far finta di aiutare il padre e correre sui prati..in fondo poi il nome aveva imparato a scriverlo..il resto a che serviva?
arriva la guerra,la prima guerra mondiale..nonno e fratello vengono chiamati di leva,devono partire per servire la Patria..mentre la madre preparava il fagotto,il padre nella grande cucina si raccomandava ai figli:voglio vedervi tornare,tutti interi!scrivetemi sempre,ditemi dove siete..poi guardando mio nonno:Mariano..certo da te non mi posso aspettare questo vero?ma trova il modo di farmi sapere..mio nonno capì di botto a che serviva "il resto"dello scrivere...marce,bombe,fame e fango..passavano i giorni,le settimane,i mesi..la guerra mio nonno l'aveva assorbita nella pelle,quando raccontava usciva fuori una lacrima,sempre..i fratelli,divisi in due reggimenti di fanti,cercavano di sopravvivere,uno scrivendo lunghe lettere a casa,l'altro(Mariano)di spedire cartoline con la sola incerta firma a riprova di esser vivo..era troppa la vergogna di andare a farsi aiutare dallo scrivano..così nonno,alla prima piccola licenza,si comprò un piccolo sussidiario..la sera ,al lume debole nascosto in trincea,faceva i suoi esercizi..A..lbero...M..amma...che fatica!provò a scrivere la prima lettera..due pensieri messi in croce,ma erano tutti suoi..la seconda,la terza..poi si sparse la voce che Mariano scriveva a casa ..ed ecco ,timidi ed impacciati,i primi commilitoni che con carta alla mano e occhi bassi chiedevano a Mariano:mi aiuti?volevo scrivere alla mia fidanzata..alla famiglia..alla moglie..alla mamma..al figlioletto...nonno non dormiva più..c'era sempre qualcuno che aveva bisogno del suo aiuto..ecco l'epilogo della guerra:il PIAVE !il fratello di nonno era nel primo battaglione che prese il Piave,nella notte si dette il cambio con il secondo battaglione..nella notte,tra fango e sangue,i due fratelli si scontrarono e non si riconobbero,uno andava,l'altro veniva..
lo seppero a guerra finita,a casa,dove mio nonno fu accolto prima da uno schiaffone del padre:questo è per la prima lettera che hai scritto!asino!...poi da un caloroso abbraccio:questo è per le altre...
di quella guerra poco si sa..ma nonno,che l'aveva vissuta al suono della prima nota dell'inno al Piave..si metteva sull'attenti,la mano al cuore ed una lacrima agli occhi..e si ricordava del "fante"Mariano,che in trincea scriveva lettere d'amore ai cari dei suoi commillitoni,circondato dall'orrore della guerra e dalla gioventù.....dai nonno:racconta ancora!..peccato non lo posso più dire adesso.....muti passaron quella notte i fanti..tacere bisognava andare avanti..si udiva il mormorie dell'onde...il Piave mormorò..

il vulcaniano.
00venerdì 25 giugno 2010 12:19
No... non sto piangendo... e che mi è entrato qualcosa nell'occhio!
Accidenti Gatta... questo tuo ricordo lo conserveremo gelosamente.
(gatta2)
00venerdì 25 giugno 2010 14:29
sai Vulcaniano..spesso mi ricordo dei nonni..hanno avuto più importanza di quanto potessi credere nella mia vita.hanno "educato"con garbo e pazienza la mia coscienza..credo che sia il compito di tutti i nonni del mondo..è che,purtroppo,ce ne rendiamo conto solo anni dopo..potessi tornare indietro me li strapazzerei di baci!..nonna Elia poi..il generale ussaro...non ne fanno più così!aveva la forza di un guerriero e la grazia di una danzatrice..tutto in lei era ..amore!durante la seconda guerra,qui in Toscana hanno colpito duro,sia gli americani che i tedeschi..ebbene ,nonna,sfollata fuori città per non cadere sotto le bombe,usciva di notte a cercare la farina,una merce costosissima all'epoca..poi tornata al rifugio,che condividevano con altre famiglie,si metteva all'opera e sfornava il pane..ma lo faceva PER TUTTI,senza chiedere nulla in cambio..una sera si presentò un tedesco..era scappato,un ricercato dall'esercito tedesco,tradimento e fucilazione,dagli americani,dai partigiani....si presentò davanti a nonna con il fucile spianato,ma quasi svenne dalla fame..nonna senza una parola spezzò un pane e lo porse...io, quando raccontava di come poi era fuggito facendo un sorriso logoro,mi indignavo..ma come nonna?non avevate da mangiare ed hai dato il pane al nemico?....era solo un uomo affamato,diceva lei....
e si accomodava in poltrona,non senza prima salutare l'annunciatrice della RAI..buonasera!...non va bene non salutare!ma nonna:lei non ti vede mica!..si,ma io ho sentito che diceva buonasera ed ho risposto... [SM=g27987]

da piccola la cosa che desideravo più da avere era il colore degli occhi celeste come nonno Mariano...ma sono fiera di averli verdi come nonna Elia!spero che il colore degli occhi sia anche un segno,una chiave che mi faccia avere una parte del suo carattere..un po' generale ussaro,un po' danzatrice balinese! ovvia su..altrimenti anche a me va a finire che entra qualcosa in un occhio! [SM=g27988]

JABANS
00sabato 26 giugno 2010 15:16
Avete finito di lanciare bruscolini negli occhi? [SM=g28000]

Jab [SM=g27998]
TomBenz
00sabato 26 giugno 2010 19:10
I ricordi della mia infanzia sono prettamente bellissimi !!! Le esperienze sono una tragedia, ma mi hanno permesso di essere quel che sono.

Rimpiango, con malinconia, alcuni momenti della mia infanzia...altri "ricordi" li preferisco un po sfuocati, distanti gli anni trascorsi. Non ricordo esattamente cosa volessi fare da piccolo, ma di certo ora come ora so che quello che faccio per vivere (lavoro) mi serve per tirare avanti.

Ho un piacevole ricordo di mia nonna, che fino ai cinque anni ha "affiancato" mia madre nella mia crescita. Lei è la prima delle donne importanti della mia vita. Un aneddoto che mi è rimasto scolpito nella mente è questo: io e lei, nonna Mafalda, ci recammo al mercato per fare pochi e mirati acquisti...onestamente io a circa sei anni non ero di gran aiuto...passammo di fronte ad una bancherella in cui vi erano esposti degli orsetti...e lei me ne promise uno. Unico problema era che aveva solo dieci mila lire, ed avrebbe dovuto acquistare il formaggio...morale della favola rinunciò all'acquisto del latticino in favore del mio orsacchiotto; che tutt'ora conservo.

