00 01/02/2006 19:29
L'UNITA'
1 febbraio 2006
Ds-Ulivo, liste fatte
Ci sono anche Eco e Rosa Calipari
Tra le novità D’Ambrosio, Leon e Livi Bacci
Nella Quercia molte donne capolista in Senato
di Simone Collini / Roma

IL CAPITOLO ANCORA NON È CHIUSO ma ora sono più i nodi sciolti che quelli da sciogliere. Sul tema candidature quella di ieri è stata per i Ds una giornata spartiacque. E al termine di questa giornata - aperta da un incontro del comitato incaricato di de-
finire teste di lista e deroghe per chi ha già fatto due o più legislature, proseguita con una riunione della segreteria e chiusa con un ufficio di presidenza chiamato a dare il via libera alle decisioni prese - dentro la Quercia il tasso di soddisfazione è prevalente.
A soddisfare, per esempio, è che Rosa Calipari, la vedova del dirigente del Sismi ucciso nel marzo scorso in Iraq da una pattuglia americana, figuri al secondo posto della lista Ds per il Senato in Calabria, dietro Nicola Latorre. O che l’ex procuratore capo di Milano Gerardo D’Ambrosio abbia accettato di essere candidato, sempre per la corsa a Palazzo Madama, in Lombardia. O che l’ex presidente del Tribunale di Roma Luigi Scotti abbia detto sì a una candidatura nell’Ulivo in Campania. Soddisfazione anche perché i contatti avviati con personalità del mondo della cultura, del lavoro, dell’economia, dell’associazionismo stanno dando segnali positivi.
Viene data per «probabile» la presenza di Umberto Eco nella lista dell’Ulivo in Liguria, dietro Fabio Mussi. In Toscana, sempre in quota Ds, dietro Vannino Chiti e Giuliano Amato, sarà nella lista ulivista il professore di demografia Massimo Livi Bacci. Tra le candidature, ci sarà anche quella del docente di Economia pubblica Paolo Leon, mentre deve ancora sciogliere le riserve il docente di Sociologia Luciano Gallino. Sarà in lista anche il presidente della Legacoop Lombardia Guido Galardi, mentre contatti sono stati presi con il fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.
Per quanto riguarda i capilista diessini alla Camera, Piero Fassino guiderà l’Ulivo in Piemonte, Massimo D’Alema in Puglia, Vannino Chiti in Toscana, Fabio Mussi in Liguria, Barbara Pollastrini in Lombardia 3 e Luciano Violante nella Sicilia occidentale. Fassino correrà anche in altre circoscrizioni, mentre D’Alema e Violante saranno in lista come primi dei Ds anche, rispettivamente, in Campania e Sicilia orientale.
Sulle quote rosa si sta ancora lavorando, anche perché, per quanto riguarda la lista dell’Ulivo (Giovanna Melandri è al secondo posto nel Lazio), la Margherita parte da una percentuale abbastanza bassa. Nella corsa al Senato, i Ds puntano a rispettare quanto scritto nello statuto del partito, e cioè che la soglia minima è il 30% di «elette». Saranno quindi molte le donne nelle teste di lista, ma anche le candidate capolista. Livia Turco guiderà la Quercia in Piemonte, Anna Finocchiaro in Sicilia, la responsabile delle Politiche culturali del Botteghino Vittoria Franco in Toscana, la responsabile Formazione politica Silvana Amati nelle Marche. Tra gli altri capilista per il Senato, Gavino Angius sarà in Abruzzo e Umbria (dove sarà candidata la responsabile Organizzazione Marina Sereni), Cesare Salvi in Puglia, il responsabile Politiche istituzionali Nicola Latorre in Calabria, il responsabile Mezzogiorno Roberto Barbieri in Campania, il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca in Emilia Romagna (dove correrà anche Sergio Zavoli). Figureranno nelle teste di lista anche gli altri membri della segreteria, e dovrebbero entrare in Parlamento anche diversi segretari di federazione.
Per quanto riguarda le deroghe, è stato deciso di rimanere sotto la soglia delle 30. Verranno ricandidati anche se hanno fatto due o più legislature 19 esponenti della maggioranza del partito, cinque del Correntone, due dell’area Salvi e due dell’area ecologista. Oltre a Mussi, per il Correntone, la decisione riguarda Marco Fumagalli, Gloria Buffo, Carlo Leoni e Famiano Crucianelli. Oltre a Salvi, Massimo Villone e, per quanto riguarda la sinistra ambientalista, le deroghe sono per Fulvia Bandoli, che sarà eletta in Emilia Romagna, e Fabrizio Vigni, candidato in Toscana. La Quercia punta a ricandidare il 60% degli attuali parlamentari, rinnovando quindi circa il 40% tra deputati e senatori. Molti degli esclusi contano però nella nomina, in caso di vittoria dell’Unione, a sottosegretario. Per quanto riguarda l’Ulivo, in base ai sondaggi in circolazione, si sta ragionando su un tetto di 220 eletti alla Camera, dei quali circa 130 diessini.



