00 04/01/2006 00:57


CORRIERE DELLA SERA
3 gennaio 2006


LE NORME
L’articolo 68 della Costituzione stabilisce che senza l’autorizzazione della Camera
di appartenenza nessun parlamentare possa essere sottoposto ad intercettazioni. L’articolo 6 della legge 140 del 2003 disciplina l’ipotesi di intercettazioni che coinvolgano senatori e deputati, avvenute però nell’ambito di procedimenti che riguardino altri soggetti


LE TELEFONATE
Nel caso in cui il gip ritenga irrilevanti, in tutto o in parte,
i verbali e le registrazioni delle conversazioni intercettate, sentite le parti ne decide la distruzione. Per le telefonate
in cui per caso un parlamentare entri in contatto con una persona intercettata, i pm devono o tralasciarle o, se intendono utilizzarle, chiedere l’autorizzazione al Parlamento


L’AUTORIZZAZIONE
Se il giudice per le indagini preliminari ritiene necessario utilizzare le intercettazioni deve richiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza del deputato o del senatore coinvolto nelle telefonate. Se l’autorizzazione viene negata tutta la documentazione deve essere distrutta e dichiarata inutilizzabile in ogni grado del procedimento giudiziario


LA RICHIESTA
In estate, nel pieno dell’inchiesta su Unipol-Bnl, il presidente della Camera Casini scrive una lettera al presidente del tribunale di Milano: «Da notizie di stampa risulterebbe che siano state acquisite agli atti trascrizioni di intercettazioni alle quali avrebbero preso parte deputati». Casini chiede chiarimenti in merito e cita l’articolo 68 della Costituzione


IL DISEGNO DI LEGGE
In agosto il governo lavora a un ddl sulle intercettazioni, che però non è mai arrivato in Parlamento. Le linee guida della proposta riducevano i reati per
i quali sarebbero state ammissibili le intercettazioni
e stabiliva pene più severe per coloro i quali avrebbero divulgato intercettazioni coperte da segreto istruttorio (pubblici ufficiali, avvocati o giornalisti)


I precedenti
NEL 2005 Nelle intercettazioni indirette di parlamentari in contatto con i telefoni sotto controllo di Gianpiero Fiorani, nell’inchiesta Antonveneta della scorsa estate, finisce anche il senatore di Forza Italia Luigi Grillo (nella foto sotto) : la telefonata tra la moglie di Fazio e Fiorani dello scorso 6 luglio risultava partita dal telefonino in uso al senatore e prestato per qualche minuto alla signora Fazio
NEL 2004
Un patto tra la ’ndrangheta e le istituzioni per delegittimare i magistrati della Procura di Reggio Calabria. Ed un giornale, Il Dibattito , capace di condizionare il lavoro di alcuni magistrati impegnati nella lotta al crimine. Era questa l’accusa della Procura di Catanzaro che nel novembre 2004 ha portato in carcere sei persone, tra cui due ex parlamentari, Amedeo Matacena di Forza Italia ( foto in alto ) e Paolo Romeo del Psdi. Nelle 150 pagine dell’ordinanza corredata di intercettazioni ambientali e telefoniche, i magistrati avevano raccolto elementi a sostegno delle contestazioni sulle complicità tra cosche ed elementi delle istituzioni



SINISCALCHI (DS)
«Intercettazioni illegali». Ma Casini frena i Ds
Il portavoce di Fassino: telefonate con Consorte, solo veleni. La Camera: per la giunta tutto regolare

ROMA - Piero Fassino, attraverso il suo portavoce, denuncia una «campagna di veleni» e si appella a Pier Ferdinando Casini chiedendo: «La Camera dei deputati non ha nulla da dire»? Ma il presidente non ci sta. Risponde di «aver sempre difeso i deputati senza bisogno di sollecitazioni». Da ultimo questa estate proprio sulla vicenda Unipol. Finisce con uno scambio di dichiarazioni ad alta tensione il caso aperto ieri mattina dalla pubblicazione su Il Giornale dei colloqui tra il manager Unipol indagato, Gianni Consorte, e il segretario ds. Conversazioni intercettate in cui Fassino dice, tra l’altro: «Prima di denunciare aspetta. Prima portiamo a casa tutto».

CASINI - Il presidente della Camera non lascia senza risposta il quesito sollevato dal portavoce del leader ds. «Non possiamo che denunciare con vigore - aveva detto Roberto Cuillo - la campagna di veleni con cui il principale quotidiano della destra di proprietà della famiglia Berlusconi cerca di intorbidare la vita politica del Paese. Ci chiediamo se la presidenza della Camera dei Deputati, l’Authority sulla privacy e la stessa magistratura non abbiano nulla da dire». Nel giro di due ore Casini affida il chiarimento a una nota ufficiale: «La presidenza della Camera ricorda che sin dalle prime pubblicazioni, nell’agosto scorso, di contenuti di conversazioni telefoniche relative alla vicenda Unipol alle quali risultavano aver preso parte parlamentari, tra cui l’onorevole Fassino, ha tempestivamente chiesto chiarimenti alla competente autorità giudiziaria». «La risposta dell’autorità giudiziaria è stata quindi trasmessa alla giunta per le autorizzazioni che non ritenne sussistere profili di rilevanza ai sensi dell’articolo 68 della Costituzione».


LE REGOLE - Presidente della giunta per le autorizzazioni è un esponente ds, Vincenzo Siniscalchi, che ricorda: «È vero, ce ne siamo occupati. E non su richiesta di Fassino che è totalmente al di sopra e al di fuori di queste cose, ma del presidente Casini. Ma non abbiamo trovato profili di violazione della normativa di tutela. Abbiamo però sottolineato l’abuso di diffusione di atti coperti dal segreto istruttorio: c’è il diritto di cronaca, ma non di fare la talpa». «Se Casini vuole - conclude Siniscalchi - siamo pronti a un nuovo intervento, anche perché quella di agosto era una fattispecie diversa». Il parlamentare indagato è tutelato dall’articolo 68 della Costituzione che ne vieta l’intercettazione senza autorizzazione. Se viene intercettato indirettamente un parlamentare non indagato e il magistrato intende usare quel colloquio l’autorizzazione va chiesta comunque a posteriori alla Camera di appartenenza, come prevede la legge 140. «Ma non è questo il caso - spiega il ds Massimo Brutti -. Tutte le intercettazioni pubblicate finora sono state depositate dai magistrati. Quelle tra Fassino e Consorte no. Se i magistrati le avessero volute utilizzare avrebbero almeno coperto con degli omissis il nome di Fassino. Dunque ci si domanda: chi le ha date al Giornale?». Ecco perché, a suo giudizio, la magistratura non potrà che aprire un fascicolo su questa fuga di notizie.


PRIVACY - Il garante della privacy, Francesco Pizzetti, annuncia: «Domani (oggi, ndr ) stesso ci occuperemo della vicenda». Ma con una perplessità: «Occorre il ricorso dell’interessato per intervenire, visto che è una persona nota. Quest’estate lo ha fatto Ricucci per gli sms relativi a vicende sentimentali, e gli abbiamo dato ragione».


Virginia Piccolillo




INES TABUSSO