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LA STAMPA
31 gennaio 2007
"Archiviate i processi a rischio indulto"
di Alberto Gaino

E’ stato diffuso ieri il testo completo (27 pagine) della circolare inviata, in seguito all’applicazione dell’indulto, dal procuratore capo di Torino Marcello Maddalena ai cinquantotto sostituti dell’ufficio. E le polemiche, già affiorate nell’intervento del presidente dell’Ordine forense torinese, avvocato Mauro Ronco, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ripartono.

I criteri di priorità
Maddalena ha messo nero su bianco i criteri di priorità in base ai quali una parte delle notizie di reato va accantonata per far spazio ai procedimenti per i reati più gravi. L’alto magistrato l’ha deciso, sulla base di un’impietosa analisi del «provvedimento di clemenza di portata amplissima», dei fascicoli giacenti (20.184, in gran parte cancellati dall’indulto), «senza considerare quelli minuti, di competenza del giudice monocratico» e dopo aver ripercorso nel suo documento la macchinosità dei tanti adempimenti amministrativi previsti. Per concludere: «La prognosi del futuro e del possibile iter di questi procedimenti in sofferenza è addirittura luttuosa».

Maddalena non dimentica nulla: presso i gip torinesi giacciono duemila richieste di emissione di decreto penale di condanna non ancora esaminate e cinquemila decreti di condanna emessi e non ancora notificati. Ciò gli fa dire: «E’ evidente che, al di là dell’emergenza “indulto”, il problema più rilevante sia rappresentato dal fatto che la Procura produce più di quanto il Tribunale nel suo complesso è in grado di smaltire. Con inevitabile accumulo dell’arretrato».

Cita l’esempio dei fascicoli di «fascia B», massimo 3 anni di condanna (tutti rientranti nell’indulto), che comunque si prescrivono in 6 anni. Arco di tempo ampiamente assorbito dagli adempimenti di notifica della chiusura delle indagini e da quelli successivi per arrivare alla prima udienza dibattimentale.

«Insistere allora nel trattare tutti i procedimenti pendenti è non solo poco realistico, ma contrario ad ogni logica e ad ogni seria previsione sulla possibilità di mandare avanti con una qualche utilità i fascicoli oggetto di indulto». Per il procuratore «si combinano due effetti perversi: il condono e la sicura prescrizione».

La procura torinese ha 4300 notizie di reato post-indulto: procedimenti importanti e non. Da «salvare». Per «evitare di celebrarne i relativi processi nel 2012», Maddalena ha affrontato il nodo della corsia di sorpasso. Con una premessa per i fascicoli minori: «E’ da privilegiare la strada della richiesta di archviazione ogni qual volta essa appaia praticabile o anche solo possibile». I pm devono completare entro oggi il lavoro di screening che riguarda migliaia di vecchi fascicoli.

I reati
Il procuratore definisce la portata di quest’operazione: vi possono rientrare i reati di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di un servizio di pubblica necessità, oltraggio a un magistrato in udienza, esercizio abusivo di una professione, violazione di sigilli, false informazioni al pm, favoreggiamento personale e falsa testimonianza (limitatamente ai casi più lievi), ingiuria, tutta una serie di falsità, atti osceni, diffamazione, una parte delle truffe. Lo screening deve essere più selettivo per i pool delle «fasce deboli» e «per la tutela della salute e dei consumatori». Eccezioni anche per i reati ambientali, informatici, per quelli di responsabilità professionali.

Livio Pepino, componente del Csm: «Non conosco ancora la circolare. Da 15 anni si fissano, da parte dei dirigenti degli uffici giudiziari, criteri di priorità nella trattazione dei fascicoli, compatibilmente con l’esercizio obbligatorio dell’azione penale. La delibera del Csm ha dato atto dell’esistenza di questa prassi».



INES TABUSSO