Premetto che i miei si sono separati quando io avevo un anno, e nella mia infanzia ho incontrato la cattiveria delle persone, non tante ma poche a volte bastano per far capire bene il concetto. Ricordo benissimo la nonna di un mio vicino di casa che pochi giorni dopo Natale, mi chiedeva in quel modo di spregio "E stato tuo padre, cosa ti ha portato per Natale..."

Visto che ho un mix di sangui, ovvero i miei bis nonni sono quattro friulani, uno piemontese, uno calabrese, una toscana ed una siciliana...come non potevo aver una carnagione olivastra? Motivo questo perché alle elementari mi chiamassero negro...e parlo di quasi trent'anni fa...capisco bene che i bambini sappiano essere cattivi, veramente, senza la malizia unica dei grandi, però ...

In conclusione, la mia infanzia è stata come quella di tutti i bambini...bella e brutta. Però tutto sommato sono contento di aver vissuto proprio questa mia infanzia, in fin dei conti se non fosse stata così ora non sarei quel che sono.



il vulcaniano.
00lunedì 28 giugno 2010 20:40
Per fortuna ci sono i nonni!
I nonni hanno la capacità di amare solo per il piacere di amare!
Tante volte invece i genitori amano a condizione che...!
Credo che essere amati (ed amare) non abbia mai fatto del male a nessuno.
JABANS
00giovedì 1 luglio 2010 23:37
Ho perso mio padre quando avevo 13 anni, l'ho molto odiato per questo, fortunatamente quest'odio assurdo è finito perdonando e chiedendo perdono.
Se non avessi superato questa prova, ora forse sarei ancora perduto nel buio, dei sensi di colpa.

Questo è un pezzetto della vita di mio padre, ne scrivo per onorarlo e sentirmi suo figlio.

Durante la guerra giungevano al mio paese notizie terribili su quello che succedeva a Napoli, che dista dal mio paese sessantacinque chilometri, la città di Napoli subì novecento incursioni aeree e sessanta bombardamenti a tappeto.
Queste notizie indussero gran parte della popolazione a lasciare le proprie case e a rifuggiarsi in montagna in una grotta e in una galleria della ferrovia.
Cominanciarono a vivere all'aperto, cucinando quel che riuscivano a procurarsi, facendo il bucato e stendendo al sole la biancheria.
Un ricognitore che passò sopra il paese li scambiò per truppe tedesche.
La mia famiglia era rimasta a casa, poco dopo il ricognitore arrivarono i bombardieri che comincirono a bombardare il paese e a mitragliare la popolazione civile scambiata per tedeschi.
I miei pensarono bene di scappare in montagna anche loro, durante questa fuga si accorsero di aver lasciato a casa mio fratello che aveva pochi mesi, mio padre e mia madre tornarono indietro a prenderlo, lo trovarono sano e salvo e addormentato, mentre intorno infuriava il bombardamento.
Durante la fuga due mie sorelle furono colpite alla testa da delle schegge, avevano portato con loro coperte e un po' di vettovagliamento, mia nonna, novantenne, madre di mio padre, correva con dei pacchi di pasta fra le braccia, ad un certo punto, si accorse di aver perduto un pacco, quindi tornò sui suoi passi per cercarlo, ma in quel momento una bomba esplose più in alto di lei e fece rotolare giù un masso, il masso le cadde addosso e le sfracellò le gambe.
Mio padre la soccorse, arrotolandola in una coperta e la prese in braccio, in quelle condizioni salirono fino alla grotta, non senza aver visto ogni genere di disperazione ed atrocità.
Riparata la famiglia, mio padre usci di nuovo allo scoperto, fra bombe e mitragliamenti, in cerca di un medico.
Miracolosamente ne trovò uno, che accettò di seguirlo fino alla grotta.
Il medico, medicò alla meglio le mie sorelle, disinfettandole con del petrolio, poi medicò anche mia nonna, disse a mio padre che avrebbe dovuto anputare le gambe di sua madre, ma non poteva farlo.
Poi gli confessò che non c'era nulla da fare, sua madre era vecchia e in giro c'erano già tanti morti e molti feriti che avevano bisogno di cure, gli disse ancora di starle vicino fino alla fine, non c'era nient'altro che poteva fare.
I bombardamenti durarono tre giorni, ma la popolazione non lo sapeva e continuò a rimanere nascosta, ci furono più di duecento morti, mia nonna morì nove giorni dopo.
Mio padre allora la prese in braccio e la riportò a casa, dove costruì una cassa, ve la adagiò dentro e la portò al cimitero.
Il cimitero aveva il cancello serrato, davanti al quale vi era una montagna di cadaveri lasciati lì dalla pietà dei parenti.
Ma mio padre tornò sù alla fattoria, dove si procurò delle funi, tornato al cimitero riusci a far scavalcare il cancello alla cassa, scavò una fossa e seppellì sua madre.
Ma non era finita, sù in montagna non c'era nulla da mangiare, arrivarono a cucinare anche delle bucce di piselli, le patate erano diventate delle prelibatezze rarissime.
Così mio padre partì a piedi per andare fino a Napoli, seguendo i binari della ferrovia, non erano i soldi a mancargli ma qualcosa da comprare, si favoleggiava che a Napoli si poteva comprare del cibo alla borsa nera.
Giunto finalmente a Napoli faticò non poco a trovare qualcosa da comprare, la gente era stremata ed era persino sparita l'erba che cresceva lungo i marciapiedi.
Sia come sia, riuscì a comprare per un prezzo esorbitante un sacco di trenta chili di patate, molte delle quali marce.
Così col sacco sulle spalle ripartì a piedi per il paese, giunto nella selva che circondava il mio paese finì nelle grinfie di un gruppo di soldati tedeschi, che a suon di calci e pugni gli fecero capire che volevano il suo sacco, ma mio padre che era un metro e settanta, magro come un chiodo gli fece capire a gesti che a casa aveva sette figli, e che se volevano le sue patate dovevano avere il coraggio di ucciderlo.
I tedeschi lo riempirono di botte, ma non ebbero ne il coraggio di ucciderlo, ne di prendergli le patate.