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CORRIERE DELLA SERA
1 febbraio 2006
POLITICA E SCHIERAMENTI. IL CENTROSINISTRA
Ulivo, in corsa la vedova Calipari e Polito
Decisi i primi della lista. Latorre in Calabria, l'ipotesi Sposetti. Tensione su Amato
Monica Guerzoni


ROMA — Un seggio in Parlamento per Rosa Calipari, vedova del funzionario del Sismi ucciso dal «fuoco amico» in Iraq. I Ds la candidano in Calabria, nella lista del Senato, dietro al capolista dalemiano Nicola Latorre. E non è la sola novità di una giornata che ha visto Piero Fassino e Francesco Rutelli salire, tra un vertice e l'altro, da Romano Prodi in piazza Santi Apostoli. Uno scranno, a Palazzo Madama, anche per l'ex procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio, nella testa di lista dei Ds in Lombardia. E il direttore del Riformista, Antonio Polito, ha ceduto alle lusinghe di Rutelli e correrà per il Senato. L'esordio domenica sulle nevi di Rocca di Mezzo, alla festa della Margherita, dove il giornalista sarà tra i protagonisti di un dibattito sul partito democratico. E non è un caso, perché i patti, con l'ex sindaco di Roma, sono chiari: Polito farà il gran salto in politica in quota al futuro soggetto unitario.
IL VERTICE — I leader hanno varato una cabina di regia a tre che si riunirà due volte a settimana e limato la strategia comunicativa. «Parleremo al Paese dei suoi problemi — spiega Fassino —. Non abbiamo più intenzione di correre dietro alle provocazioni di Berlusconi». E Rutelli annuncia che «il lavoro sulle teste di lista sta andando molto bene». In effetti il quadro dei nomi che guideranno il listone è pressoché completo. Fassino e Rutelli capeggeranno l'Ulivo rispettivamente a Torino e a Roma. In Sicilia, Luciano Violante e Prodi si scambiano il posto. Il capogruppo dei Ds, che ha guidato l'Antimafia, trainerà il listone a Palermo e l'ex capo dell'Europa nella Sicilia orientale, seguito da Rutelli e, ancora, da Violante.
In Veneto 1 terna Prodi-Rutelli-Cesare De Piccoli e in Veneto 2 alle spalle dell'ex premier (che lascerebbe volentieri il posto a una signora indipendente e «di grande caratura»), c'è Pierluigi Bersani. In Piemonte 2 tandem Prodi- Cesare Damiano. A Milano la sequenza è Prodi-Fassino, in Lombardia 2 Dario Franceschini e Maurizio Migliavacca, in Lombardia 3 Barbara Pollastrini spalleggiata da un dielle. In Trentino Prodi e un ds locale. In Friuli accoppiata Rosy Bindi- Gianni Cuperlo. In Liguria si cerca il secondo di Fabio Mussi, mentre in Emilia Pierluigi Castagnetti vuol fare il numero tre dietro Prodi e Bersani, ma i vertici insistono perché traslochi a Palazzo Madama. «É un amico — sospira Franco Marini — troveremo una soluzione». E c'è ancora tensione sul nome di Giuliano Amato. L'ex premier era stato destinato al Veneto 2, ma ha scelto la Toscana, convinto di poter correre subito dietro il capolista Vannino Chiti. I Ds però nicchiano e se chiedete nell'entourage di Fassino vi risponderanno «Amato è in lista», il che vuol dire che potrebbe scivolare di qualche posizione. Eppure Prodi assicura che «va tutto bene, un caso Amato non esiste». In Umbria la coppia è Prodi-Marina Sereni, nelle Marche ancora Prodi e un dielle della regione. Lazio 1 Rutelli-Giovanna Melandri, Lazio 2 Prodi-Fulvia Bandoli. Abruzzo, Prodi-Fassino. Di nuovo Prodi in Molise e in Basilicata (con Antonio Luongo). Massimo D'Alema sarà capolista in Puglia e numero due del Professore in Campania, dove, nella seconda circoscrizione, Ciriaco de Mita verrà «scortato» da un diesse. In Calabria Marco Minniti farà il secondo a Prodi. Arturo Parisi guiderà l'Ulivo in Sardegna.
NEW ENTRY — E spuntano i nomi dei due tesorieri, Ugo Sposetti per i Ds e Luigi Lusi per la Margherita. Maria Paola Merloni correrà nelle Marche, anche se la Margherita locale storce il naso. Il fondatore di An Domenico Fisichella in bilico tra Lazio e Campania. Tra le new entry per la Margherita alla Camera l'imprenditrice Raffaella Alibrandi e il giornalista Francesco Saverio Garofani, ex direttore di Europa. Nessuna traccia invece di Leoluca Orlando, nonostante le 10 mila firme che premono su Rutelli.


