00 14/04/2006 22:06


"I giornalisti (che fanno il loro mestiere) hanno perquisito il covo, hanno trovato i fac-simili di Cuffaro e li hanno esposti alle telecamere. Ma non è compito dell’autorità giudiziaria perquisire e sequestrare tutto? Nel covo di Riina non entrò nessuno, nemmeno i carabinieri, in quello di Provenzano tutti, anche Anna La Rosa".





IL RIFORMISTA
sabato 15 aprile 2006
Em.ma

ANCHE LA MAFIA RIDOTTA A FOLKLORE

La cattura del latitante Bernardo Provenzano continua a eccitare giornali, telegiornali e rubrichette televisive. L’ultima di queste è apparsa giovedì sera con Anna La Rosa (Rai) che ispezionava la masseria dove è avvenuta la cattura e, accompagnata da due esponenti politici calibrati, uno di destra e l’altro di sinistra, spiegava che a Provenzano piaceva la ricotta e, udite udite, faceva vedere i contenitori di rudimentali formaggi. Ridicolo, penoso, indecente. Giornali, tv e giornalisti usano la parola “pizzino” per dare al tutto un tocco di folklore. E che dire delle “manifestazioni popolari” davanti alla questura di Palermo mentre arrivava l’auto della polizia con Provenzano? Chi aveva avvertito le tv e il “popolo” incazzato che imprecava? In una città dove per 43 anni il Provenzano recitava la parte del latitante? Non era meglio un po’ di sobrietà? I giornalisti (che fanno il loro mestiere) hanno perquisito il covo, hanno trovato i fac-simili di Cuffaro e li hanno esposti alle telecamere. Ma non è compito dell’autorità giudiziaria perquisire e sequestrare tutto? Nel covo di Riina non entrò nessuno, nemmeno i carabinieri, in quello di Provenzano tutti, anche Anna La Rosa.





IL RIFORMISTA
giovedì 13 aprile 2006
Em.ma

LA MAFIA NON È SOLO PROVENZANO

Ai direttori dei giornali consiglierei di rileggersi le pagine (molte) scritte dopo la cattura di Totò Riina, che fu definito “il capo dei capi”. Sembrava che la mafia fosse ormai spacciata. Negli anni successivi, sempre sugli stessi giornali, e su suggerimento degli stessi magistrati, abbiamo letto chilometri di carta stampata che ci spiegava come la mafia silenziosa, che non sparava, fosse più forte e più potente di prima. E che il direttore della nuova orchestra era Bernardo Provenzano, il nuovo “capo dei capi”. Dopo l'arresto di Riina, scrissi che la cattura di un grande latitante non avrebbe inferto un colpo alla mafia se il contesto politico-sociale fosse restato quello di prima, o peggio di prima. Lo ripeto pure in questa occasione. Scambiare la mafia per il banditismo, e confondere la fine del bandito Giuliano con quella dei Riina e Provenzano, è un errore madornale. Il procuratore Grasso ha ribadito che il latitante ha avuto la copertura di professionisti, uomini degli apparati pubblici, uomini politici. Certo, un capomafia catturato dopo 43 anni di latitanza è un fatto positivo, ma ci dice anche cos'è la mafia e la società in cui opera, e cos'è lo stato in questo paese.


INES TABUSSO