Questa storia la conosco perchè sentii mio padre raccontarla con tanta emozione ad un suo amico a Napoli, ricordo che gli dissi: "Accidenti papà, come sei stato coraggioso! Come facevi a non aver paura?"
Fu allora che mio padre mi disse: "Il coraggio non è: non aver paura, ma fare quello che bisogna fare, malgrado la paura!"

Amo mio padre, non fosse altro, per questa frase, mi è capitato, durante la mia vita, di dovermela ripetere in molte occasioni.

Jab [SM=g27998]
TomBenz
00venerdì 2 luglio 2010 08:50
JABANS, 01/07/2010 23.37:

Ho perso mio padre quando avevo 13 anni, l'ho molto odiato per questo, fortunatamente quest'odio assurdo è finito perdonando e chiedendo perdono.
Se non avessi superato questa prova, ora forse sarei ancora perduto nel buio, dei sensi di colpa.
...
...
Questo è un pezzetto della vita di mio padre, ne scrivo per onorarlo e sentirmi suo figlio.
Questa storia la conosco perchè sentii mio padre raccontarla con tanta emozione ad un suo amico a Napoli, ricordo che gli dissi: "Accidenti papà, come sei stato coraggioso! Come facevi a non aver paura?"
Fu allora che mio padre mi disse: "Il coraggio non è: non aver paura, ma fare quello che bisogna fare, malgrado la paura!"

Amo mio padre, non fosse altro, per questa frase, mi è capitato, durante la mia vita, di dovermela ripetere in molte occasioni.

Jab [SM=g27998]



Mi scuso con te, Jab, per aver "tagliato" la tua quotatura, ma ho estrapolato due concetti fondamentali, per me. [SM=g27986]

Il primo perché ci accomuna, anche io ho perso mio padre, ma non lo odio per questo, nemmeno per il poco tempo trascorso insieme...ho dei momenti di tristezza a volte, perché mi vengono in mente delle domande, anche le più stupide, e sono consapevole che non avrò più la sua risposta.

Il secondo è la frase che ti disse, e che ti sei ripetuto più volte...queste parole sono l'essenza del quotidiano, e mi odio perché delle sono dovuto scendere a dei compromessi...ma che poi hanno seguito il loro corso, mostrandoti la scelta che hai fatto per quello che è e per quello che vale. Ora che sono cosciente di questo vedo le cose in maniera diversa, mi sento un po più forte, ma purtroppo la vita ti pone continuamente di fronte a delle scelte. Il bello è che il più delle volte siamo noi stessi a creare le scusanti. [SM=g27995]

Ti faccio un esempio: esco, se così è, da una situazione veramente stressante e pesante, nel giro di un anno la mia vita ha fatto un cambio radicale, che tutt'ora mi rifiuto, nel profondo, di accettare. Il mio ex titolare, ex per fortuna, ci ha lasciato in una situazione vergognosa, e dire che son 15 anni che lavoriamo per lui...poco male, la ditta è stata rilevata da una società veneta, e che prospetta almeno 3 anni di lavoro per un ammontare di 18 milioni di € o giù di lì. Benissimo, un po di ripresa...però è tutto lavoro estero. Ho fatto il trasfertista per circa 4 anni, in Italia ed in Europa, so come è la vita di uno che sta sempre fuori, non mi dispiacerebbe, anzi...però ho discusso con un mio collega che mi ha portato a riflettere su una cosa, mia figlia. Se sono via dal lunedì al venerdì, per indici mesi all'anno...mia figlia quando me la godo? Quando sarà grande? Quando andrò in pensione? Quando mi dirà, papà hai fatto dei sacrifici per noi, per me...ma io non so chi sei, non ti conosco...e magari la vita ti riserva poco tempo per conoscersi...Io avrei già scelto, ora, la scelta più ovvia...ma devo tener conto che dobbiamo pur mangiare...quindi? [SM=g27993]

La mia fortuna è che mi sono rotto una gamba e per almeno 4 mesi sono fuori dal giro,
ancora tempo per pensare e chissà che capisca meglio questa "Il coraggio non è: non aver paura, ma fare quello che bisogna fare, malgrado la paura!" [SM=g27988]

JABANS
00venerdì 2 luglio 2010 10:17
Caro Tom,
il gran caldo che fa mi ha impedito di essere più preciso e di descrivere tanti particolari.
La mia era una famiglia patriarcale, nulla si moveva se non passava prima dall'approvazione di mio padre, a lui erano demandate tutte le decisioni.
Eravamo nove figli, io sono l'ultimo, quando morì, come ho già detto, ero nel quattordicesimo anno.
Nessuno dei miei fratelli era sposato, alla sua morte, rimanemmo tutti un bel po' spaesati, ma ognuno prese la sua via, chi si sposò chi andò via da Napoli.
All'epoca avevo un sogno: diventare professore di disegno alla scuola media, allora si poteva accedere a questo ruolo con la maturità artistica. Come dicevo, presero tutti la loro strada, a Napoli rimasi io e mio fratello maggiore che nel frattempo si era sposato, provai per quasi un anno a rimanerci, continuando ad andare a scuola, ma non essendoci nessuno che poteva mantenermi, malgrado provassi a fare un paio di lavoretti, alla fine dovetti lasciare la scuola e mi trasferii a Torino, rinunciando a quello che per me era diventato più di un sogno.
Vissi la morte di mio padre, inconsciamente, come un tradimento, un abbandono, tutto ciò si rifletteva sulla mia vita quotidiana come, incapacità, rabbia, insoddisfazione, il senso di colpa, inconscio, che si ha, disprezzando il proprio padre, ti fa sentire male, e ti crea ogni sorta di impedimento, in effetti: chi impediva di perseguire ancora il mio sogno?
Pensavo di non meritarlo, più.
A trent'un anni, venni a capo di tutto. Riuscii a perdonargli il fatto di avermi lasciato solo, e gli chiesi perdono di aver pensato che non fosse il, mio, miglior padre che potessi avere.

Fu una vera liberazione, avevo riacquistato di colpo la mia innocenza, la gioia di vivere, la mia sicurezza.
Alcuni giorni dopo accadde anche qualcos'altro, ma è un'altra storia.