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CORRIERE LOMBARDIA

Prodi e Fassino capilista alla Camera. Fiano e la Adamo pronti al salto per Roma
D’Ambrosio e Veronesi candidati per il Senato
Toto-poltrone nel centrosinistra. La Margherita lancia Pezzotta
Numero uno alla Camera, nel «listone», Romano Prodi. Numero uno al Senato, per i Ds, il già procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio. Numero uno per la Rosa nel pugno, sempre a Palazzo Madama: Umberto Veronesi. Anche se quest’ultima indicazione, figlia di un discreto corteggiamento durato mesi, è in attesa di conferme ufficiali. Nel centrosinistra le liste prendono forma, anche se le correnti d’aria romane potrebbero mandare a gambe all'aria il castello di carte faticosamente costruito fino ad oggi: per esempio, la designazione di D'Ambrosio arriva appunto dalla capitale.
Alle spalle di Prodi, il segretario nazionale della Quercia Fassino Piero Franco Rodolfo. Al terzo posto, la testa di lista della Margherita: il nome più ripetuto è quello di Linda Lanzillotta, che da assessore decisionista rutelliano sta scalando le gerarchie del partito. Se il terzo nome sui cartelloni elettorali non sarà quello della signora Bassanini, con ogni probabilità si troverà quello del già ministro Enrico Letta.
Il quarto posto è riservato a un «prodiano», ma la definizione è sfuggente. Il seggio può infatti essere assegnato a un fedelissimo del leader senza partito: e in questo caso, il nome che circola è quello di Gad Lerner; ma potrebbe essere «subappaltato» dal Professore a qualche partito di minor massa critica: Italia dei Valori o Udeur.
Distillatissima la rosa di nomi che i Ds offriranno al listone della Camera, frutto di meticolosa «pesa» con il bilancino farmaceutico tra innumerevoli variabili. Ci saranno certamente Barbara Pollastrini, Marco Fumagalli, Erminio Quartiani. Da Palazzo Marino si preparano al balzo Emanuele Fiano e Marilena Adamo, assai sostenuta dagli insegnanti, categoria che nei Ds ha un buon peso. Altri parlamentari in pectore sono Giorgio Roilo, già segretario della Camera del lavoro, e Emilia De Biasi, assai attiva nella consulta «Gianni Rodari» dedicata ai bambini. In rappresentanza della Provincia e di Monza, una raffica di sindaci, presenti o passati: Enrico Brambilla (Vimercate), Roberto Scanagatti (vicesindaco di Monza), Fiorenza Bassoli (ex Sesto), Daniela Gasparini. E poi ancora Franco Cazzaniga (Settimo), Mario Degaspari (Pioltello), Rosa Malinverno (Rozzano). E poi, due designazioni politiche: Ignazio Ravasi (ecologisti) e Felice Besostri (socialisti). Al Senato, certe le candidature di Stefano Draghi e Sandro Pollio.
La Margherita, per i suoi nomi, ha votato. Risultato: Milano eleggerà Arturo Bodini e Roberto Zaccaria. Al Senato, Nando Dalla Chiesa e, con ogni probabilità, il segretario Cisl Savino Pezzotta. Emanuela Baio Dossi rappresenterà Monza. Per quanto riguarda la Rosa nel pugno, quasi certo il tandem alla camera Bonino-Boselli, mentre non è chiaro se l’uscente Roberto Biscardini sarà candidato a Montecitorio o Palazzo Madama. Quasi certo al Senato Marco Cappato.
Marco Cremonesi


