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LA PADANIA
30 novembre 2005
CASTRAZIONE CHIMICA
Calderoli annuncia «C’è un volontario»

Per la prima volta in Italia un detenuto, condannato per reati sessuali, ha richiesto la castrazione chimica. A dare la notizia è stato il ministro per le Riforme Roberto Calderoli dopo che i legali dell’uomo in carcere lo hanno contattato presentandogli la richiesta, da parte del suo assistito, di potersi sottoporre al trattamento androgenico.
«Se io esco - ha detto il condannato - sono certo che tornerò a farlo e l’unica strada che vedo possibile è quella di sottopormi all’andro-sospensione».
Contattato dagli avvocati Calderoli si è impegnato a informare al più presto il ministro della Giustizia Roberto Castelli per rendere possibile la somministrazione del farmaco all’uomo che ne ha fatto richiesta.
Il provvedimento in numerosi Paesi europei è già previsto per legge.


Per la prima volta in Italia un detenuto chiede il trattamento androgenico
«Non so controllarmi, voglio la castrazione chimica»
La domanda inoltrata dai legali al ministro Calderoli: «Mi attiverò per consentire la somministrazione del farmaco»
FABRIZIO CARCANO
Per la prima volta in assoluto, nel nostro paese, un detenuto, condannato per reati sessuali, ha fatto pervenire, tramite il suo legale, una richiesta per essere sottoposto su base volontaria al trattamento androgenico, in parole povere alla castrazione chimica.
A darne la notizia è stato Roberto Calderoli, ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione, il primo a lanciare la proposta di introdurre la castrazione chimica, già utilizzata in numerosi stati occidentali, tra cui gli Usa, la Germania, la Danimarca, la Norvegia e la Svezia, anche nel nostro paese, e per questo direttamente contattato dall’avvocato del detenuto in questione e pronto ad attivarsi, ora, presso il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, per cercare di soddisfare la richiesta ricevuta.
«Mi attiverò immediatamente con il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, perché siano messi in essere i provvedimenti amministrativi che consentano la somministrazione del prodotto farmaceutico al detenuto che ne ha fatto volontariamente la richiesta, per il bene suo e della comunità», ha spiegato lo stesso Calderoli in una nota in cui ha specificato che quella ricevuta è «la prima richiesta in assoluto in tal senso su base volontaria, giunta dal legale di un detenuto, condannato per decine di violenze sessuali su minori, che, spontaneamente, mi ha richiesto di essere sottoposto all’andro-sospensione ovvero alla castrazione chimica».
Anche in Italia, dunque, per la prima volta in assoluto, un detenuto condannato per reati sessuali, inoltra domanda per essere sottoposto a trattamento androgenico, come già accade da molti anni in numerosi paesi occidentali: una misura su cui si sono espresse favorevolmente il 69 per cento delle donne intervistate da un sondaggio recentemente promosso da un noto settimanale femminile. «Anche da un punto di vista della prevenzione la castrazione chimica, ancorché non irreversibile, consente di mettere queste bestie in condizioni di non offendere, come del resto hanno già fatto e stanno facendo molti altri Paesi occidentali», ribadisce Calderoli, sottolineando appunto come questa misura, punitiva ma soprattutto preventiva, e non irreversibile, venga già applicata, come detto, all’estero con modalità abbastanza uniformi e risultati soddisfacenti. «Questa pratica - ricorda Calderoli - è già utilizzata con felicità in tutti questi paesi, al punto che la mia proposta ha determinato la richiesta, da parte di un condannato per reati sessuali su minorenni, di sottoporsi spontaneamente alla suddetta terapia, cosa di cui ho già informato il ministro della giustizia, Castelli. Il detenuto ammette di comprendere la gravità di fatti da lui commessi, ma ha anche detto: “Se io esco sono certo che tornerò a farlo e l’unica strada che vedo possibile è quella di sottopormi all’andro-sospensione”».
Vediamo, dunque, come funziona il trattamento androgenico, ovvero la castrazione chimica, nei principali paesi occidentali. Per quanto riguarda l’Europa la castrazione chimica è prevista in alcuni stati, ma non è mai imposta dal giudice e può essere eseguita sempre e solo con il via libera del condannato che, ovviamente, in cambio riceve riduzioni della pena o un differente regime carcerario. Così in Danimarca i condannati per reati sessuali possono scegliere se scontare la condanna in carcere fino alla fine o accettare di sottoporsi a trattamento medico, beneficiando di una liberazione anticipata e i risultati sembrano essere positivi visto che dal 1989 sono stati sottoposti a trattamento androgenico una ventina di condannati che ne hanno fatto richiesta e che per nessun di loro è stata registrata una recidività nei reati sessuali.
Più o meno simile è l’applicazione della castrazione chimica su base volontaria in Germania e Svezia dove, chi sceglie di sottoporsi a questa cura, riceve riduzioni di pena e benefici relativi. In Norvegia il trattamento è volontario, non comporta riduzioni in termini di pena e può continuare una volta terminata la pena ma solo se il condannato ne fa richiesta. Dal novembre del 2004 la Francia ha deciso di sperimentare la castrazione chimica su 48 pazienti volontari ex detenuti, tramite la somministrazione di farmaci che contengono sostanze in grado di neutralizzare e impedire la secrezione del testosterone. Anche in Australia viene studiata e dibattuta l’ipotesi di sperimentare questa misura su alcuni volontari che ne hanno fatto richiesta.
Negli Stati Uniti la castrazione chimica viene applicata in diversi stati, con alcune differenti modalità: quasi sempre a imporla è il giudice nel dispositivo della sentenza, soprattutto nei casi di recidività. La Florida, per esempio, prevede la castrazione chimica obbligatoria per gli stupratori recidivi, mentre in caso di prima condanna la scelta è rimessa alla facoltà del giudice, la California, invece, prevede la castrazione chimica obbligatoria per i recidivi e per coloro che commettono anche un solo reato di natura sessuale a danno di soggetti di età inferiore ai 13 anni. Il Montana consente, ma non impone, ai giudici di comminare la castrazione chimica, ai recidivi oppure a coloro che commettono anche un solo reato di natura sessuale, ma di particolare efferatezza. L’Oklahoma, invece, prevede la castrazione chimica per i criminali condannati per stupri dimostrati dal test del Dna, mentre per gli stupratori recidivi, i pedofili e in casi di violenze particolarmente efferate. Anche in Canada è prevista la castrazione chimica ma solo su richiesta volontaria del condannato.
Questa, dunque, è la strada seguita da numerosi paesi occidentali per combattere, prevenire e punire le violenze e gli abusi sessuali, reati che, in altri Stati, come la Cina e diversi paesi islamici, vengono invece puniti con la pena di morte.

INES TABUSSO