Caro Tom, è importante capire che chi non ha avuto un padre, o chi lo ha affettivamente allontanato, vive molte insicurezze, e spesso ha comportamenti esagerati, io per esempio ero aggressivo, e al tempo stesso mi ritenevo sfortunato, uno sfigato della madonna.
Rimettere le cose a posto e rimediare a questo comporta solo un esercizio di comprensione.
I padri sono esseri umani, con tutti i difetti e pregi che essere umani comporta, hanno fatto scelte, ma molto spesso si sono creduti senza possibilità, in qualche modo obligati dalle circostanze.

Ma ogni uomo ha la possibilità di salvare i cavoli e le capre, basta che sia cosciente che ci sono capre e cavoli da salvare, per te potrebbero essere il lavoro e tua figlia.
Se riesci a vadere la vita come una cosa che si può manipolare a nostro piacimento (e ti assicuro che è proprio così) non tarderai a trovare la soluzione.
Intanto ti sei procurato un po' di tempo per pensarci, oppure pensi che il tuo incidente sia un 'caso'?
Approfitta di questo tempo per risolvere l'indovinello: come salvo capre e cavoli?
Usa due ingredienti fondamentali: allegria e immaginazione!
Essere fortunati è facile, basta vedersi così!

Jab [SM=g27988]
il vulcaniano.
00venerdì 2 luglio 2010 20:27

Se riesci a vedere la vita come una cosa che si può manipolare a nostro piacimento (e ti assicuro che è proprio così) non tarderai a trovare la soluzione.



...Oppure sarà la soluzione a trovare te!
TomBenz
00venerdì 2 luglio 2010 22:52
il vulcaniano., 02/07/2010 20.27:


Se riesci a vedere la vita come una cosa che si può manipolare a nostro piacimento (e ti assicuro che è proprio così) non tarderai a trovare la soluzione.



...Oppure sarà la soluzione a trovare te!



In questo caso sono pienamente d'accordo con il vulcaniano... [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987] se lei trova me, meglio meno fatica...

In fin dei conti le risposte ci circondano, sono le domande, il più delle volte sbagliate che ci portano sulla strada sbagliata... [SM=g27989]

Tipo dalle mie parti oggi c'è un caldo maledetto...che ti strema...ma mi ricordo alla perfezione la frase del mio "amico" Raz Degan, quella "più meglio" della serata di ieri, è stata l'ultima:
"Adesso spegni questa tv, e ragiona col tuo ..."

Difatti, dopo una serata con una coppia di amici, ed i nostri figli... mi son ricordato di voi ed eccomi qua. [SM=g27988]



(gatta2)
00lunedì 5 luglio 2010 09:36
oddio quanti bruscolini negli occhi [SM=g28000] [SM=g28000] [SM=g28000] ....sarà colpa del caldo,ma leggendovi, mi sono entati negli occhi una marea di bruscolini volanti...l'unico modo per cacciarli è trovare un racconto divertente...ecco!trovato!
questo è un episodio che nonno Mariano amava raccontare...nonna Elia si incavolava sempre tanto,allora lo fulminava con lo sguardo e sbraiatava:Marianoooo!vergogna!...e girava le spalle..ma sotto sotto sono convinta che ridacchiava anche lei....
dunque,nonno sposato,nate le le prime due figlie ed il maschio..nonna lavorava con lui nell'orto,poi al mattino aveva il suo banco di verdura nella piccola piazza del centro..ma nonno era anche il "solito"biondo bello e sornione di sempre...amava la famiglia,ma aveva sempre una smania dentro..uno sfarfallio ...così,aiutando nonna nel banco di verdura,ogni tanto si lasciava andare a qualche complimento alla cliente maggiorata..poi,di nascosto,si accordava anche per portarle a domicilio un po' di "verdura bella fresca e di prima qualità"...così,nel pomeriggio,quando i mariti erano fuori casa,nonna impegnata a fare i mazzetti di radicchio all'orto,lui posava la vanga,si riassestava e portava "la verdura" [SM=g27995] ..peccato(per lui)che già all'epoca esistevano le vicine di casa pettegole,perchè fu proprio una di loro a notare nonno che si calava da una finestra con le scarpe in mano(era rientrato prima il marito!)..e fu proprio la pettegola che corse da nonna intenta a far mazzetti e poco incline alla chiacchera..nonno,che era corso verso casa passando dai campi e rivestendosi al volo,vide la scena da lontano..si era rimesso il panama in testa e faceva finta di lavorare..la vicina sbraitava,muoveva le mani mimando la scena..nonna ,china sul cesto di verdura ascoltava ma non guardava..la pettegola insisteva ed insisteva,quando nonna alzò la testa,indicò il marito e si rivoltò alla pettegolona dandole un sonoro ceffone ed indicandole la via del ritorno...nonno si mise sereno,sicuro di averla fatta franca..la sera a cena ,la famiglia riunita..nonna porta la zuppa e riempie i piatti..alla figlia Lina,alla figlia Fiore,al figlio Prasildo..poi si mette la porzione nel suo e dice:buon appetito!..nonno rimira il suo piatto vuoto e dice:e a me?..nonna lo fredda con il suo sguardo verde(per l'occasione di una sfumatura acida!) ed esclama:te per oggi hai mangiato abbastanza!....nulla sfuggiva al buon generale ussaro....ma nonostante gli anni il fante Mariano non l'aveva ancora capito....
ma vi assicuro che ,scappatelle a parte,il loro fu un amore così forte che insieme riuscirono a fare le nozze d'oro,insieme vissero fino alla fine....insieme tutta una vita,fatta di sguardi che a volte erano fulmini,a volte erano intesa perfetta..ma sia nel primo caso che nell'altro erano sguardi come carezze... [SM=g8067]
la prossima volta vi racconto di quando nonno fece la tessera del partito comunista in pieno regime...lì c'è tutta la sua filosofia..e quella di nonna... [SM=g8068]

TomBenz
00lunedì 5 luglio 2010 10:38
Interessante consiglio
(gatta2), 05/07/2010 9.36:


ma vi assicuro che ,scappatelle a parte,il loro fu un amore così forte che insieme riuscirono a fare le nozze d'oro,insieme vissero fino alla fine....insieme tutta una vita,fatta di sguardi che a volte erano fulmini,a volte erano intesa perfetta..ma sia nel