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LA CANDIDATURA DI GERARDO D'AMBROSIO
CORRIERE DELLA SERA
1 FEBBRAIO 2006

CASERTA
Nasce a Caserta nel 1930 e nel ’57 entra in magistratura

MILANO
Alla Procura di Milano, tra i casi più celebri di cui si occupa: la morte di Pinelli, la strage di piazza Fontana e Mani Pulite

IL GIUDIZIO
Chi è
Chi sono io e quale è stata la mia vita lo sanno tutti. La gente sa valutare le persone

Il Colloquio
MILANO - È più di una voce quella che ieri arrivava da Roma al termine del vertice dell’Unione con Prodi, Fassino e Rutelli. Una notizia che in serata trovava anche autorevoli conferme dai dirigenti dei Ds: Gerardo D’Ambrosio, ex capo della Procura della Repubblica di Milano e coordinatore storico per dieci anni del pool Mani pulite, potrebbe essere candidato a Milano ai primissimi posti della lista Ds per il Senato, quelli a elezione sicura. Il diretto interessato dice di non saperne niente, di non aver ricevuto proposte, di non essere stato neppure interpellato. «Mi vogliono candidare? E chi lo ha detto?», chiede stupito, ma alla domanda se gli sembri un’eventualità impossibile risponde premettendo di «non avere alcun interesse ad impegnarsi in politica», che potrebbe anche dire di no, prima di ammettere che «può essere benissimo» che qualcuno abbia pensato a lui visto il suo impegno con Libertà e Giustizia «per un progetto di riforma del codice di procedura penale». E se fosse così, se gli venisse richiesto di lavorare per una «riforma complessiva della giustizia» allora lui sarebbe pronto a mettere a disposizione «esperienza e professionalità». Dal 28 novembre 2002, da quando cioè lasciò il timone di comando della Procura di Milano per la pensione, non è la prima volta che si parla di D’Ambrosio come potenziale candidato tra i Ds. Prima avvenne per le europee del giugno 2004 poi per le suppletive milanesi dell’ottobre per la Camera. In entrambi i casi non se ne fece niente. Nel primo, perché fu lui stesso a dire di no: «Ero uscito da poco tempo dalla magistratura e non mi sembrava opportuno e poi io sono un trapiantato di cuore e non avrei potuto fare il pendolare con Bruxelles». Nel secondo caso, invece, accadde perché i Ds candidarono l’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria: «Non mi aspettavo nulla, ma non mi sarebbe dispiaciuta una candidatura nella circoscrizione dove voto».
D’Ambrosio prova a spiegarsi la ragione dei rumors che lo riguardano: «Ho scritto un libro sulle riforme necessarie per la giustizia e ne ho mandata una copia a Fassino. Evidentemente ci sono forze politiche interessate a questi problemi. Certo è che da pensionato non sono mai stato con le mani in mano».
Negli ultimi 38 mesi Gerardo D’Ambrosio ha girato l’Italia in lungo e in largo, tra conferenze e convegni, feste dell’Unità e interviste. «Ho criticato le riforme fatte in materia di giustizia dal centrodestra e ho fatto delle proposte alternative per migliorare la giustizia sostanziale e rendere i processi più spediti. Per tutta la vita - dichiara - mi sono impegnato nel sociale. Per 45 anni ho svolto la professione di magistrato nell’interesse di tutti i cittadini e se questo impegno dovesse essere apprezzato, insieme a ciò che ho scritto e ho detto, vuol dire che non ho lavorato inutilmente e che c’è qualcuno disposto a prendere in considerazione le mie idee». Su questi temi, dunque, l’ex capo del pool è pronto a dare il suo contributo.
Se questa candidatura dovesse concretizzarsi, D’Ambrosio potrebbe trovarsi in compagna elettorale insieme a Bobo Craxi, figlio di uno degli imputati simbolo di Tangentopoli, e Antonio Di Pietro, che fu il pm-icona di Mani pulite uscito dalla magistratura in un mare di polemiche. «Non mi interessa chi viene candidato nel centrosinistra. Posto che non sono io a chiedere di essere candidato, devono essere gli altri a dire se ci sono delle incompatibilità», liquida la questione aggiungendo che, comunque, lui non farà campagna elettorale. Non crede di doverla fare: «Ciò che ho scritto c’è, chi sono io e quale è stata la mia vita lo sanno tutti. Credo che la gente sappia valutare le persone, e se mi valuteranno positivamente mi voteranno».
Poi, però, sembra ripensare alle parole appena dette: «In ogni caso, tengo a precisare che io faccio benissimo la mia vita da pensionato. Se non mi chiamano sono contento ugualmente e mi godo la mia barca». Oddio, un’altra barca? «Un momento, il mio è un gozzo di 12 anni usato, otto metri motore diesel. Una barca da quattro soldi, non sono mica Rockfeller».
Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it



