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IL MANIFESTO
2 marzo 2007
«Non solo assolvono la Cia, ne rivendicano l'impunità»
Intervista a Claudio Fava, dei Ds, firmatario del Rapporto sulle extraordinary rendition approvato il 14 febbraio dall'Europarlamento: «Capisco il silenzio e il disagio dell'Italia. Ma non l'approvo»
Alberto D'Argenzio
Bruxelles

«Sbilanciato, non accurato e non equo», così John Bellinger, portavoce legale di Condoleezza Rice bolla il rapporto sulle attività della Cia in Europa firmato dal Ds Claudio Fava ed approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio. Il tutto mentre aumentano le evidenze di attività illegali e, parallelamente, i segni di nervosismo statunitensi: Human Rights Watch denuncia la sparizione di 38 prigionieri e Washington risponde un picche preventivo a qualsiasi eventuale richiesta di estradizione da parte dell'Italia dei 26 agenti della Cia implicati nel rapimento di Abu Omar. Di fronte a questa nuova offensiva «diplomatica» statunitense, l'Europa dei governi dà un'ulteriore prova di mutismo, Italia in primis. Parla con noi invece Claudio Fava.

Come risponde alle accuse di Bellinger?
Lui dice che il rapporto è sbilanciato, non accurato e non equo, ma non dà la sua valutazione su cosa c'è scritto nel mio rapporto: non dice cosa pensa delle 21 rendition che abbiamo scrupolosamente ricostruito, dei racconti di 200 testimoni, dei documenti di lavoro che testimoniano l'attività clandestina ed illegale della Cia in Europa, delle operazioni coperte fatte in completa violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali. Su questo vorrei capire qual è la valutazione del Dipartimento di Stato. Non vorrei che dal loro punto di vista le operazioni eque, accurate ed equilibrate siano solo quelle che noi chiamiamo come rendition. Il mio sospetto è che la lettura che danno delle attività della Cia non sia solo assolutoria, ma anche rivendicativa, come a dire che questo «è» il modo di combattere il terrorismo: superando il diritto internazionale, creando un doppio binario per gli imputati di terrorismo, azzerando procedure giudiziarie e garanzie processuali per i sospetti e pretendendo su questo di avere piena copertura o piena delega dei governi alleati. Il fatto che qualcuno gli dica che questo non funziona o almeno che non funziona in Europa, probabilmente li fa un po' imbizzarrire.

Ma a parte la tua reazione e di qualche altro eurodeputato o Ong, in Europa c'è il silenzio.
I governi sono zitti, distratti, imbavagliati e cechi su questo da anni. Lo sono stati negli anni di assoluta e manifesta impunità, gli anni in cui le rendition si facevano alla luce del sole e gli aeroporti erano luoghi di transito abitudinario per la Cia, gli anni in cui le carceri clandestine, buone per stoccare i detenuti prima di inviarli in Egitto o Siria, venivano messe in piedi negli aeroporti europei. Ma è anche il silenzio che ha accompagnato l'anno di lavoro della nostra Commissione. All'inizio in questo silenzio ci puoi leggere disinteresse, fastidio, poi un senso crescente di imbarazzo, disagio e poi il bisogno di tacere di fronte alla richiesta di spiegazione e coerenza che arriva dal lavoro della nostra Commissione. La stessa richiesta che viene rivolta al governo italiano sul caso di Abu Omar.

C'è poi un salto di qualità della stampa Usa. Wall Street Journal e Washington Post chiedono l'applicazione di un diritto nordamericano ad agire contro la procura di Milano e chiunque indaghi o intralci le operazioni della Cia...
Se io dovessi scegliere se tutelare il direttore dei servizi Pollari o l'autonomia del procuratore Spataro, non avrei alcun dubbio su da che parte schierarmi. Invece Spataro viene in qualche modo rinviato alla Corte costituzione e Pollari viene premiato con una consulenza a Palazzo Chigi. Il problema è più a monte, sta tutto in una sorta di rivendicato diritto all'impunità nella lotta contro il terrorismo perché innanzitutto si tratta di una guerra americana e perché da loro è stato pagato il prezzo più alto. In un certo senso hanno ragione, visti i 3.000 morti delle Torri gemelle, ma non sono d'accordo con la conseguenza giuridica: anche in Sicilia abbiamo avuto oltre 3.000 morti di mafia ma nessuno si è mai sognato di stabilire un diritto all'eccezione, alla soppressione delle garanzie processuali. Bellinger ha detto invece che questo conflitto ha reso inservibile il diritto internazionale e buona parte dei trattati internazionali.

Sembrano anche parole che vogliono intimidire i governi alleati e bloccare le indagini.
Più che intimidazione, dissuasione. L'Italia ha ritirato le truppe dall'Iraq, cosa buona e giusta, e adesso ci fanno capire che sarebbe inutile aggiungere altri gesti ostili, come la richiesta di estradizione per gli agenti Cia. Nel silenzio italiano leggo l'imbarazzo di chi ha difficoltà ad aggiungere altri elementi di conflittualità politica nei rapporti con gli Usa. Sul piano politico questo disagio può essere compreso, ma non giustificato perché siamo di fronte alla violazione di leggi italiane, ad una operazione illegale che ha sottratto alla giustizia italiana, ma soprattutto siamo di fronte ad un tentativo di legittimare l'impunità nella lotta al terrorismo.




INES TABUSSO