00 15/09/2006 14:04


CORRIERE DELLA SERA
15 settembre 2006
QUATTRO ANNI DOPO
Il ritorno di Santoro e la nuova tv di lotta e di governo
di ALDO GRASSO

Ieri sera alle ore 21.06 è finito in Italia il regime in cui eravamo sprofondati. Il Michele Santoro Pensiero, in versione biondo cenere, è tornato in onda. Le campane della cattedrale di Salerno (suo paese natale) hanno suonato a festa. È iniziato l'anno zero della libera informazione, le catene che hanno tenuto Michele Chi? lontano dal video sono ormai ferraglia arrugginita, qualcuno ha già proposto di elevare il 14 settembre, giorno in cui si celebra la Santa Croce, a festività nazionale. A darne l'annuncio è stato il volto gentile di Beatrice Borromeo, sulla scia delle bionde (Simonetta Martone, Luisella Costamagna) che da sempre ingentiliscono la rudezza del salvatore, ora nelle vesti del play maker dell'approfondimento.
Come attacco, mi rendo conto, è forse un po' enfatico ma l'enfasi è il segno distintivo di Michele Chi?. Non si accontenta mai delle mezze misure. O no? È tutto un dirozzamento questo Annozero: la buona borghesia milanese a dare il benvenuto, la benigna musica di Nicola Piovani, la voce fuori campo in stile Lucignolo (questa è grossa, ma è così), il desiderio forte di raffigurare ancora una Rai di lotta, ma anche di governo e di look, la partenza con un'inchiesta vecchio stile («racconto filmato») sull'immigrazione a Milano, sul lavoro in nero dei clandestini, sulle angherie dei «caporali».
«Ho 21 anni - ha esordito la Borromeo - e vivo a Milano. In tanti mi chiedono, in questi giorni in cui sono a Roma, se ho paura quando sono nella mia città. Mi capita di arrivare a Milano la sera tardi, magari alla Stazione centrale: mi sento abbastanza tranquilla, ma sento che attorno a me cresce la paura, la diffidenza verso gli immigrati». Pazienza gli immigrati ma, benedetta ragazza, se una Borromeo arriva la sera tardi alla Centrale non c'è nessuno che va a prenderla? L'impressione soft dura poco. Alle 21.26 appare Lui, «stessa rete, stessa ora» (ma ora è la rete pro-tempore del leghista Marano, tendenza Ventura e Annozero rischia di diventare «l'Italia sul 2» in versione impegnata). Michele Chi? ha resistito giusto venti minuti poi ha cominciato col suo tipico chiagne e fotte : quattro anni d'esilio, l'articolo 21 della Costituzione, l'editto bulgaro. Almeno ha avuto il buon gusto di dichiararsi un privilegiato. Come quel signore intervistato che ha 30 camicie bianche.
Non c'è niente da fare, è più forte di lui: Michele Chi? s'identifica con la libertà d'informazione del Paese, con il livello culturale del Paese, con la tv di qualità del Paese. Se Santoro è assente dal video, clandestino fra i clandestini, scivoliamo nell'analfabetismo televisivo di ritorno, veniamo confinati tra i Paesi in via di sottosviluppo. Ma per fortuna è tornato, con i suoi apostoli guidati da don Sandro Ruotolo, con Marco Travaglio, Vauro e Rula Jebreal che intervista Fausto Bertinotti, «un rivoluzionario che è diventato Presidente della Camera».
Rivoluzionario? Forse ci siamo persi qualcosa. Adesso che Michele Chi? vigila su di noi ci sentiamo più sereni, tutelati. Le radici del dubbio sono profonde quanto quelle della certezza. Il dubbio però è più raro e non fa audience.
Aldo Grasso




*****************************************************************




LA STAMPA
15 settembre 2006
LA PRIMA DI ANNO ZERO. IL SALUTO AL PUBBLICO: «QUATTRO ANNI SONO TANTI E ADESSO VOGLIAMO RINGRAZIARE QUANTI CI HANNO ASPETTATO». POI SHOW E DENUNCE
Santoro: io sono tornato
A quando Biagi e Luttazzi?
di Michela Tamburrino


TORINO. «Anno Zero» segna l’anno del ritorno. Le lancette dell’orologio vengono rimesse a quattro anni fa, quando «Michele chi?» fu messo alla porta. Anni di buco e di silenzio. Ora la luce. Michele Santoro è tornato e lo ha fatto in una scenografia monacale e penitente, con gli ospiti seduti come coreuti di una tragedia tutta italiana, perché di sofferenza, ingiustizie, intolleranze e discriminazioni il programma tratta.