Moolto bene, anzi benissimo...quindi se io dovessi essere coinvolto, anzi direi quasi obbligato da terza parte a subire una scapatella, magari più volte...posso mettermi il cuore in pace perché riuscirei a fare le nozze d'argento...quelle d'oro, magari un po più difficile, avrei 83 anni... Beh, dai fino agli 85 potrei farcela...comunque mi interessava di più il concetto delle scappatelle [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27986] [SM=g27986] [SM=g27986] [SM=g27988] [SM=g27988]

Scusate, senza voler prendere in giro nessuno ma è stato più forte di me [SM=g27990]
il vulcaniano.
00lunedì 5 luglio 2010 21:50
TomBenz
00lunedì 5 luglio 2010 22:20
il vulcaniano., 05/07/2010 21.50:




È la stessa reazione di mia moglie...oggi le ho proposto questa teoria, ma non è molto d'accordo anzi... [SM=g8863]

E dire che l'ho rassicurata che poi torno !!! [SM=g27988]

Va bene continuerò come ho fatto fin'ora... [SM=g27986] [SM=g8799]


(gatta2)
00martedì 6 luglio 2010 13:21
TOM!ma come?cosa?... [SM=g27996]
guarda che i tempi adesso sono un filino cambiati...mia nonna era una santa...le scappatelle di nonno..ma siamo sicuri che siano state "portate a termine"?..era alquanto sfigato!una volta è rientrato il marito,un'altra è arrivata nonna,un'altra ancora si sono svegliati i figli(erano quelli di una signora"generosa")...ma insomma,le provava tutte,è vero,ma ....
senza dire che adesso poi con la parità di diritti e doveri,più quote rosa in parlamento,le scappatelle sarebbero anche FEMMINILI!
fossi in te lascerei perdere...le porte sono troppo basse per certe divagazioni,ed ad una certa età il peso da portare si fa pesante il doppio......
ahahah! [SM=g10182] !grazie Jab!

[SM=g8688]

TomBenz
00martedì 6 luglio 2010 14:37
Gatta...erano giorni che aspettavo una tua risposta...
Finalmente è arrivata. [SM=g8864]

Vedi io nella mia vita non è che sia molto fortunato, quindi l'unico gioco che faccio e vinco sempre ha 5 numeri e si chiama bancomat !!! Fin che c'è né da soldi a non finire...per il resto...sono rimasto com'ero giovane...INGENUO [SM=g27995]

Pensa tu, che ho scoperto a cosa serve una moglie...a tenerti telfono e portafolgi nella borsa... [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]

Che poi io sono anche maschilista !!! A casa mia comando io, se non c'è mia moglie o non mi ha lasciato scritto niente... [SM=g27988] [SM=g8431]

il vulcaniano.
00martedì 6 luglio 2010 20:01
scusa tom, la mia non era una risposta, ma più banalmente mi è partito l'invio e non sono riuscito a cancellare.
Ma ci mancherebbe altro che ti dicessi di fare il tuo dovere di "mascolino" di fronte alle avvenenze femminili.
Il tuo dovere è quello di essere un buon marito e un buon padre, se non altro perchè hai delle persone che ti vogliono bene e (penso) meritano onestà e lealtà.
ciao
TomBenz
00martedì 6 luglio 2010 21:01
il vulcaniano., 06/07/2010 20.01:

scusa tom, la mia non era una risposta, ma più banalmente mi è partito l'invio e non sono riuscito a cancellare.
Ma ci mancherebbe altro che ti dicessi di fare il tuo dovere di "mascolino" di fronte alle avvenenze femminili.
Il tuo dovere è quello di essere un buon marito e un buon padre, se non altro perchè hai delle persone che ti vogliono bene e (penso) meritano onestà e lealtà.
ciao



Avevo immaginato subito che fosse andata così, anche a me succede [SM=g27995]

Ma siccome mi sento allegro, (specialmente questa sera che nel pomeriggio ha piovuto) ho preso la palla al balzo per dire che mia moglie ha fatto scena muta...
[SM=g27987] [SM=g9013] [SM=g27988]
(gatta2)
00giovedì 8 luglio 2010 12:18
questa notte sdraiata sul letto,finestra aperta,mi sono addormentata guardando le stelle [SM=g8795] ...questo mi ha conciliato un ricordo fantastico...la mia prima vera bambolona !...dunque...ricordate l'alluvione del 66?Firenze affogata dall'acqua..tutti a correre per salvare le opere d'arte ecc ecc..beh,quello che si conosce meno è che anche Grosseto venne alluvionata..abbiamo il fiume Ombrone qui,non l'Arno,ma il risultato fu lo stesso:glu glu glu.......io fui molto fortunata però:la mia famiglia ,all'epoca avevo solo due anni,abitava in una viuzza vicina alla casa dei nonni..la parte in alto della città...avevamo un giardinetto,la casa era su due piani..l'accua arrivò al primo gradino e si fermò..babbo aveva trasportato tutto al piano di sopra..ricordo vagamente il gran da fare,lui che spostava mobili e televisore..poi non ricordo gran chè..ero piccola,curiosa,ma piccola...ricordo bene invece quando potemmo uscire di nuovo,con la macchina intendo..fuori ,in periferia,c'era un gran capannone..era il magazzino di un commerciante di giocattoli,esiste ancora..stava buttando fuori a palate fango e giochi fangosi..io guardavo tutto quel ben di Dio con occhi golosi,ma mamma mi diceva di non toccare:troppo fango!dentro si era salvato poco,ma tra quel poco spuntava una bambola..era sporca di fango,ma ancora bellissima!aveva la faccia ,le mani e le gambe di plastica gommosa,il resto era di stoffa morbida..capelli biondi e occhioni che si chiudevano con ciglia lunghe...mamma me la prese..mi disse che era una bambola "stellare":si era salvata dall'acqua perchè veniva dalle stelle apposta per me!che orgoglio!a casa la bambolona(non le ho mai dato un nome...chissà perchè!)venne lavata e rilavata..ma nonostante tutto mandava sempre un odorino di fango insidioso alle narici adulte..per me era l'odore delle stelle!
adesso che ci penso...dove sarà finita?traslochi su traslochi si è persa da qualche parte..ma che importa?il ricordo me la fa apparire ancora bella,morbida e "profumata" di stelle!
[SM=g8068] [SM=g27998] [SM=g27998] [SM=g27998]
JABANS
00giovedì 8 luglio 2010 20:35
Voglio raccontarvi la storia di mio nonno Angelo, io i nonni non li ho conosciuti, ho solo un vaghissimo ricordo di questo nonno, morto, disteso sul letto, mi ricordo un nasone enorme ed aquilino.
La sua, avventurosa, storia mi è stata raccontata da mio padre e mia madre.

