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Raccontare l'assedio di Budapest, da parte dell'Armata Rossa, nel dicembre del 1944. Descrivere, attraverso gli occhi di una giovane venticinquenne, le speranze e le attese della gente comune. Sono questi gli obiettivi che Sandor Marai, scrittore ungherese morto suicida nel 1989 e riscoperto soltanto qualche anno fa, persegue nel romanzo ''Liberazione'', pubblicato dalla Adelphi.

Siamo a Budapest alla fine della Seconda guerra mondiale. I soldati russi cingono d'assedio la citta' dall'inizio di novembre del 1944. Le truppe hanno gia' conquistato le zone periferiche e si preparano a sferrare i loro ultimi attacchi al cuore della citta'. La battaglia infuria strada per strada, quartiere per quartiere. Erzsebet, la protagonista della storia, vive braccata come i suoi concittadini. E' una ragazza di appena 25 anni che vive sotto falsa identita'. La sua preoccupazione e' quella di salvare il padre, un celebre scienziato al quale gli squadroni fascisti danno la caccia. Pur di strapparlo ad una morte tragica, Erzsebet lo fa murare in una cantina grande quanto una dispensa.

Anche lei cerca riparo. Dopo aver sistemato il padre si rifugia nello scantinato di un palazzo in cui sono stipate centinaia di persone. Inizia, cosi', la lunga attesa della liberazione e della fine della guerra. Per quattro lunghe settimane la donna vive con gli abitanti dei palazzi vicini che cercano di salvarsi la pelle. Sulle loro teste si abbattono bombe e granate micidiali. ''Si sono ormai abituati - scrive Marai - all'assedio, lo conoscono. Poiche' gli assedianti sono esseri umani, il piu' delle volte comincia alle sei e mezzo sette del mattino. E dura fino alle otto, nove di sera, raramente oltre… Che c'e' di strano?''. Negli ambienti angusti dello scantinato i disperati hanno fatto l'abitudine al rumore costante e sistematico delle bombe. Attendono che i russi arrivino e cambino finalmente la loro vita. Erzsebet aspetta di essere salvata e di essere restituita alla sua vita di sempre. Spera che ''la promiscuita' da porcile'' dalla quale e' stata inghiottita diventi ben presto soltanto un ricordo. Nella notte tra il 18 e il 19 gennaio succede qualcosa di straordinario: Erzsebet vede la sagoma del primo russo nella porta dello scantinato. Eppure, l'incontro tanto atteso e' diverso da quanto la ragazza aveva immaginato. Marai ha scritto il libro in meno di tre mesi nell'estate del 1945. Quando lo completo', nel settembre del 1945, le speranze che aveva riposto nei russi si erano gia' dissolte. Non si faceva piu' alcuna illusione sulla natura del regime che l'Armata rossa voleva imporre al suo paese.