Problemi stigmatizzati dal presidente Bertinotti chiamato a dare valore aggiunto alla fine della trasmissione. Michele lascia la prima uscita a Beatrice Borromeo e riserva la chiusura a Rula Jebreal: la bionda e la bruna, come ha inventato per Sanremo il bravo Pippo Baudo. E da Pippo ha anche mutuato l’idea del colore dei capelli cambiati ad effetto; ora Santoro li ha biondi che sversano al rossiccio. Beatrice Borromeo gode di un’eleganza naturale assolutamente perfetta e parla di disagio, a Milano. Difficile immaginarla a spasso nei quartieri degradati, ancora di più pensarla alle prese con l’indigenza.

Ma il suo discorso sulla violenza e sul malcostume è ben recitato e funziona. Segue il video e Santoro ancora non è apparso. Si parla di Milano dove se gli immigrati stanno male, gli autoctoni non stanno meglio. E dopo racconti di topi e muffa al suono delle musiche di Nicola Piovani, ecco finalmente il padrone di casa pronto a snocciolare il suo discorso stringato del buon rientro. «Abbiamo dovuto aspettare quattro anni e adesso vogliamo ringraziare quanti ci hanno aspettato. Voglio ringraziare soprattutto coloro ai quali non siamo molto simpatici ma che ci hanno aspettato ugualmente. Io sono un privilegiato e chi può permettersi di aspettare è certamente un privilegiato».

E continua «La Costituzione dice che tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero e io aggiungo che bisogna dire le cose con onestà. Perché a qualcuno di noi non è permesso farlo?» E dopo gli auguri al neodirettore del Tg1 Riotta, conclude: «Io sono tornato, perché Biagi, Luttazzi e Sabina Guzzanti non sono ancora tornati in Tv?». Nell’attesa di una risposta si va avanti. Di mira c’è sempre Milano inquadrata nei suoi dati allarmanti: un lavoratore su 2 è straniero. A Milano il 40% dei lavoratori è straniero.

In Lombardia da settembre dello scorso anno ad oggi sono 140 i morti sul lavoro. E qui entra in scena Marco Travaglio esortato da Santoro a mantenere toni soft e non si vede perché non dovrebbe essere così, in mancanza di contraddittorio. Travaglio parla di immigrati legali e clandestini, della Bossi-Fini che ha ingarbugliato una situazione già difficile di suo, dell’indulto che esclude i reati a sfondo razziale e include quelli di omicidio. Ma la satira continua e si parla della comunità cinese, ancora a Milano.

Ecco il miliardario Matteo Cambi inventore del marchio «Guru» che informa sul lusso delle cose semplici: l’aereo privato, l’appartamento tecnologico. E’ lui la sintesi della questione settentrionale se si esclude Paolo Berlusconi che importa motorini dalla Cina e li vende con marchio italiano, mentre Silvio Berlusconi implorava di investire in Italia. Sul racconto di Fabrizio Gatti, il giornalista che fingendosi clandestino è passato nell’inferno dei centri accoglienza, entra, alle 22,30 «il rivoluzionario che è diventato presidente della Camera», Fausto Bertinotti, chiamato a godersi i contributi filmati. Stimolato dalle domande di Rula Jebreal parla di tassazione alle aziende, di desiderare l’eliminazione della Bossi-Fini, di un procedimento avviato dalla procura generale presso la procura di Bari nel quale si parla di schiavitù.

E ancora difende l’indulto perché non è possibile operare dei distinguo come vorrebbe Travaglio e ancora di Finanziaria e dei «rigori» mirati. Conclusione affidata a Vauro: vignette a raffica, tra finanziaria ed emergenze sociali.