Nonno Angelo era figlio di due 'maccheronì' di Ischia, nacque a Philipville in Algeria dove i suoi genitori si erano spostati da Marsiglia, e dove avevano impiantato una fabbrica di mattoni.
I genitori erano discendenti di una delle più antiche famiglie di vasai dell'isola, si dice, fin dai tempi della Magna Grecia, quindi non si fecero problemi, i mattoni servivano per la novella colonia, pare che rendessero niente male.
Ma al giovane Angelo, o Angelon, come lo chiamavano, di passar la vita a fare mattoni proprio non andava giù, così scappò di casa e si arruolò nella Legione straniera, in quei tempi era in atto la guerra contro Menelik III, e lui da legionario vi partecipò, conosceva già il francese, l'italiano e l'arabo, nella legione imparò anche il tedesco ed il russo.
In un villaggio dell'interno, dove era d'istanza, gli venne la gloriosa idea di rapire una ragazza da un harem, una ragazza circassa per l'esattezza, la ragazza intabarrata era a prendere l'acqua, senza che, mio nonno, le chiedesse alcun ché, la ragazza gli si avvicinò e gli offrì dell'acqua, gli toccò una mano e gli disse sussurrando in francese: "Aiutami!"
Bastò questo a far scattare in mio nonno l'idea di diventare un salvatore di pulzelle, la notte stessa si introdusse nell'harem e la portò via.
Il rapimento provocò non solo l'ira del signorotto locale, padrone dell'harem, ma di tutto il villaggio, immagino solo la parte maschile, però.
Il comandante della guarnigione messo alle strette riuscì a rintracciare mio nonno e la sua bella, restituì la ragazza al suo 'proprietario' e gli promise che avrebbe fucilato mio nonno.
Il comandante la guarnigione però non aveva nessuna intenzione di fucilarlo e, poiché il padrone dell'harem non conosceva, il rapitore, inscenò una falsa fucilazione e presentò al signorotto il cadavere di un altro povero legionario, morto in combattimento.
Ma i gradi superiori erano stati informati, non si poteva fare finta di niente, così mio nonno venne sbattuto fuori dalla Legione senza tanti riguardi.
Tornato mestamente a casa, a mio nonno non rimase altro che fare gli odiati mattoni.
Ma qualche tempo dopo conobbe una ragazza toscana, dagli occhi chiari e dalla risata argentina, la sposò, ed aprirono a Boufarik un'altra fabbrica di mattoni, ebbe da lei due femmine e poi si trasferirono in, quella che per loro era la mitica, Italia, qui ebbero altri due figli maschi.
Ma era il 1915, mio nonno partì per la grande guerra, se la fece tutta.
Quando finalmente ritornò nel '18, imperversava la Spagnola, arrivò a casa col suo zaino ed un mazzo di fiori per la sua sposa, ma a casa non trovò nessuno.
Chiese a una vicina, questa con le lacrime agli occhi gli disse che a sua moglie le avevano fatto il funerale il giorno prima. Fu preso dalla rabbia e lanciò il suo zaino sul tetto della casa, dove rimase per sempre, vi confesso che da ragazzo andai a cercarlo, era ancora là, era solo un ammasso informe, da cui spuntava un angolo di una gavetta, non lo toccai neanche, lo lasciai là, monumento al dolore, ma forse adesso non esiste più neanche la casa.
Mio nonno i fiori li portò al cimitero, morendo, mia nonna, aveva lasciato mia madre , che era la maggiore, di dieci anni e l'ultimo nato di tredici mesi. Quindi tutti insistevano perché, il nonno, si risposasse, cosa che fece, come si usava allora, dopo il periodo di lutto.
La guerra e la febbre Spagnola non gli avevano portato via solo la moglie, ma gli avevano lasciato tanta povertà, si arrangiava con mille mestieri, muratore, cavatore di tufo, pescatore, bracciante…
Dalla nuova moglie ebbe un maschio ed una femmina, mia madre intanto per poter vivere ed aiutare la famiglia andò presso dei cugini che avevano una pensione e delle terme, faceva la cuoca.
All'età di vent'anni mia madre si sposò con un giovane possidente irpino che andava a passare le vacanze a Ischia, un tipo mingherlino che si presentò con paglietta e bastone di canna, alla famiglia di mia madre dicendo: "Sono un giovine serio! Ho vent'anni e ventimila lire di dote! Vi chiedo il permesso di sposare Filomena!" (non ci badate, una coincidenza)
Mia madre era innamoratissima di questo giovane che a Ischia si era guadagnato, fra i parenti di mia madre, il soprannome di 'Spilapipp'' (scovolino da pipa) .
Mio nonno era contento, perché i ragazzi si volevano bene, e se la figlia andava a star bene, lui era felice, ma gli zii erano contrari: che la nipote povera diventasse ricca, li innervosiva un po', e poi così si perdevano una cuoca che lavorava venti ore al giorno!
Ma mia madre la spuntò, come avrete capito (se no chi cavolo scriveva 'sta storia), e seguì suo marito in Irpinia.
Intanto mio nonno continuava a tirare avanti a Ischia, malgrado gli inviti di mia madre perché si trasferissero da loro e la promessa di mio padre di dargli una casa e del terreno.
Un giorno mio nonno, andò a cavare tufo, ma pioveva ed il mare era brutto, così il padrone della cava li rimandò a casa.
Giunto a casa trovò sua moglie a letto con un altro uomo. Conoscendo il carattere risoluto di mio nonno, l'amante della moglie gli si gettò ai piedi, piangendo ed implorandolo di non ucciderlo, ma mio nonno con calma glaciale gli disse: "Non mi ricordo più quanti uomini ho ucciso in guerra, ed erano veri uomini, con una bestia come te non mi sporco le mani!"
E senza proferir altre parole si preparò un fagotto con le sue cose, andò via, andò a stare da mia madre in Irpinia.
A questo punto ci sono tutti i racconti dei miei fratelli, che ricordano, questo nonno, attaccare la cavalla al calesse e portarli con lui, la mattina, a raccogliere il latte nelle fattorie vicine, per il caseificio di mio padre.
Aveva appioppato un soprannome arabo ad ogni nipotino, e pare che fosse un raccontatore superbo di storie.
Quando bombardarono il paese, lui era là, non scappò con la famiglia, rimase alla fattoria, seduto nell'aia, con tutte le bombe che esplodevano intorno, la notte dormiva in una vecchia ghiacciaia in disuso, era il suo rifugio anti-bombardamento.
Fronteggiò da solo il passaggio delle truppe tedesche, lo apostrofarono con insulti, a cui lui non si fece scrupolo di rispondere nella stessa lingua, come risposta i tedeschi si presero il pollame: galline, oche e galline faraone le decapitarono e gli lanciarono addosso le teste.
Ma quando uno dei soldati tirò fuori la cavalla dalla stalla, mio nonno lo aggredì, lo disarmò e puntandogli il fucile contro disse ad alta voce perché tutti lo sentissero, in perfetto tedesco: "La cavalla rimane qui! O viva o morta! Ma prima di lei, muori tu! Non saresti il primo Cruco di merda che ammazzo! Io per la cavalla son disposto a morire e tu?"
Doveva avere un aria molto convincente, perché un ufficiale fece riportare la cavalla nella stalla, poi chiese 'per favore' il fucile indietro a mio nonno.
Di quest'ultimo pezzo esistono due versioni, quella più semplice di mia madre: mi disse che i tedeschi non presero la cavalla perché aveva le zampe storte e quella di mio padre (che vi ho raccontato), che anche se più incredibile, forse è quella vera, io, i tedeschi che valutano un cavallo, non riesco ad immaginarli, ma un nonno tosto, che non vuol far preoccupare la figlia, si.