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L'APPELLO PER GIULIETTI

SOSTEGNO TRASVERSALE
Appello per un seggio a Giulietti Moncalvo: con lui, fa lotte giuste
ROMA - Un leghista e un uomo di An che si battono per la ricandidatura di un deputato Ds. Succede per Giuseppe Giulietti, capogruppo del Botteghino in Vigilanza Rai, che rischia il posto in lista per colpa delle due legislature già alle spalle. Prima il blog di Marco Travaglio («Ricandidate Giulietti!», poi la Velina Rossissima («salvate il soldato Giulietti»). Infine l’appello che parte col nome di Enzo Biagi e continua con scrittori, attori, urbanisti, giornalisti pubblicato ieri da «l’Unità». In mezzo a molta sinistra, due uomini Rai (campo storico di Giulietti) come Gigi Moncalvo, ex direttore della Padania, conduttore di «Confronti», e Paolo Francia, An, ex direttore di Radiorai ed ex di Raisport e ora consigliere di Raitrade. Ma come, firmare per un politico dello schieramento opposto? Moncalvo: «Giulietti conduce battaglie quasi sempre condivisibili sull’informazione. E in più occasioni mi ha difeso a spada tratta senza che io glielo chiedessi. Per esempio, quando il direttore di Raidue Massimo Ferrario mi ha censurato l’invito a Massimo Fini nella mia trasmissione. E le sue lotte per Oliviero Beha, per Carlo Freccero... Ben vengano in Parlamento persone che non guardano alla tessera ma a chi lavora e si guadagna il pane. Spero solo di non danneggiarlo con la mia adesione».
Paolo Francia ironizza: «Moncalvo ed io siamo due cani sciolti, io sono stato silurato dal centrosinistra e poi dal centrodestra, quindi penso di poter difendere umanamente e intellettualmente Giulietti. Non ricandidarlo sarebbe un autentico regalo ai cavalieri del nulla della comunicazione e ai loro opliti. Che, purtroppo per tutti noi, sono attivissimi in entrambi gli schieramenti».
E cosa pensa l’interessato di questo «interesse» dal centrodestra? «Walter Veltroni mi ha insegnato che la buona educazione non costa nulla. Non ho mai buttato giù il telefono a chi mi ha raccontato una storia di limitazione di libertà d’espressione. Forse tutto nasce da questo. Imbarazzo per le adesioni dall’opposizione? Ben altro mi imbarazza. Per esempio frequentare chi giura di pensarla come me ma adotta comportamenti pratici lontanissimi dai miei. E poi c’è un vantaggio, in questo caso. Siamo tutti forti delle reciproche identità. E non abbiamo assolutamente nulla da scambiarci sottobanco».
Paolo Conti