*****************************************************************




LA STAMPA
15 settembre 2006
E MICHELE DISSE: IL CAVALIERE LO APPREZZO
MATTIA FELTRI

newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArtic...




*****************************************************************





IL GIORNALE
15 settembre 2006
«Chiediamo i danni a Santoro»
- di Redazione -

«Una vergogna. Il sindaco di Milano Letizia Moratti acquisisca la cassetta e chieda alla Rai i danni per la città dipinta come il Bronx». Il capogruppo comunale della Lega, Matteo Salvini, è balzato sulla sedia ieri sera davanti ad «Anno zero», il nuovo programma condotto da Michele Santoro su Raidue che, guarda caso, ha scelto di battezzare il rientro in tv con un lungo reportage-attacco su Milano, e non sulla «rossa» Bologna.
Per alcuni secondi, i riflettori sono rimasti puntati sull'enorme cubo al centro dello studio, poi l'inquadratura si è spostata sulla contessa Beatrice Borromeo, nel cast fisso della trasmissione, a cui Santoro ha «affidato» il compito di stilare l'attacco alla città: «Ho 21 anni - ha detto - e vivo a Milano. In tanti mi chiedono, in questi giorni in cui sono a Roma, se ho paura quando sono nella mia città. Mi capita di arrivare a Milano la sera tardi, magari alla stazione Centrale. Mi sento abbastanza tranquilla, ma sento che attorno a me cresce la paura, la diffidenza verso gli immigrati», ha sottolineato, riferendosi ai recenti casi di aggressioni e di violenze sessuali. «Da cosa dipende questa paura? Dipende dalla mancanza di una cultura comune: perchè chi vive a Milano e chi ci abita non devono sentirsi parte della stessa città?». Sono partite così le immagini di reportage sulla vita degli immigrati.





Nell’«Anno Zero» di Michele Santoro Milano diventa la capitale del degrado
Stefano Filippi

