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Pratica spesso indispensabile per poter ottenere un posto di lavoro e per far carriera all’interno di qualsiasi struttura lavorativa, la raccomandazione resta un tema scottante. A fare il punto su italiani e favoritismi è l’Eurispes, attraverso un sondaggio che misura l’indice di gradimento di tale procedura nel mondo del lavoro. In linea generale, circa la metà del campione intervistato giudica la raccomandazione una pratica negativa e discutibile per entrare nel mondo del lavoro, ma è soprattutto tra i giovani, alle prese con il difficile problema della ricerca di un posto di lavoro, che l’avversione appare più forte. Tra i 18 e i 24 anni la percentuale degli sfavorevoli è pari al 72,5%, tra i 25-34 anni del 56,4%; tuttavia, sembra che crescendo e maturando le prime esperienze sul mercato, i giovani si rendano conto delle sempre maggiori difficoltà e assumano un atteggiamento diverso nei confronti di queste "pratiche di ingresso". Infatti, la quota di intervistati che considera la "raccomandazione" come una discutibile scorciatoia scende dal 27,5% tra i più giovani fino al 13,3% tra i 35-44 anni e al 12,3% tra i 45-64 anni. Le raccomandazioni offrono, per il 65% del campione, un’occasione di inserimento, ma è con la pratica e l’applicazione giornaliera sul posto di lavoro che la persona ha la possibilità di mostrare quanto vale. Il 67,4% (con punte del 73,4% tra i più giovani) considera tali pratiche come necessarie, dal momento che, altrimenti, sarebbe impossibile farsi avanti nel mondo del lavoro senza conoscenze e appoggi. Esiste in fondo una forma di assuefazione a tali pratiche, tanto è vero che, anche se buona parte del campione ritiene queste pratiche di ingresso poco apprezzabili, oltre il 54% se ne servirebbe. Si denota anche un certo pessimismo: oltre l’83% ritiene che, rispetto al passato, la situazione è rimasta stabile o è addirittura peggiorata.