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IL MESSAGGERO
1 Febbraio 2006
Ulivo, “quote rosa” e molti debuttanti
Tante donne nelle teste di lista. Il 40% degli uscenti non verrà ricandidato. Rosa Calipari con i Ds

di FEDERICA RE DAVID

ROMA - Si sciolgono piano piano i nodi delle candidature del centrosinistra alle elezioni del 9 aprile, anche se qualche caso resta aperto e qualche casella resta vuota, o quantomeno riempita in modo provvisorio. A cominciare da quella del capolista dell’Ulivo per la Camera in Veneto 2: confermato il rifiuto di Giuliano Amato , e ribadita con forza l’indisponibilità di Rosi Bindi a traslocare dal Friuli (dove alle spalle avrà il diessino Gianni Cuperlo ), per ora il posto numero uno è stato assegnato a Romano Prodi . Ma non sembra che voglia tenerlo per sè. L’obiettivo è lasciarlo a una ”personalità di rilievo”, di cui comincia a delinearsi un identikit: dovrebbe essere una donna e possibilmente rappresentare il mondo dell’imprenditoria.
Un altro ”esterno”, il cui arrivo è ormai scontato, è invece Domenico Fisichella : uscito da An, per il quale si pensava a una testa di lista per la Margherita al Senato, ma potrebbe trovare posto nel listone della Camera, sempre in quota Dl. E se il suo arrivo è salutato come «un fatto del tutto naturale e non di furberia» da Prodi, Fini lo liquida con un «totale disinteresse».
Per i Ds, definiti da tempo i capilista della Camera, con Piero Fassino che, capolista in Piemonte 1, si troverà alle spalle di Prodi in Abruzzo, la giornata di ieri è stata lunga: i vari organismi dirigenti si sono riuniti fino a tarda sera. E hanno stabilito che, sulla base di una proiezione di 180 eletti ”garantiti”, il 60% dei candidati saranno uscenti di questa legislatura, mentre per il 40% si tratterà di nomi nuovi. Archiviata anche la questione delle deroghe alla regola fassiniana secondo cui chi ha già partecipato a due mandati resta a casa: è stata stabilita una quota di 25 (di cui quasi un terzo dovrebbe toccare alle minoranze), cui si potrebbe aggiungere qualche altro nome ancora in discussione. Compreso Beppe Giulietti , cui sarebbe stato offerto un posto al Senato in Umbria e che invece, forte del pressing e della raccolta di firme per la sua candidatura, sembra puntare i piedi per la Camera. Mentre è già sicuro che l’ex ministra Livia Turco guiderà la lista del Senato in Piemonte e la sua ”collega” Giovanna Melandri occuperà il secondo posto nel Lazio 1 dietro a Rutelli. Nel Lazio 2, invece, dietro a Prodi ci sarà Fulvia Bandoli , mentre al Senato le teste di lista saranno Goffredo Bettini e Ugo Sposetti . In Sicilia, il capolista Luciano Violante traslocherà alla circoscrizione occidentale (Palermo). Il tutto, è legato al passaggio di Prodi all’orientale, seguito dal dl Enzo Bianco che vuole evitare lo scontro diretto per palazzo Madama con i Ds, guidati da Anna Finocchiaro . In Lombardia, la Quercia sta lavorando in queste ore per avere come capolista al Senato una ”espressione di personalità di primo piano”: il nome che circola, è quello di Umberto Veronesi . Mentre Sergio Zavoli guiderà la lista del Senato in Emilia Romagna. In Calabria, le teste di lista saranno Nicola La Torre e Rosa Calipari , la vedova del funzionario del Sismi ucciso a un posto di blocco Usa in Iraq. Mentre alla Camera sarà Prodi a capeggiare la lista seguito dal ds Marco Minniti . E Massimo D’Alema , che in Puglia è capolista alla Camera, farà anche il numero 2 di Prodi in Campania.
Nella Margherita, dove sembra risolto il caso di Pierluigi Castagnetti , che otterrebbe la Camera in Emilia dietro a Prodi e Pierluigi Bersani , spunta il nome del direttore del Riformista Antonio Polito . A largo del Nazareno si corteggiano anche due imprenditrici: Raffaella Alibrandi , amministratore delegato di Fiera di Roma, per il Lazio 1 (Camera) e Maria Paola Merloni , figlia di Vittorio, per le Marche (Senato). Ma, mentre Roma preme, la regione recalcitra: i dirigenti locali del partito, sia rutelliani che parisiani, non sono convinti dell’opportunità di puntare su un cavallo i legami della cui famiglia con la storia della regione sono piuttosto controversi. Qualche problema anche per la Sicilia occidentale, dove i vertici del partito, a cominciare da D’Antoni, non vogliono saperne di Leoluca Orlando dopo il ”tradimento” a favore della candidatura di Rita Borsellino a governatore.

INES TABUSSO