Anno zero, si chiama così il nuovo programma di Michele Santoro. Anno zero, ogni cosa riparte da capo, come quando nacque Gesù o fu fondata Roma. «Michele chi» ritorna in video dopo quattro anni e fa tabula rasa. Cambiato il format del programma (via i dibattiti, solo monologhi suoi o di Marco Travaglio), nuovo colore ai capelli, servizi filmati ricalcati dalla concorrenza di Report e Lucignolo. Resta la faziosità. Prima puntata dedicata a Milano. L'unica grande città amministrata dal centrodestra presa come concentrato delle schifezze d'Italia. La capitale dell'evasione fiscale dove le case popolari sono infestate dai topi e dall'amianto, le immondizie lasciate per le strade, gli stranieri schiavizzati e picchiati da giovani impuniti che ricevono pure gli applausi degli anziani di Rogoredo.
C'era una volta il Santoro cronista partigiano ma brillante, pungente, graffiante. Ora c'è un ex europarlamentare ds appesantito e noioso, che denuncia miserie e soprusi fasciato in una grisaglia di alta sartoria. Che non invita nemmeno un assessore di Rho per salvare la faccia di una «par condicio» che dalle sue parti non esiste. Che bastona la raccolta dei rifiuti sotto la Madonnina e tace sugli spazzini di Napoli fermi da 15 giorni. Che condanna i giovani milanesi delle «white», le case dei bianchi che picchiano i neri, e ignora le mille San Salvario d'Italia. Che prende in giro un'azienda di Paolo Berlusconi importatrice di merci cinesi e sfiora appena le figuracce di Prodi e relativo staff sul caso Telecom: lo fa in chiusura di trasmissione al termine dell'intervista di Rula Jebreal a Fausto Bertinotti.
Santoro invecchiato e prevedibile. «So che in tanti dall'altra parte sono un po' impazienti: hanno dovuto aspettare quattro lunghi anni - pontifica alle 21,27 quando finalmente appare dopo un filmato di venti minuti -. Ma alla fine siamo qui, sulla stessa rete, alla stessa ora. Grazie a chi ci ha aspettato, soprattutto a quelli che non ci sono molto simpatici ma che ci hanno aspettato lo stesso». Ammette di essere un privilegiato. Una specie di Robin Hood in gessato: «Reagire e battersi per i propri diritti è un lusso che non tutti si possono permettere. Ci sono tante persone che ogni giorno devono piegare la testa e ingoiare il rospo». Lui ha ingoiato per quattro anni, ora basta. Santoro sputasentenze e rancoroso. Cita la Costituzione: «Nessuno può essere privato della sua dignità, siamo tutti uguali davanti alla legge, tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero». A partire da Gianni Riotta, nuovo direttore del Tg1 cui augura buon lavoro, per finire con Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti. «Ogni puntata in cui riuscirò ad andare in onda farò una domandina scomoda: perché non sono ancora tornati in tv?».
Appare in compenso la contessina Beatrice Borromeo, bella e bionda vera, primo volto di Anno zero, che introduce i servizi in esterno con domande taglienti: «Perché chi è nato a Milano e chi ci abita non deve sentirsi parte della stessa città? E Milano dov'è?». A lei pochi secondi per raccontare di essere tranquilla quando arriva la sera tardi alla stazione centrale di Milano («ma sento che attorno a me cresce la paura») e spazio alle immagini. Filmati drammatici: storie di clandestini e lavoratori in nero, case cadenti, donne malate, giovani giustizieri. Oscar, 29 anni di Rogoredo, testa rasata, magazziniere in una coop e odontotecnico mancato, ripete in studio le cose già dette sotto casa: che gli stranieri non lavorano, stanno al bar a bere birra e molestare la gente, dunque si meritano ogni tanto un richiamo all'ordine. Spranghe?, chiede Santoro. No, solo le mani, sorride il giovane. È Milano.
Musiche dolenti di Nicola Piovani. Sberleffi a Matteo Cambi, giovane imprenditore di Parma che ha inventato il marchio di abbigliamento Guru e mostra soddisfatto la sua casa ricca e comoda. Botte agli immobiliaristi lucratori come Luigi Zunino, che costruiscono quartieri avveniristici come Milano Santa Giulia. E infine il comandante Fausto, che scandisce: «Il capitalismo avanzato ci ha fatto riscoprire la schiavitù, questa situazione richiede una ribellione. La legge Bossi-Fini dev'essere abrogata ed esonerati da ogni allungamento dell'età pensionabile tutti i lavoratori manuali». Bentornato, Gattopardo Santoro: cambiare tutto per non cambiare nulla.





*****************************************************************




IL TEMPO
15 settembre 2006
Niente di nuovo nel gran ritorno di Michele Santoro
«Anno zero» parte con Bertinotti

ANCORA una volta Michele Santoro ha trattato argomenti scomodi. Extracomunitari, degrado, morte sul lavoro, ospiti in studio che raccontano storie di ordinaria emarginazione e miseria. Linguaggio crudo, condito da qualche parolaccia. Insomma sono tornati i brutti, sporchi e cattivi di quella «Samarcanda» che tanti anni fa aveva un senso e rappresentava una novità. Solo che adesso non si trovano più nelle sperdute cittadine del profondo sud dove governava la Dc, ma nella civilissima Milano, con amministrazione di centro destra. Milano con le sue storie di ordinaria emarginazione, al centro della prima puntata di «Anno zero». E, ciliegina sulla torta, è arrivato alla fine il Presidente della Camera Bertinotti, intervistato da una emozionata Rula Jebreal e definito da Santoro «un rivoluzionario diventato presidente». Santoro ed i suoi ospiti, tra cui Marco Travaglio, hanno mandato avanti la trasmissione secondo l’antico schema dell’inchiesta sul posto. E come aveva anticipato, per gli argomenti toccati ha dato qualche dispiacere al centrodestra. Ma nella seconda toccherà al centrosinistra. Accanto al biondo Michele, Federica Borromeo, con le sue riflessioni, ha voluto rappresentare un modello femminile impegnato, da anti velina. E lui, l’uomo del gran ritorno? «Io sono un privilegiato. Nel nostro paese per far valere i propri diritti si deve essere privilegiati», ha detto il conduttore ad inizio trasmissione chiedendosi perché Biagi, Luttazzi e Sabina Guzzanti non sono ancora tornati in tv. Ma molto è risultato dejà vu: come il racconto del giornalista fattosi passare per extracomitario che ha raccontato le vessazioni subite. M. C.