Se ce l'avete fatta ad arrivare fin qui, vuol dire che siete degli amici, vi prometto che è l'ultima volta che vi racconterò una storia vecchia.

Jab [SM=g27998]
TomBenz
00venerdì 9 luglio 2010 09:56
Sì, bravo Jab, se questa è l'ultima volta, io cosa leggo la prossima???? [SM=g27992]
[SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688] [SM=g8688]

A proposito più avanti vi racconto brevemente la storia di mio nonno e suo padre...e del gatto !!! Ma non sarà piacevole... [SM=g27993]
(gatta2)
00venerdì 9 luglio 2010 13:18
accidenti Jab!...mi sa che anche alla tua famiglia Beautifull gli fa una.......ma ti rendi conto che esperienze hanno portato contributo prezioso al tuo spirito?fantastico! [SM=g8431] [SM=g8864]

[SM=g8688]
TomBenz
00sabato 10 luglio 2010 12:36
Trisavolo, Nonno e Papà
Siccome qui siamo in vena di confidenze, ve ne faccio una. Io della famiglia di mio padre non è che ne sappia poi molto, ho alcuni ricordi dei brevi racconti che ho ascoltato in questi 35 anni.
Diciamo che il mio cognome, che ometto per il discorso famoso della privacy violata, è di origine calabrese, anche se in realtà il ceppo parte da Napoli nel 1500. Apparteneva a un nobile del regno delle due sicilie, doveva essere un conte (ma questo non ha importanza). In quegli anni, ci fu una rivolta e il Conte scappò da Napoli con i quattro figli. Due dei quali si recarono in Calabria, in provincia di Cosenza, mentre gli altri due in Umbria, in provincia di Perugia. Questa prefazione mi serve perché ci tornerò alla fine del mio racconto.
Quindi è facile la comprensione che il mio trisavolo fosse un calabrese; ora non sono informato se avesse incontrato la moglie e si fosse sposato con lei nel nostro paese o in quello in cui era emigrato, l’Egitto, a Il Cairo. So che lei era Toscana, mentre giusto per par condicio i genitori di mia nonna erano: il papà Piemontese mentre la mamma siciliana. Ho un mix sanguineo che è un invito al pasto per le zanzare !!! Anche loro emigrati in Egitto, a Il Cairo.
Il mio trisavolo, era un “capocantiere”, che da come mi riferiscono, si potrebbe paragonare a un geologo attuale. Se la dovevano passare bene, la diga di Assuan, che ha contribuito a costruire deve aver portato parecchi denari; infatti, mi raccontano che aveva cavalli da corsa, suoi… Il problema è che poi tutti sti soldi se li è magnati (come si dice a Roma) a putt… e al gioco. Il bello è che aveva circa mille persone sotto il suo comando, io invece, mi sono ritrovato uno stupido al mio comando…ma questa è un’altra storia.
L’altro mio trisavolo, il padre di mia nonna, invece faceva lo “scalpellino” aveva una ditta che lavorava il marmo, e aveva una formula, oramai perduta alla sua morte, per recuperare la polvere e ricompattarla in una mescola speciale che utilizzavano per la costruzione della ruota di marmo per le macine. Un aneddoto particolare, riguardante lui è questo: non deve essere stato un credente fervente, mentre la moglie sì, doveva battezzare gli ultimi due nati due gemelli, che sarebbero morti di lì a poco. Si presentò dal prete e gli disse: “Devo battezzare i bambini” e il sacerdote “Va, bene ma sareste dovuti venir prima, appena nati, facciamo domenica” il giorno non lo so con esattezza. Allora il mio trisavolo disse “Va benissimo, allora ci si vede domenica sera…” il prete sobbalzò e d’impeto “noo, la sera no, non si può battezzare nell’oscurità!!!” pacatamente l’uomo rispose “Padre, non si preoccupi, la strada sarà illuminata a giorno” e il prete insisteva nel non voler battezzare i bambini la sera, con le tenebre. “Ok, allora sappia che io li avrei battezzati volentieri, ma è lei che si è rifiutato e un domani davanti a Dio dovrà rispondere della loro Anima…” In conclusione. La strada fu illuminata a giorno, magari saranno stati 600 Mt, ma sembrava dì, non voglio immaginare il costo. Alla sua morte, gli “mangiarono” tutti i soldi, e mia nonna, con i due fratelli, quelli nati dopo i gemelli, si ritrovarono soli, perché anche la madre era mancata. Mia nonna aveva tredici anni.
Facciamo un balzo in epoca più moderna, al nostro Duce, che rimpatriò i figli degli italiani all’estero…ci avvicinavamo allo scontro mondiale, il secondo. Mio nonno fu arruolato, il giorno del suo diciottesimo compleanno, anzi forse era qualche giorno prima…mi pare che fu mandato in Grecia, ma la sua guerra durò poco, catturato dagli inglesi, termino il conflitto nel loro campo di concentramento. A sentire i suoi racconti, non è che fosse un albergo, anzi probabilmente era lo stesso di quelli tedeschi. Guerra è guerra, per tutti.
Il primo giorno, gli diedero una scodella, con dell’acqua sporca, delle bucce dei piselli e delle larve, che si erano mangiate l’interno della verdura. Il primo giorno si rifiutò di mangiare, la minestra, schifato. Il secondo giorno pure, il terzo toglieva le bucce e le larve, il quarto scostava le larve e il quinto, si mangiò tutto. In fin dei conti come diceva lui: è carne!!! Nei periodi seguenti si mangiava anche le razioni dei nuovi “ospiti” appena arrivati. Non mi sovviene se nel campo ci fossero altre persone di altre nazionalità e se nella “minestra” ci fossero pure pezzi o bucce di patate…