*****************************************************************




IL MANIFESTO
15 settembre 2006
ANNOZERO, LA CUEVA DI SANTORO
NORMA RANGERI
newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArtic...




*****************************************************************





LIBERO
15 settembre 2006
Santoro torna e sputa su Milano e polizia
di RENATO FARINA

Milano secondo la Rai è una città di tipo nazista, che tiene gli stranieri in schiavitù. Gli italiani del posto sono visti come sfruttatori e rapati come Ss. Ieri sera sul secondo canale in onda non è andato un reportage o una discussione sull'immigrazione, ma una specie di teorema per musica e immagini, dove il giudice Michele sentenzia: il popolo lombardo è criminale. Poi si è allargato: i poliziotti e i carabinieri perseguitano i clandestini, torturandoli con voluttà. Il suo editto è questo. Mosè Santoro tira in testa le tavole della legge al popolo bue che non gli va. Contro le squallide partite Iva, razza di banditi che reclutano manodopera per rubargli il sangue e assassinarla in cantieri organizzati come trappole mortali. Contro le forze dell'ordine, del Nord e del Sud, che si occupano di irregolari arrivati via mare. E Bertinotti? È «il rivoluzionario diventato presidente della Camera». Per prima cosa elogia Michele e invita alla ribellione. Fin qui tutto normale. Ma non siamo riusciti a credere che fossimo in una trasmissione di Santoro finché alle 23 e 14 Michele, con generale sollievo, ha detto: «Previti!». Era lui, biondo, ma sempre lui. E' davvero tornato. E dire che ci era tanto mancato, Michele Santoro. Ieri è finalmente resuscitato, più in forma di Lazzaro. Un Lazzaro biondo, bellissimo. La cosa fenomenale è che oltre a Lazzaro interpreta anche la parte di Gesù che risuscita la televisione, la verità, il popolo. Esagerato. Il suo programma si chiama Anno Zero, per significare che dopo le distruzioni inflitte al mondo dal berlusconismo politico e televisivo, è tornata la vita. Come nel film di Roberto Rossellini, "Germania anno zero", i berlinesi si agitavano tra le rovine, così lui in Italia. continua...




GIORNALISTA SCHIERATO
Michele Santoro è nato a Salerno il 2 luglio 1951, si è laureato in Filosofia con 110 e lode, ed è giornalista professionista. Ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1976 a Napoli come redattore e poi direttore de "La voce della Campania". L'ultimo programma che ha condotto in Rai (sulla seconda rete) nel 2001, è stato "Sciuscià".



Critiche anche da sinistra «Michele troppo fazioso» di BARBARA ROMANO
Rosa nel Pugno e Italia dei Valori: non dobbiamo occupare la tv

ROMA «La musica è la stessa, le parole non cambiano. Michele Santoro è un personaggio di indubbia professionalità, ma con una chiara impostazione unilaterale che non consente un confronto serio ed equilibrato come invece la televisione pubblica dovrebbe garantire». Il che non sarebbe neanche una notizia se l'artefice della stroncatura fosse un politico di centrodestra. Il fatto è che a bocciare il mattatore di "Sciuscià" e "Samarcanda" è un esponente dell'Unione. Enrico Buemi della Rosa nel pugno, per la precisione. «Cosa ci si può aspettare da un programma che non prevede contraddittorio?», si domanda il membro dell'Rnp in commissione Giustizia di Montecitorio. Ma lui non è l'unico a sinistra ad assistere perplesso al ritorno di Santoro. «Rispettiamo la scelta di un programma-monologo», premette Mas simo Donadi , capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, «speriamo solo che nel complesso questa trasmissione mantenga un equilibrio», auspica Donadi, che però non nasconde i suoi timori. «La nostra preoccupazione è che la sinistra metta in atto la stessa occupazione sistematica della tv di Stato attuata dal Polo». continua...

INES TABUSSO