A Natale, non potevano mica farsi mancare la carne, almeno in quel giorno di festa. Erano riusciti a catturare una “lepre” nel campo, aveva nevicato e per far perdere il selvatico alla carne dell’animale, la avevano lasciata a frollare nella neve. Poi qualcuno la cucinò, ed arrivo il momento di mangiare carne…il problema era che questa lepre faceva miao… il giorno di Natale si mangiarono un gatto, e a suo dire era buono. E ti credo in pratica non mangiavano mai.
Finita la guerra, si incontrò con mia nonna, per caso ed insieme cercarono i due suoi fratelli, e riunirono il gruppo come quando erano in Egitto visto che abitavano nello stesso quartiere.
Ed ora passiamo a mio padre, un uomo testardo e cocciuto. Ora che non c’è più mi ricordo alcuni momenti, in particolare quando mi veniva a prendere il sabato e salito in macchina, imitava paperino dicendomi “Pronti, allora andiamo”, Oppure mi ricordo quando giocavamo con le racchette da spiaggia. Mi ricordo pure la prima volta che mi fece mangiare il grasso della bistecca…fui costretto a mangiarlo…ma tornò dopo poco da dov’era venuto, nel piatto.
Ricordo che avevamo un rapporto conflittuale, vuoi un po’ perché non ci conoscevamo abbastanza, vuoi un po’ perché ad una certa età non si capiscono molte cose. I miei si erano separati quando io avevo un anno, la mia fortuna è che non fui sballottato di qua e di là.
Era nato a Roma, e tifava la magica… va bè questo glielo si poteva concedere. Aveva studiato ed era diventato perito elettromeccanico, poi aveva intrapreso la via studentesca si era iscritto ad ingegneria elettronica, solo che a circa metà dell’opera si era stufato perché riteneva una vergogna che lui andasse a sostenere gli esami ed i professori nemmeno lo ascoltassero e che qualcuno, qualche figlio di papà, si presentasse all’esame per farsi fare la firma sul libretto e prendersi un ottimo voto senza spiccicare una parola. Decise di arruolarsi nell’esercito, il vero amore della sua vita, ci credeva. Durante il corso A.U.C., in mensa rovesciò il vassoio davanti all’ufficiale che controllava imprecando che “Come fa un ragazzo di vent’anni a mangiare questa roba…non basta nemmeno per un canarino” ed uscì dalla sala… Fatto sta che poi, terminato il corso, l’esercito lo trasferì al nord, in Friuli, dove conobbe mia madre.
Era incorporato nelle Trasmissioni dell’esercito, poi passo alla Guerra Elettronica, che spiegavo a chi mi chiedeva cosa fosse, consisteva nello scrivere Game Over. L’ultima volta che ci ho parlato, di persona, cioè pasqua dell’anno scorso, mi ricordò che nell’ottantuno non ci vedemmo per un anno, perché era in Irpinia, per il terremoto. In quell’occasione, mi raccontò che i suoi colleghi ufficiali si erano offerti volontari per partire in caso di necessità per l’Irpinia, lui invece no. Allora un suo collega gli chiese il motivo e lui divagò. Arrivò il momento di partire, fu chiamato dal comandante della caserma per essere mandato là. Quando il comandante gli chiese come mai non avesse dato la sua disponibilità e ora, fosse pronto a eseguire quest’ordine senza discutere. Lui gli rispose che era inutile venire dal suo superiore a pavoneggiarsi per poi nel momento del bisogno trovare scuse per non partire. Il comandante lo guardo perplesso e aggiunse “Ma lei non ha problemi a casa?” E lui rispose “Signor comandante, io i problemi li ho come tutti, ma se bisogna andare, e questo è il mio lavoro, si parte senza discutere gli ordini”…diciamo che io ho preso da lui…sono un minchione. L’ultima volta che partì, senza discutere, ed io gli chiesi perché mandavano un vecchio (avrà avuto cinquantacinque anni…) in missione, lui mi rispose che serviva un ufficiale anziano. La destinazione era il Kosovo. In tutti questi anni, mi ripeteva che era stato là, che correva il rischio di ammalarsi di tumore, anzi penso lo sapesse.
L’hanno scorso, si ammalò, nel giro di due mesi e cinque giorni, fortunatamente si concluse la sua litania, in realtà i primi sintomi li ebbe nell’agosto del 2008, quando io e mia moglie concepimmo nostra figlia. Il male ebbe il suo massimo sfogo alla fine di marzo. Decisi di andare a Roma, anzi Anzio, per festeggiare la Pasqua con lui. Consapevole del fatto che quella era l’ultima festa assieme che avremmo fatto…non sapevo che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto. Morì, la settimana dopo la nascita di mia figlia, senza poterla vedere, senza regalarmi questa soddisfazione, ma non gliene riverso una colpa. Ora penso, anzi voglio credere che vegli su di me…ma questa è un’altra storia.
Ora mi riallaccio all’inizio, alla storia del mio nobile trisavolo, perché l’ultimo regalo che mio padre mi consegnò nelle mie mani, ed io continuo rivedere la scena, nella mia mente, è che mi consegna il blasone dello stemma di famiglia. Che a essere onesto per me ha un valore inestimabile, perché è l’ultima cosa che mio padre, con le sue mani mi abbia dato.
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